“O Dio eterno ineffabile, tu hai disposto soavemente tutte le armonie e le meraviglie del creato. Tu sei la fonte della luce e della sapienza. Tu hai illuminato la nostra mente con lo splendore della fede. Degnati, d’infondere sopra le tenebre del mio intelletto, il raggio della tua sapienza, che ne dissipi le ignoranze e il peccato. Tu che fai eloquenti le lingue dei fanciulli, ammaestra la mia lingua, ed infondi la grazia della tua benedizione sulle mie labbra. Concedimi, acutezza d’intendere, capacità di ritenere, sottigliezza di interpretare. Sii mediatrice tu Vergine Immacolata. Maria, sede della divina sapienza. Interponi anche tu, o S. Rita, la tua intercessione, e fa che diretto dalla luce della fede, io disponga i miei passi all’acquisto di quel principio di ogni sapienza che è il santo timore di Dio, e raggiunga la necessaria perfezione cristiana”. Ecco la preghiera dello studente a Santa Rita. Gli studenti chiedono a Santa Rita, una donna, di intercedere per poter acquisire la sapienza. Tra l’altro Maria, un’altra donna, per i cristiani è la «sede della divina sapienza».
Santa Rita da Cascia (1381-1457) è una religiosa italiana vissuta nel Tardo Medioevo, inizio del Rinascimento. Sposata, con due figli, il marito fu ucciso. Rita non serbò odio, perdonò gli assassini, ma i due figli pensavano alla vendetta. La Santa pregò Dio per la morte dei suoi figli così che non avessero a sporcarsi le mani del sangue degli assassini del padre. I due figli, da lì a breve, morirono di malattia. Allora l’amore di Rita per la filosofia e l’educazione la portarono in monastero, dove lei poteva imparare a scrivere e a educare. «L’istruzione per le donne era qualcosa di completamente illegale che veniva concesso solo con la grazia della partecipazione ad un convento», secondo informa questo articolo su «sante femministe», a proposito di Santa Rita. Già nel convento, le api, le rose e la spina sono diventati gli attributi iconografici più frequenti della Santa, a seguito di una serie di miracoli che esulano dal nostro tema. La citazione soprammenzionata evoca una credenza molto diffusa oggigiorno, l’idea che alle donne fosse impedita l’istruzione, talvolta anche all’interno delle istituzioni religiose. Questa è l’immagine che propaganda ad esempio il film La papessa (2009), che ho già trattato in un altro intervento. Questa credenza è falsa.
La funzione del libro.
L’istruzione tra le donne nell’aristocrazia era comune, e nota a tutti. La stragrande maggioranza della popolazione femminile, che non era aristocratica, era analfabeta. Per molte di loro l’unico modo di acquisire un certo grado di cultura era di entrare nelle istituzioni ecclesiali. E per gli uomini? La stessa identica cosa. Ecco la situazione maschile ancora nel primo Rinascimento, circa mezzo secolo dopo la morte di Santa Rita: «Su un centinaio di scrittori del primo Cinquecento solo la metà sono laici, mentre l’altra metà è inserita nelle gerarchie della Chiesa (cardinali, vescovi, ordini religiosi) o comunque gode di benefici ecclesiastici. Il Bembo è segretario pontificio, e più tardi sarà cardinale; il Castiglione è protonotario pontificio e nunzio apostolico; l’Ariosto gode di beneficio ecclesiastici, e alla notizia dell’elezione di papa Leone X, già suo amico, accorre a Roma nella speranza di ottenere onori, con qualche segreta illusione di dignità vescovile. Se poi passiamo ai minori, il Dovizi da Bibbiena è cardinale, Folengo è monaco benedittino, Firenzuola monaco vallombrosano, il Berni vive la sua vita al servizio di cardinali e di vescovi. Persino Machiavelli e Guicciardini, i più illustri rappresentati del filone laico, non possono non fare i conti con la Chiesa. Per quasi vent’anni opera al servizio della Chiesa il Guicciardini, sino a diventare luogotenente generale delle truppe pontificie. E Macchiavelli non può evitare di rivolgere gli occhi alla Chiesa nel suo sogno di un principato laico fondato sulla base della politica papale, secondo il modello appunto del “principe” Cesare Borgia» (tratto dall’opera Storia della letteratura italiana, G. Getto, Sansoni Editori, Firenze, 1988, pp. 188-189). In questo campo la situazione maschile non era molto dissimile di quella femminile, e far credere il contrario, come fa la citazione sopramenzionata, è voler mistificare la Storia allo scopo di vittimizzare le donne.
La Chiesa è stata per secoli nel mondo occidentale la più importante e influente istituzione della società. Quale messaggio trasmetteva la Chiesa per quanto riguarda l’istruzione delle donne? Smentire su questo punto la narrazione storica femminista è sommamente facile, basta appellarsi all’iconografia e all’arte religiosa. Per secoli la Chiesa, attraverso l’iconografia e le immagini, ha cercato di educare e di offrire dei modelli a un popolo perlopiù analfabeta. Dalle immagini che ci arrivano, istruzione femminile e religione non sono per nulla in contraddizione, anzi. Sono numerose le immagini di donne con un libro (di solito la Sacra Bibbia) vicino o tra le mani, non di rado con il libro aperto, interrotta quindi la lettura, in alcuni casi inequivocabilmente le donne sono rappresentate intente in una lettura attiva. Lettura e donna non sono in contraddizione. «Nel noto motivo iconografico dell’“Annunciazione”, la Vergine è dipinta mentre legge o mentre viene interrotta nella lettura, accanto a lei le Sacre Scritture. Il libro fa anche parte spesso dell’iconografia di Santa Caterina d’Alessandria, e la lettura in alcuni dipinti è certamente esplicita, come nel dipinto della santa di Luca Signorelli (1512). Lo stesso avviene nelle raffigurazioni della Madonna del parto; ella reca nella mano sinistra un libro, simbolo di preghiera, di familiarità con la sacra Scrittura, oppure legge, come nella Madonna del cardellino di Raffaello, o scrive, come nella Madonna del Magnificat di Botticelli. Il libro compare frequentemente pure nei dipinti di religiose (a volte anche di figure femminili mitologiche). Nell’arte, la donna che legge è un soggetto iconografico ricorrente, così come lo era l’uomo che combatteva» (tratto dall’opera La grande menzogna del femminismo, a p. 381).
I modelli della Chiesa.
È impossibile che la Chiesa predicasse e promuovesse nella società la proibizione dell’istruzione femminile, come spesso sostiene la narrazione storica femminista, o come suggerisce ad esempio il film La papessa, e contemporaneamente propagandasse ovunque immagini di donne istruite impegnate nella lettura, figure da emulare da tutti e tutte. È assurdo che la Chiesa respingesse la sapienza femminile e contemporaneamente scegliesse le donne, le Sante e Maria, come simbolo della sapienza. Già dai primi secoli la Chiesa, attraverso le prime martiri, non propone solo il modello di donne immacolate, virtuose, giovani e belle, ma queste donne erano parimenti sapienti e di un’intelligenza straordinaria. Il libro fa parte degli attributi iconografici di Santa Caterina d’Alessandria. L’imperatore Massimino volle conoscere Caterina, non solo colpito dalla sua bellezza ma anche dalla cultura della giovane. Convocò quindi un gruppo di retori affinché la convincessero a onorare gli dei. I retori non solo non riuscirono a convertirla, ma essi stessi, per l’eloquenza di Caterina, furono convertiti al Cristianesimo. La Santa morì decapitata. Non si tratta di una figura minore del cristianesimo, Santa Caterina è venerata col titolo di megalomartire («grande martire»), lungo la Storia è stata una delle Sante più popolari, lodata per la sua intelligenza, che riuscì a umiliare e a sconfiggere i saggi pagani dell’epoca, uomini, in un dibattito filosofico.
Al processo che Santa Lucia di Siracusa (283-304) sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, dove le fu imposto di fare sacrifici agli dèi pagani, il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vide ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia prevalere su Pascasio. Di nuovo, la sapienza e l’intelligenza di una donna prevalsero su quella di un uomo istruito. Queste erano i modelli di donne, e le loro virtù, che la Chiesa ha proposto dalla sua nascita e successivamente, per secoli. D’altra parte, «già nell’antichità non era motivo di scandalo che la regina di Saba mettesse alla prova con i suoi enigmi l’uomo più saggio dei saggi, il re Salomone (1 Re 10, 1-9). Nessuna riprovazione, anzi, al contrario, Gesù la fa diventare giudice degli infedeli (Mt 12, 42; Lc 11, 31)» (tratto dall’opera La grande menzogna del femminismo, a pp. 863-864). Donne, che conversano e replicano agli uomini in dibattiti, elogiate per la loro saggezza. Anche questi modelli di donne proponeva la Chiesa. Anche questi erano gli insegnamenti della Chiesa.