Santa Margherita di Antiochia, conosciuta anche come Santa Marina (275-290 d.C.), è stata una fanciulla cristiana che, secondo la tradizione agiografica, subì il martirio sotto Massimiano. Figlia di un sacerdote pagano, rimasta orfana di madre, venne affidata ad una nutrice cristiana, che la istruì alla fede di Cristo. Dichiarò al padre pagano la sua fede e lui la cacciò via di casa. Un giorno, mentre pascolava un gregge, fu notata dal prefetto Ollario (o forse Olibrio) che tentò di sedurla, ma lei, avendo consacrato la sua verginità a Dio, confessò la sua fede e lo respinse. Al prefetto Margherita rispose: «Puoi pretendere che io rinunzi al cielo e scelga invece la polvere della terra?». Olibrio, umiliato, diede ordine di bruciarle il corpo con fiaccole accese e di fustigarla: le vennero lacerati i fianchi con unghie di ferro. Dopo essere stata torturata e aver resistito a vari tormenti, denunciata dal prefetto come cristiana, venne rinchiusa in una prigione senza luce, dove dovette combattere in cella col demonio, che le apparve sotto forma di drago. Malgrado tutto ciò, nessuna delle atroci torture subite le provocò alcun danno fisico, fu quindi decapitata all’età di quindici anni. Questa, in breve, è la storia di Santa Margherita, diffusa dalla Chiesa, una santa popolarissima nel Medioevo: un padre che è un mostro e caccia via di casa la figlia ancora bambina; un uomo che approfitta della sua posizione di potere per cercare di assoggettare sessualmente una fanciulla; ogni tipo di violenza allo scopo di imporre il dominio e la volontà maschile. Cioè, un’evidente demonizzazione dell’uomo, che incarna l’intolleranza, la violenza e la lussuria. Per converso, il racconto non nasconde l’intenzione di esaltare a dismisura la figura della donna, santa, innocente, casta e bella.
Siamo di fronte a una leggenda nata molti secoli fa, nei primi secoli del cristianesimo, nel seno di una Chiesa e di una religione accusate dal femminismo come misogine, maschiliste e patriarcali. Una leggenda molto popolare per secoli e secoli. Se si presta un po’ di attenzione, ci si accorge che questa leggenda non è per nulla dissimile al modo di presentare uomini e donne attualmente sulle notizie dei media e sui racconti femministi: l’uomo è violento, lussurioso, quasi un mostro; la donna, una vittima innocente. Il primo demonizzato, la seconda esaltata. Se non fossimo a conoscenza della Storia, potremmo ipotizzare pacificamente che questa leggenda è un racconto letterario nato all’interno del movimento femminista. La biografia di Santa Margherita, che esalta la donna e demonizza l’uomo, non è un’eccezione isolata, si tratta di un genere agiografico molto diffuso e popolare per secoli nell’Occidente cristiano. Santa Barbara è una martire cristiana, nella tradizione è onorata col titolo di megalomartire («grande martire»). Figlia di un uomo di religione pagana, il padre decide di rinchiuderla in una torre a causa della sua grande bellezza, per proteggerla dal mondo esterno e dai pretendenti (che ella comunque respinge sistematicamente) oppure, in altre versioni, segregata come punizione per la sua disobbedienza. Quando il padre scopre la nuova fede della figlia tenta di ucciderla ma Barbara riesce a sfuggirgli miracolosamente. Riacciuffata, il padre la trascina davanti a un prefetto. La giovane rifiuta di abiurare e viene quindi torturata più volte: viene avvolta da panni ruvidi irti di spine che le lacerano la carne, ma Cristo, apparendole di notte, cura le sue ferite. I carnefici tentano quindi di ustionarla, ma le fiamme accese ai suoi fianchi si spengono subito; le vengono poi tagliati i seni (come a Sant’Agata), viene colpita alla testa con un martello e poi fatta sfilare nuda per le strade. Alla fine viene decapitata.
Le martiri cristiane.
Santa Giuliana fu martire sotto l’imperatore Diocleziano. Fu promessa in sposa al prefetto della città ma ella pose come condizione al matrimonio la conversione al cristianesimo da parte dello sposo. Di fronte a questa pretesa fu denunciata dallo stesso fidanzato e condotta davanti al tribunale perché cristiana praticante. Imprigionata, venne condannata a morte e decapitata nell’anno 305 d. C. Santa Lucia di Siracusa, era promessa in sposa a un pagano. Tuttavia, sin da tenera età, aveva fatto segreto voto di verginità a Cristo. Il pretendente, essendo stato respinto, volle vendicarsi, denunciandola come cristiana. Lucia fu cosparsa di olio, posta su legna per essere arsa nel fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu quindi fatta inginocchiare e le fu infisso un pugnale in gola, nell’anno 304, all’età di ventun anni. Sant’Agata è stata una delle martiri più venerate dell’antichità cristiana, messa a morte durante la persecuzione di Decio (249-251). Si narra che l’allora Proconsole Quinziano volle conoscere la vergine Agata, per la sua bellezza. Quinziano, tormentato dal desiderio di Agata, che puntualmente lo rifiutava, la sottopose a torture di ogni genere, offendendola anche nella sua bellezza e dignità di donna: torturata e seviziata, le fece strappare le mammelle con le tenaglie.
In molti paesi della regione di Castiglia, in Spagna, la tradizione celebra “las águedas” (in onore di Sant’Agata), feste durante le quali le donne prendono il potere al municipio. In alcuni casi si tratta di un «ciclo di esaltazione del femminile, con un’inversione di ruoli in cui le donne prendono il controllo e trattano addirittura dispoticamente l’uomo, talvolta rappresentato da una “fantoccio” che viene colpito». Vendetta (o punizione) per il danno durato secoli che gli uomini infliggono alle donne. Queste prime sante della cristianità sono le antesignane del femminismo, simbolo di lotta di donne giovanissime e rivoluzionarie che non si assoggettano al volere degli uomini potenti, a proconsoli romani, ma affrontano il martirio del proprio corpo. La loro sofferenza è una metafora della sofferenza e della vita che le donne, secondo le femministe, vivono attualmente, afflitta da molestie, stupri, femminicidi e di tutto il male che gli uomini infliggono alle donne. Sant’Eulalia di Mérida, la santa bambina, è stata una giovane che ha subito il martirio sotto Diocleziano. Il suo rifiuto di compiere il gesto rituale di culto agli dei e il suo disprezzo contro il giudice e gli dei pagani ne decisero la condanna a morte. Alle torture Eulalia avrebbe resistito con forza sorprendente. Venne data alle fiamme con delle torce. Parimenti Sant’Eulalia di Barcellona, venerata come santa e patrona di Barcellona. Poiché rifiutava di rinnegare la sua fede cristiana, Eulalia fu sottoposta dai romani a 13 torture fra cui: fu chiusa in un barile pieno di chiodi (o pezzi di vetro) e fatta rotolare per strada; le furono tagliati i seni; fu crocifissa su una croce a forma di X; alla fine fu decapitata.
Gli insegnamenti “misogini” della Chiesa.
Santa Caterina d’Alessandria (280-290 – 305) è venerata come santa, vergine e martire dalla Chiesa, da tutte le Chiese cristiane che ammettono la venerazione dei santi, col titolo di megalomartire («grande martire»). L’imperatore Massenzio, colpito dalla bellezza di Caterina, convocò la giovane, le ordinò di onorare gli dei e la chiese in sposa. Dopo l’ennesimo rifiuto di Caterina, l’imperatore la condannò a morire con il supplizio della ruota dentata. La ruota si ruppe e Massenzio fu obbligato a far decapitare la santa. Tra gli attributi iconografici della santa si trova la spada della decapitazione, che talvolta lei brandisce fieramente. Non c’è immagine più esplicita della superiorità del femminile sul maschile che la raffigurazione della santa che brandisce la spada, trionfante, con la testa dell’imperatore tagliata ai suoi piedi. Queste immagini proponeva la Chiesa, secondo il femminismo maschilista e patriarcale, alla sua congregazione. Santa Brigida d’Irlanda o Brigida di Kildare (451-525) è stata una religiosa e badessa irlandese ed è considerata, assieme a san Patrizio, l’evangelizzatrice del suo paese. Non è morta martire, ma il suo culto contiene aspetti antimaschili che qui conviene menzionare. Malgrado l’opposizione di suo padre, decise di intraprendere una vita religiosa, entrò in un convento e fondò diversi altri. Sicuramente il più importante è stato l’Abbazia di Kildare, fondata nel 470, che era un monastero femminile e maschile, di cui divenne badessa. Era infatti cosa abbastanza comune che una donna in qualità di superiora governasse entrambi i rami di un monastero doppio (ciò che smentisce, di nuovo, la narrazione storica femminista).
All’Abbazia di Kildare splende il Fuoco Sacro di Brigida. Il Fuoco di Santa Brigida è l’ultimo esempio di fiamma perenne di cui si abbia notizia, dall’antichità pagana ad oggi, in Europa, mantenuto acceso da 19 suore più la santa. Il fuoco sacro era custodito a cicli di venti giorni da una comunità di diciannove suore che a turno lo sorvegliavano affinché non si spegnesse. Il ventesimo giorno esso veniva affidato alla santa, che lo custodiva intatto fino al giorno successivo, quando la suora del primo turno lo ritrovava ancora acceso. Niente di tanto dissimile, insomma, da quanto accadeva ad esempio nei santuari greci o nel tempio della dea Vesta a Roma, con il fuoco custodito dalle vergini vestali. Nel 1185 Giraldus Cambrensis (Geraldo di Galles) riferisce a proposito del fuoco perenne che ancora bruciava all’epoca della sua visita, queste parole, che trascrivo per intero: «A Kildare, nel Leinster, che la gloriosa Brigid ha reso famosa, vi sono molti prodigi che meritano di essere ricordati. E il primo fra tutti è il fuoco di Brigid che dicono sia inestinguibile, non perché non possa essere estinto, ma perché le suore lo hanno con così tanta cura alimentato che non si è mai estinto dai tempi della vergine fino ad oggi. E nonostante una così gran quantità di legna e per un così lungo periodo di tempo vi abbia bruciato, le ceneri non vi si sono mai accumulate. Benchè al tempo di Brigid vi fossero venti serve del Signore, di cui la ventesima era Brigid stessa, dopo la sua morte fino ad oggi ve ne sono rimaste solo diciannove e tale numero non è stato mai aumentato. Tutte in ordine custodiscono il fuoco a turno, ciascuna nella sua notte. Alla ventesima notte, l’ultima, la diciannovesima suora mette i ceppi nel fuoco dicendo: “Brigid, custodisci il tuo fuoco, questa è la tua notte”. E il fuoco viene lasciato e così ritrovato il mattino seguente. Il fuoco è circondato da un cerchio fatto di vimini che nessun uomo può attraversare. E se per caso uno osa entrare (e qualche avventato ci ha provato) non può sfuggire alla vendetta divina. Solo alle donne è permesso soffiare sul fuoco». Questi erano anche gli insegnamenti della Chiesa, secondo il femminismo, misogina e patriarcale.
Il caso di Sant’Agata.
Prima di affrontare un ultimo argomento sulla raffigurazione delle sante, che tratterò nel prossimo intervento, concludo con un’ultima riflessione a proposito delle parole che Sant’Agata disse al proconsole durante il suo martirio, parole note nel culto cristiano, quando dovevano strapparle le mammelle con le tenaglie: «Empio, crudele e disumano tiranno. Non ti vergogni di strappare ad una donna quello che tu stesso succhiasti dalla madre tua?». Queste parole sono molto significative, e albergano un insegnamento primordiale non solo per la morale cristiana, ma per la morale di tutta l’umanità. Difficilmente un uomo, nelle stesse condizioni, sotto tortura, gli sarebbe venuto in mente di proclamare parole simili per far sentire in colpa il suo torturatore. Cosa ci insegnano le parole della povera Sant’Agata? Primo, è particolarmente vergognoso per un uomo torturare una donna, tanto quanto aggredire simbolicamente la madre, che ci ha dato la vita e ci ha nutrito con il suo corpo. Non c’è nulla di più mostruoso e ingrato che attaccare la propria madre, e ogni donna è una potenziale madre (nel caso di Sant’Agata, vergine incorrotta), che merita il massimo rispetto e gratitudine. (Infatti non ci sono nella Storia dell’umanità teste mozzate di donne come trofeo di guerra). Secondo, una donna aggredita da un uomo rappresenta tutte le donne. Quando si colpisce una, si colpiscono tutte. Terzo, da sempre le donne percepiscono l’uomo come una potenziale minaccia, un nemico dal quale proteggersi, come dimostra il fatto che Sant’Agata, alla quale un uomo ha strappato le mammelle, è la santa protettrice delle donne. Sarebbe Sant’Agata ritenuta dal mondo cristiano la protettrice delle donne se le mammelle le fossero state strappate da una donna? Ovviamente no.