La notizia è circolata poco, troppo poco, settimana scorsa. Eppure è di grande importanza: tutti i minori coinvolti nella vicenda degli affidi illeciti della Val D’Enza sono tornati alle loro famiglie. Questo è accaduto a seguito di un fatto molto semplice: le loro situazioni sono state passate al vaglio di altri Servizi Sociali e altri psicologi. Gente diversa da quella finita dentro l’inchiesta “Angeli e Demoni”, i vari Foti, Anghinolfi, Monopoli, e compagnia CISMAI-style, per intenderci. Quelli che, secondo l’inchiesta, non consegnavano ai piccoli i regali acquistati dai genitori naturali, per meglio isolarli dalla loro famiglia d’origine, o davano i minori in affido a coppie amiche, magari per fare qualche esperimento da “famiglia arcobaleno”. Quelli secondo cui i bambini sono sempre sessualmente abusati (dal padre) e ogni cosa che fanno e dicono serve per dimostrare quell’assunto di partenza, in barba alla Carta di Noto. Risultato dei nuovi esami sui casi: i piccoli non dovevano essere portati via dalle loro famiglie, a cui infatti sono stati prontamente restituiti. Un atto di giustizia ma anche un ceffone sonoro in faccia agli imputati e ai loro metodi sicuramente antiscientifici e forse anche criminali.
Il fatto è emerso dalla quinta udienza del processo conseguente all’inchiesta “Angeli e Demoni”, che per il resto è scivolata via in scaramucce penose tra la difesa e l’accusa. La prima, dopo aver ottenuto l’oblio mediatico della vicenda e quasi la santificazione degli accusati, ha cercato e sta cercando disperatamente di sottrarre gli imputati dal processo, appendendosi a vizi di forma: documenti mancanti negli atti, convocazioni incomplete e via dicendo. L’accusa, da parte sua, ha reagito sorniona a questi miserabili tentativi di svicolare, facendo notare che nulla manca nei corposi faldoni dell’inchiesta e che le uniche testimonianze smarrite (una decina su oltre 200 verbali) sono tutte sfavorevoli alla difesa. C’è un che di beffardo in questa replica dei PM, tanto quanto c’è di ridicolo nell’inventiva dei legali degli accusati. E in questo scenario non si può fare a meno di notare e apprezzare la figura del Pubblico Ministero incaricato, la Dottoressa Valentina Salvi.
Il processo ora vada liscio e rapido.
Non la conosciamo di persona, purtroppo, ma basta cercare qualcosa sul suo conto in rete, oltre che vedere come sta conducendo l’inchiesta su Bibbiano, per capire che non è il tipo di persona (e di giudice) che s’incontra ogni giorno. Lei è tra i Procuratori che non hanno esitato a presentare un esposto al CSM contro il proprio Procuratore Capo, Marco Mescolini, reo a loro avviso di aver ostacolato le indagini ogni volta che di mezzo poteva andarci qualche amministrazione retta dal PD. Una in particolare ha riguardato il comune di Reggio Emilia e un giro di bandi pubblici, a detta della Procura, costruiti sul vincitore come un vestito sartoriale. Commesse pubbliche con una finta selezione, insomma, per favorire amici e clientele varie. La Guardia di Finanza aveva già messo gli occhi sulla questione, nel giugno 2019 c’era da fare un’importante perquisizione in Comune, ma Mescolini si mise di traverso, imponendo di attendere dopo il ballottaggio delle amministrative, dove poi prevalse il candidato di centro-sinistra.
Non solo: i PM per quell’inchiesta avrebbero voluto indagare più persone e per un numero maggiore di reati e anche su quello Mescolini fece catenaccio, ottenendo alla lunga che l’inchiesta in buona parte si sgonfiasse. Valentina Salvi, insieme ad altri due colleghi, probabilmente conscia che la condotta del Procuratore Capo non era conforme al ruolo istituzionale della Magistratura, firmò allora l’esposto al CSM che proprio di recente ha comportato la rimozione di Mescolini dal suo posto presso la Procura di Reggio Emilia. Una rimozione che, come abbiamo detto precedentemente, potrebbe mettere le ali al processo sugli affidi illeciti in Val D’Enza, un’area-feudo del PD e dunque, anche secondo quanto emerso anche dalla vicenda collegata a Luca Palamara, una zona politicamente “protetta” da noie giudiziarie. Tolto lo scudo di Mescolini, è probabile che il processo possa continuare più rapido e liscio di quanto non sia accaduto finora.
Un plauso a Valentina Salvi.
Il PM Valentina Salvi emerge da questi eventi come una giudice che non ha paura: nel momento in cui mette la propria firma in calce a un esposto contro il proprio Procuratore Capo, lo si può ben dire. Valentina Salvi sembra anche avere un’idea alta e per questo corretta dell’istituzione per cui lavora, che non dovrebbe mai fare favoritismi di nessun tipo, tanto meno politici. Ma soprattutto Valentina Salvi è paziente. Questa è la dote che, seguendo il processo in corso sugli affidi illeciti, le va riconosciuta forse più di tutti. L’ha portata a conclusione avendo contro i vertici della propria Procura, a un certo punto anche tutta l’opinione pubblica addomesticata dai media, e in conclusione anche un collegio difensivo determinato a far saltare il banco su questioni cavillose, con l’obiettivo non secondario di farla passare per incompetente. Nonostante tutto ciò, lei ha lavorato pancia a terra, con precisione e atteso con fiducia, senza mai esibirsi in TV o sui giornali.
Valentina Salvi appare una servitrice dello Stato e, per suo tramite, del popolo italiano. Abbiamo questa percezione nel leggere le cronache del processo di Bibbiano: è stato con un’intima e profonda soddisfazione, ne siamo certi, che qualche giorno fa ha annunciato in aula che tutti i bambini affidati illecitamente dalla ghenga sotto accusa sono stati restituiti alle loro famiglie, dopo valutazioni terze che hanno seppellito l’approccio deviato di chi quei casi aveva valutato in precedenza. Il Procuratore Salvi sa che quella è già la sua vittoria, quand’anche gli imputati venissero tutti assolti. Per questo, per il suo stile, per la sua pazienza felina, per la sua professionalità ci sentiamo di tributarle un applauso scrosciante, rumoroso e partecipato. E di esortarla, ora che molte palle al piede sono state sganciate, a portare avanti fino alle conseguenze ultime, con la forza tranquilla che la contraddistingue, l’azione di giustizia che ha iniziato. Per quanto facciano di tutto per farla sentire sola, Dottoressa Salvi, sappia che non lo è affatto. Oltre a noi, a un monte di associazioni in difesa dei minori, ci sono tutte le vittime attuali delle tantissime Bibbiano d’Italia che guardano a lei, in attesa di vedere come andrà a finire, con fiducia e speranza.