I servizi sociali sono un soggetto molto importante. Hanno la funzione di intervenire in nome dello Stato nelle situazioni di disagio, specie in ambito familiare, e molto spesso la loro azione professionale aiuta, pur se costretta nei limiti sempre troppo stretti delle risorse pubbliche. È noto, anche perché le cronache ne hanno parlato spesso, che essi, oltre che importanti, sono anche molto potenti, grazie soprattutto alla loro relazione stretta con la magistratura e agli ampi margini d’azione autonoma che gli vengono riconosciuti. Soprattutto in quest’ultimo caso si annidano le possibili anomalie, talvolta di proporzioni tali da ricadere pesantemente sulla vita delle persone, non di rado minorenni, e da ricadere nell’ambito di gravi reati penali. Sono proprio queste preoccupazioni che hanno indotto Lorenzo Sospiri, Presidente del Consiglio Regionale della Regione Abruzzo, di concerto con Maria Concetta Falivene, Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, a elaborare una proposta di legge per l’istituzione di un Ispettorato delle Funzioni Sociali.
Si tratterebbe, per quel poco che se ne sa, di un organismo con il compito di monitorare, con poteri ispettivi, l’operato degli assistenti sociali sul territorio, forse valutandone le prestazioni in base a parametri stabiliti e soprattutto controllando che i margini d’azione autonoma non tendano a diventare occasioni di abusi o corruzione. «Non dobbiamo consentire che eventuali errori di valutazione in ambito di tutela minorile siano sprovvisti di controllo e, al tempo stesso, non possiamo mettere a rischio i nostri bambini che rischiano di essere allontanati dal loro contesto familiare», ha dichiarato Sospiri. «Esiste, inoltre, un principio generale dell’Ordinamento giuridico: il conflitto d’interessi. Ciò significa che gli assistenti sociali che prestano la loro opera professionale presso i Comuni non possono avere alcun collegamento o interesse con le strutture di accoglienza dei minori». Che dire? Sacrosanto… Ancor più quando Sospiri evoca vicende come quelle della Bassa Modenese o di Bibbiano. Per evitare il rischio che si ripetano, dice, l’Ispettorato avrà «specifiche funzioni di vigilanza e di controllo in materia di affidamento, idoneità genitoriale e collocamento dei minori nelle strutture di accoglienza, in modo tale da consentire una adeguata funzione di protezione dei minori da parte dello Stato». Finalmente, verrebbe da dire, insieme all’auspicio che l’Ispettorato non diventi un carrozzone anch’esso attaccabile dalla corruzione legata al business degli affidi.
Con i centri antiviolenza l’Ispettorato ne avrebbe da lavorare…
Puntuale è però arrivata la risposta molto dura di Francesca D’Atri, Presidente dell’Ordine regionale degli Assistenti Sociali, che critica la proposta di legge perché troppo generica, ma soprattutto perché «l’effettivo supremo interesse dei minori si può attuare solo tramite il lavoro congiunto dei professionisti del sociale e del Tribunale dei Minori». Che è un po’ come dire: è roba nostra e voi non impicciatevi. Proprio quel tipo di autonomia dentro cui sono maturate anomalie devastanti per le vite di molti. Insomma, per carità, ma quale “ispettorato”, ai servizi sociali serve piuttosto «che vengano incentivati di personale, in termini numerici e di aggiornamento nella formazione, e dotati inoltre di risorse per poter intervenire». Tradotto, di nuovo: non vigilate, non ispezionateci, facciamo da soli. Piuttosto cacciate più soldi, che è meglio. Per essere più convincente, la D’Atri la butta sulla fiducia che si dovrebbe avere in tutti quei soggetti che a vario titolo si occupano delle famiglie e dei minori. Dimentica però la Presidente che la fiducia, in ogni ambito, va conquistata e preservata. E non si può dire, oggettivamente, che i servizi sociali italiani negli ultimi decenni abbiano fatto tutto il possibile per ottenere fiducia. Anzi in molti casi è stato tutto il contrario: le casistiche citate dal Presidente Sospiri non sono casuali e pesano come macigni, l’una, la Bassa Modenese, per come è stata ormai accertata e l’altra, Bibbiano, per quanto somiglia alla prima. Nonostante ciò, per la Presidente D’Atri, la proposta di legge è addirittura «intollerabile».
Qualche giorno fa alla Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali ha risposto la Garante per l’Infanzia dicendosi stupita per parole così dure indirizzate a «una proposta di legge nazionale i cui contenuti non sono stati ancora divulgati». In questi termini, quella dell’Ordine competente sembra più «una campagna di demonizzazione preventiva della sola idea che gli operatori del sociale e le case di accoglienza dei minori possano essere sottoposti ad una azione di controllo». Non le manda a dire Maria Concetta Falivene e fa notare che di ispettorati cui sono sottoposte le categorie professionali e gli enti pubblici ce ne sono molti, tutti legittimi, alcuni anche molto potenti, eppure nessuno ha protestato per la loro istituzione. Nessuno è intoccabile, insomma, e il presupposto è che tutti, servizi sociali inclusi, agiscano sempre con rigore e correttezza. Tuttavia, dice Falivene, «la divisione tra il controllore ed il controllato è uno dei presupposti fondamentali per poter costruire un percorso di miglioramento continuo ed evitare che nascano conflitti d’interesse». Parole sante e meritano un plauso sia Sospiri che Falivene per questa iniziativa, con l’augurio che non mollino sul punto. E che anzi arrivino presto al passo ulteriore, assolutamente necessario: far rientrare nelle competenze dell’Ispettorato anche i centri antiviolenza e le case rifugio, che con il fiume di denaro pubblico che drenano sono il più accanito coacervo di conflitti d’interesse, malversazioni e corruttele. Lì sì che l’Ispettorato ne avrebbe da lavorare.