La Fionda

Gratuito patrocinio o incentivo alle false accuse?

Il noto sito “Studio Cataldi” ci informa che «Vittima di violenza sessuale: l’avvocato è sempre gratis». Ok ma cosa accade se, alla verifica giudiziaria, le denunce si dimostrano prive di fondatezza? L’avvocato gratuito è strumento concepito per incoraggiare le denunce per far emergere la verità, dice l’articolo. Giusto, ma quando la verità che emerge è opposta a quella raccontata nella denuncia? L’articolo è sibillino, dice senza dire: la frase “laddove vengano in rilievo alcuni reati” non vuol dire assolutamente nulla, soprattutto in giuridichese. Il fulcro del problema è proprio “venire in rilievo”. Cioè? I reati denunciati dovrebbero essere riconosciuti – nel processo quindi dal sistema giudiziario, mica dal denunciato – come effettivamente commessi. Non è possibile che “venire in rilievo” sia la traduzione di “la parola della sedicente vittima è legge”. Se così fosse perché perdere tempo con le noiose incombenze di un processo? Lei denuncia e contestualmente decide anche la pena, tanto lui sicuramente è colpevole dei reati ascrittigli. Ancora non è così – non so per quanto – , una parvenza di equità resiste (a fatica, ma resiste) e le denunce devono passare al vaglio della magistratura.

Non è chiaro se le decine di migliaia di archiviazioni, proscioglimenti ed assoluzioni dai reati per i quali a prescindere dal reddito è previsto il patrocinio gratuito, comportino la revoca del patrocinio stesso analogamente a quanto accade a chi presenta una situazione patrimoniale non corrispondente al vero ma in realtà ha redditi superiori alla soglia prevista per accedere all’avvocato gratis. In pratica: vengo ammesso al gratuito patrocinio poiché dichiaro 9.000.000 di imponibile, quindi non pago la fattura del mio avvocato. Poi salta fuori che invece di 9.000.000 ho un imponibile di 15.000.000 ed il patrocinio mi viene revocato, il legale fattura a me. Allo stesso modo, mia moglie va in un CAV, mi denuncia per maltrattamenti e accede automaticamente al patrocinio gratuito senza neanche presentare la dichiarazione dei redditi. Poi i fatti da lei narrati non configurano alcun reato e non presentano nemmeno i requisiti minimi per incardinare un processo. Archiviazione. Lei presenta opposizione, tanto è gratis, ma arriva la conferma all’archiviazione definitiva. Il suo avvocato a chi fattura?

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Tanto è gratis…

Oppure, altra opzione, la fase istruttoria appura che non esistono gli estremi di reato in quanto dichiarato dalla sedicente parte offesa, e vengo prosciolto. Come sopra: il suo avvocato a chi fattura? Oppure ancora, terza opzione, vengo rinviato a giudizio ma le dichiarazioni di mia moglie si dimostrano prive di fondatezza e vengo assolto con formula piena (530 I comma). Lei non ci sta e ricorre in Corte d’Appello, tanto è gratis, ma vengo assolto con formula piena anche nel secondo grado di giudizio. A lei non va giù ed arriva fino in Cassazione, tanto è gratis, ma la Corte di Legittimità rigetta le doglianze e conferma l’assoluzione che quindi passa in giudicato. La domanda è sempre la stessa: il suo avvocato a chi fattura? In tutti gli esempi citati, che si ripetono a decine di migliaia ogni anno, “vengono in rilievo” alcuni reati che però alla verifica giudiziaria si dimostrano inesistenti. Non può essere sufficiente che vengano in rilievo, qualunque cosa voglia dire: devono essere accertati.

Giusto garantire l’accesso alla giustizia alle reali vittime di reati ignobili, ma appare quantomeno azzardato, ad altro tacere, alimentare la conflittualità tramite benefit economici anche quando tale conflittualità di dimostra artificiale. Credo sia un dovere verificare questo aspetto, tutt’altro che trascurabile, poiché comporta un drastico inasprimento della discriminazione di genere, ove il genere discriminato è quello maschile. Già una disparità prepotente emerge nel momento in cui chi accusa lo fa gratis e chi si difende deve farlo a propria cura e spese, alla faccia del diritto di difesa e del giusto processo. In più si aggiunge un innegabile incentivo a denunciare chiunque anche senza che ve ne siano gli estremi, tanto è gratis e il risultato minimo è garantito: erodere quantomeno le risorse economiche ed emotive dell’innocente trascinato in tribunale senza che abbia commesso nulla di penalmente rilevante.

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Rivedere il sistema.

Sarebbe troppo complesso analizzare in queste brevi note tutti gli altri risultati che nascono da una denuncia, anche se poi si rivela falsa: dalle complicazioni con i figli a quelle nell’ambiente lavorativo, l’elenco è lungo. Urge creare un deterrente, in un Paese normale la politica dovrebbe prendere atto della percentuale macroscopica di denunce che si concludono con un nulla di fatto, e studiare le dovute contromisure. Da più parti viene invocata una misura che appare più vendicativa che equa: mandare in galera la querelante con una pena uguale a quella che ha tentato, senza riuscirci, di far scontare all’innocente ingiustamente accusato. Strada impercorribile, dettata dalla rabbia. Comprensibile se vogliamo, ma sempre rabbia è. Più verosimile toccare il portafoglio: siamo in Italia, è sempre un argomento valido.

Il patrocinio gratuito va garantito alle reali vittime, chi fa denunce temerarie deve sapere che non può contare sulla complicità dello Stato. Nulla garantisce che le false accuse possano essere totalmente eliminate, ma almeno chi sceglie tale strategia deve sapere che – se il progetto tossico non va a buon fine – ne deve pagare le spese. Stessa cosa per alcuni avvocati “sbarazzini”, quelli che non si preoccupano dell’esito di cosa e quanto denuncia la propria assistita, tanto fatturano a prescindere dall’esito delle denunce. Ecco, incentivi a pioggia per denunciare, così le reali vittime sono tutelate; ma se l’esito non è la condanna del denunciato sarebbe giusto che il patrocinio gratuito evaporasse.



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