Faccio parte della schiera di quei gay orgogliosamente “reietti”, avendo da tempo revocato a qualsiasi associazione o sito di “informazione” GLBT che sostiene di “rappresentarmi” qualsivoglia autorizzazione o delega in tal senso: e non sono affatto l’unico, anzi. Ho persuaso alcuni a rendersi conto della loro malafede, ma sono molti di più quelli che non c’è stato alcun bisogno di convincere. Da tempo ho fatto quello che dovrebbe essere il primo passo da fare per ogni gay che ha veramente a cuore quei “diritti” di cui questa gente si riempie tanto la bocca: rifiutare di farmi manovrare da questa gente. E da quando l’ho fatto non sono più tornato indietro, anche se questo ha comportato una qualche esclusione sociale. Anzi, ho scoperto che essere odiati dagli impostori è una delle più grandi soddisfazioni: è il trionfo della propria intelligenza. Perché il giorno in cui piaci all’impostore sei rovinato: sei come lui.
Ogni volta che leggo una fetecchia come questa, scritta da qualche mezza calzetta che asserisce di “battersi per i miei diritti”, ho la conferma che quel passo è stato nella direzione giusta. Il/la gayburger autore/autrice del pezzo, che vede bene di non firmarsi, con un linguaggio sottoadolescenziale da articolessa rifiutata da un brufoloso giornalino scolastico di quelli trasgry e “antisistema”, spara la solita santabarbara di luoghi comuni infarcita delle solite parole chiave dell’indottrinamento mettendo sotto accusa questo sito, “La Fionda”. Sito nel quale ho scritto anche io (e di quello che ho scritto non rinnego una sola parola), e quindi di fatto coinvolgendo anche me. Ne avesse tralasciato uno, di luogo comune: “sessismo”, “misoginia”, “maschilismo” (ripetuto 2 volte), “odio” (4), “omofobia” (6)… il solito squallido vocabolario base di una decina di anatemi con cui questi piccoli centri di potere coltivano il proprio orticello. E anche se me ne sono sempre tenuto saggiamente alla larga, so molto bene come funzionano certe dinamiche, so benissimo (visto coi miei occhi) di cosa sono capaci certi dirigenti GLBT pur di mantenere il loro fortino. Alla faccia del loro presunto “resistere” o “lottare” contro chissà cosa, la loro unica attività è l’esercizio del potere di veto, facilissimo da usare: basta dire una parola magica per delegittimare qualsiasi posizione a loro sgradita.
Il sito gay imbeccato da associazioni misandriche.
Probabilmente a sua volta imbeccato da qualche femminista odiatrice (la contiguità tra le associazioni misandriche e quelle GLBT, per quanto inspiegabile, è purtroppo reale ed esiziale), il gayburger odiatore cita tutta una serie di titoli di articoli de “La Fionda” che però non ha letto. Stranamente risparmia i miei: o forse non tanto stranamente, visto che il sottoscritto è felicemente e assertivamente gay quanto e più di lui/lei (la differenza è il nostro grado di emancipazione personale: io non ho nessun bisogno di delegare alcunché a gente come lui/lei e nulla gli/le devo). Evidentemente non gli conveniva citarmi perché non sarebbe stato funzionale al suo blaterare di “omofobia”. Ora, chiamandomi in causa, dovrà per forza rifugiarsi nell’“omofobia interiorizzata”, quindi per mettermi avanti sul lavoro comincio già in anticipo a sbattermene le palle e a indirizzargli un dito medio.
In sostanza: criticare dati alla mano il lobbismo gay (che, come ho già spiegato qui, non esiste assolutamente… no no, quando mai), quello che porta qualche arrampicatore a cercare campo di atterraggio politico e a fondare un partito in cui sistemare qualcuno per ricompensarlo del suo “attivismo” = OMOFOBIA! Asserire che l’autore di un omicidio è gay = impossibile, i gay sono tutti pacifici, buoni e sensibili e non farebbero male a una mosca, sostenere il contrario è OMOFOBIA! Contestare le risibili e antiscientifiche teorie (no, lo “studio” finanziato da qualche associazione GLBT che può spendere soldi in questa propaganda non conta, è letteralmente carta da cesso) sulla “identità di genere” nate l’altro ieri, e di cui tutti gli attivisti GLBT hanno sempre negato ferocemente l’esistenza (ad esempio qui e qui) = OMOFOBIA! Sostenere che esistono due sessi? = OMOFOBIA E MISOGINIA! Sostenere e dimostrare che il femminismo fa schifo? = MISOGINIA!
We will survive.
Già che ci siamo poi, aggiungiamoci anche un paio di balle belle e buone, anzi brutte e cattive. Dicono a Gayburg: « scrivono che i gay sono anormali e pervertiti!». Tanto figurati se le scimmiette ammaestrate che ti seguono ci riflettono un attimo e vanno a verificare. Il problema è che purtroppo i ragazzi più fragili e confusi, in cerca di punti di riferimento e di senso di comunità, cascano nelle braccia di questi squallidi manipolatori, che non vedono l’ora di far credere loro che il mondo è un nemico ma che loro sono la salvezza. Da lì a rilanciare sul negazionismo è un attimo: gli uomini vittime di stupro? Non esistono. Gli uomini vittime di omicidio e di violenza da parte delle donne? Non esistono.
Gayburger, chiunque tu sia: io sono un uomo che ama gli uomini; secondo quale corto circuito mentale io dovrei stare dalla parte di qualcuno che come te li odia, li accusa, ne nega la sofferenza? Io sono gay, e tu hai offeso me pesantemente. Tu hai offeso uno di quelli che pretendi di rappresentare, hai cercato di zittirmi con un processo sommario nel tribunale del web: alla faccia della tua pretesa di darmi voce. Ma non ti vergogni? Tu hai offeso gli uomini, ovvero la stragrande maggioranza di quelli che (purtroppo) ti leggono e di quelli che da essi sono amati. Hai confermato ancora una volta che i gay devono guardarsi prima di tutto dai politicanti come te, dalla tua aggressività, dalla tua malafede, dal tuo astio, dalla divisa mentale con cui ti contrapponi ai deboli, alle minoranze all’interno delle minoranze. Non io, non noi, ma tu dovresti tacere adesso: ti sei fatto forte, vigliaccamente, della tua autocertificata situazione di “oppresso” per ergerti a giudice. E soprattutto: cosa hai risolto? Hai fatto il tuo compitino? Hai fatto il favore a chi ti ha commissionato questo compitino e hai scatenato qualche hater in più su questo sito? Sai quanto cazzo ce ne frega: we will survive.