Mille, forse anche di più, sono le priorità del nostro paese oggi. C’è davvero, e purtroppo, l’imbarazzo della scelta, specie dopo il passaggio, e a quanto pare la permanenza, di un virus pericoloso di per sé e per la sua tendenza a politicizzarsi. In questo scenario, è noto, la scuola va a catafascio, anche se solo per via telematica, piccole e medie aziende chiudono, il PIL nazionale è un disastro e i dati sulla disoccupazione saranno a breve drammatici. Eppure il Governo che ti fa? Ripristina quello che Matteo Salvini aveva voluto cambiare, ai tempi: via “madre” e “padre” dalle carte d’identità dei minori e tornano i lunari “genitore 1” e “genitore 2”. L’obiettivo è cancellare un’iniziativa politica di un odiato avversario, nel contempo accontentando una potente lobby, nient’altro. In sostanza, che differenza ci sia tra le due diciture è presto detto: non è solo un fatto terminologico, ma puramente ideologico.
La prima prende atto di qualcosa che è verificabile ovunque in natura: chi è nato, è frutto dell’unione di un gamete femminile con un gamete maschile, appartenenti rispettivamente a una madre a e a un padre. La seconda, che si contrappone alla prima, dà nome a una finzione, cioè pretende di attribuire la qualifica di genitore a chi per natura non può esserlo, ad esempio colui o colei che il figlio se lo compra al mercato dei gameti e degli uteri in affitto perché magari ha una relazione con una persona del suo stesso sesso. Non che per questo sia inferiore a chi può procreare: è solo diverso. Ma non accetta la sua diversità e vuole che la legge, valida per tutti, si adegui al suo problema. In fondo, chi di noi non vorrebbe avere le ali per librarsi in cielo come un’aquila? Ecco, è come se pretendessimo tutti di avere un brevetto di volo personalizzato solo per il nostro desiderio frustrato.
Avete abusato anche troppo nella nostra pazienza.
È un discorso d’odio questo? Boh, per noi no. Ma noi siamo fuori dal tempo presente, lo ammettiamo. Noi ragioniamo all’antica. Perché a tutti gli effetti dire ciò che abbiamo detto oggi è considerato “odio”, meritevole di intolleranza, secondo un’interpretazione distorta e personalissima del paradosso di Karl Popper. Ecco allora che un sacerdote campano, Padre Maurizio Patriciello, viene letteralmente massacrato e minacciato sui social per aver espresso concetti simili ai nostri: «Sono nato da un padre e una madre. Mio padre si chiamava Raffaele, mia madre Stefania. Mio padre era maschio, mia madre femmina. Sono loro eternamente grato per il dono immenso della vita. Genitore 1 e genitore 2 mi ricordano le prime addizioni alla scuola elementare. Un obbrobrio. Smettiamola. Facciamo le persone serie. E badiamo ai veri problemi del Paese». Questo aveva scritto su Facebook. Parole dolci, pacate, conformi a ciò che ci si attenderebbe da un prete. Gli ha risposto l’ArciGay di Napoli, per bocca del suo segretario Antonello Sannino (corsivi nostri): «Colui che si professa dalla parte dei deboli, ancora una volta è pronto a vomitare odio gratuito sui social. Non è la prima volta che questo personaggio cerca visibilità politica e pur di ottenerla scarica tutto l’ odio e la rabbia sociale, ancora più pericolosa in questo delicato momento storico, contro le persone LGBT e contro le nostre famiglie. Siamo pronti a una manifestazione a Caivano. Gli speculatori sociali e i seminatori di odio come Maurizio Patriciello sono uno dei veri problemi del Paese».
Sì, l’ha scritto davvero. Righe che trasudano furore puro, un chiaro desiderio di sangue, una voglia tangibile di schiantare un bastone sulla bocca e sulle mani del sacerdote. Sannino può, però. È un attivista GLBT, lui sì che è nel giusto, specie ora che probabilmente è nervosetto perché la crisi di Governo rischia di far tornare nelle retrovie l’amato e sovversivo DDL Zan. E così mistifica con grande disinvoltura le parole di Don Patriciello, esprime un odio che trasuda dal monitor, ma nonostante tutto quello nel giusto è lui. Abbiamo solo tre ccose da dire a Sannino: primo, “genitore 1” e “genitore 2” sono una falsificazione, e il fatto che dia sollievo alla frustrazione di chi non può procreare non ne cambia la natura posticcia. Secondo, Don Patriciello ha ragione da vendere ed esprime il suo pensiero con tutto tranne che con odio. Terzo, noi la pensiamo esattamente come lui, pari pari, e riteniamo che abbiate abusato anche troppo della pazienza di tutti. Se non vi sta bene, scriveteci alla mail del sito e vi diremo dove venire a manifestare il vostro amore universale. Non chiedeteci però di anticiparvi l’accoglienza che riceverete. Facciamo che sarà una sorpresa.