Si avvicina il momento delle elezioni amministrative dei primi di ottobre e pian piano escono allo scoperto diverse iniziative che vanno severamente tenute d’occhio, per due ordini di motivi. Il primo è che si tratta di un’occasione d’oro per chi, fedele servitore di una narrazione antimaschile e antipaterna, intenda portare il proprio veleno all’interno di qualche istituzione locale e nel contempo fregiarsi di una carica politica che, da sola, potrebbe conferire un’autorevolezza che la persona in sé non ha. Il secondo è che la famosa “lobby dei padri separati”, lungi dall’esistere nei termini con cui viene evocata, comunque richiama una sacca di disperazione da cui può essere facile attingere voti con l’inganno, la mistificazione e la giusta copertura. Alla luce di ciò, è bene mettere in guardia subito tutti rispetto ad alcuni fenomeni (da baraccone) che stanno emergendo e che rischiano di finire eletti o disperdere un consenso che sarebbe meglio concentrare sulla persona giusta.
Ecco allora che ci viene segnalata, con tanto di “santino” elettorale, la candidatura dell’avvocato Andrea Coffari al Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino, all’interno della lista “ItalExit con Paragone”. Coffari è piuttosto noto nello scenario di cui noi ci occupiamo quotidianamente. È un personaggio che ha il pregio di non temere le contraddizioni, ma anzi di viverle e incarnarle in prima persona. È presidente dell’associazione “Movimento per l’Infanzia”, ad esempio, ma è anche il difensore di Claudio Foti, noto alle cronache come “il guru di Bibbiano”. Una vicenda dove, è ben noto, se movimento per l’infanzia c’era, era orientato a manipolarla e a fare su di essa una violenza rivoltante. Per lo meno di questo è convinta la Procura di Reggio Emilia, che ha incriminato Foti (e altri insieme a lui) portandolo a un processo che, vivaddio, dovrebbe cominciare a breve. Ebbene, è proprio il candidato Coffari a difendere in tribunale Foti e ciò che rappresenta, ovvero la schiera di abusologi della domenica targati CISMAI, quelli secondo cui qualunque cosa dica un bambino è segno di abuso sessuale (da parte del padre ovviamente), che ritengono il minore vada sempre ascoltato e soprattutto creduto in quanto mai manipolabile e che cose come la “Carta di Noto” valgano meno di niente, sebbene siano applicate a livello internazionale. Non sorprende, in questo senso, che Coffari & Co. siano anche fieramente schierati contro l’idea che un genitore possa alienare il figlio dall’altro e, per conseguenza logica, sostengano a spada tratta la causa dell’irreperibile (latitante?) Laura Massaro.
Liste civetta e candidati improponibili.
Questo popò di personaggio si candida dunque a Sesto Fiorentino e, dopo aver già fallito miseramente in precedenza l’avventura politica con i Cinque Stelle (in allora il nostro puntava addirittura alla Camera dei Deputati…), che pure hanno elevato a importanti cariche personaggi anche più improbabili di lui, ora prova con l’antieuropeismo farlocco di Gianluigi Paragone. Che sia farlocco lo dimostrano molte cose, che qui non è il caso di analizzare. Ne basti solo una: Paragone candida a Sesto Fiorentino un personaggio che sicuramente plaude alla recente legge del Parlamento Europeo “contro la violenza di genere”, quell’orrore assoluto di cui abbiamo parlato ieri. Un personaggio che, da eletto, sarebbe tra i più zelanti esecutori delle direttive europee, tassativamente in chiave antimaschile e antipaterna, e sicuramente un oppositore dell’uscita dall’Unione Europea, visto che tanta orribile bellezza ha donato e sta donando alle relazioni tra uomini e donne e tra questi e i loro figli. Ma, lo si è detto, dove c’è Coffari, c’è lo straordinario fenomeno di contraddizioni in convivenza. Qualcosa di interessante da studiare, forse, dal lato clinico, ma che sarebbe davvero irresponsabile investire di una qualche carica pubblica. Paragone forse vuole premiare questo aspetto grottesco, o forse cerca il traino di un personaggio noto. In ogni caso la sua opzione su Coffari a Sesto Fiorentino è, dal nostro punto di vista, la conferma che i gatekeeper presto o tardi si manifestano per ciò che sono. E non vanno aiutati in nessun modo.
Altro fenomeno che ci viene segnalato è la presenza di una “lista dei separati” alle comunali di Roma, sotto il nome di “Figli d’Italia – Bambini nel mondo”. La notizia è accompagnata da un comunicato, fatto girare su varie chat WhatsApp, Telegram e Facebook, dell’associazione “Papà separati di Milano”, che starebbe sostenendo questa lista per le amministrative della Capitale, con lo scopo di «raccogliere e canalizzare il grande scontento» proprio delle famiglie dove è avvenuta una separazione difficile, a tutto danno della prole. Dal comunicato sembrano consapevoli di non avere grandi spazi di successo, ma vogliono sfruttare l’occasione per portare un po’ di attenzione mediatica verso le istanze dei separati. Addirittura si menziona l’alienazione parentale, attribuendola (per altro correttamente) in modo preponderante alla parte materna. Insomma sembrano esserci tutti gli ingredienti per indurre molti elettori romani a mettere la croce sulla lista. Se non che ci cade l’occhio sul suo candidato sindaco: l’avvocato Carlo Priolo. Decantato come legale che ha sempre aiutato i separati «senza chiedere un soldo», cosa anche possibile, a noi risulta essere persona dal percorso un pelo più controverso. Fu lui, ad esempio, a portare a parlare in convegno nel 2017, nientemeno che alla Camera dei Deputati, Imma Cusmai, forse una delle più furiose odiatrici degli uomini e dei padri che abbiamo in Italia (qui è visibile la sua performance di allora). Non solo: a meno che non si tratti di un’omonimia, si sta parlando del Priolo che definisce la PAS come “Pericolo Aumento Stupidità” e che cita con stima un altro hater olimpionico come lo psichiatra Andrea Mazzeo Fazio, attivissimo commentatore su garbate pagine social come quella di “Maison Antigone”, tanto garbato anche lui da essere stato da noi recentemente querelato per diffamazione aggravata.
Credibilità, autorevolezza e programma chiaro.
Ah, “Maison Antigone”, già… una delle tante associazioni che si schierano in difesa di Laura Massaro. Spiace, ma sempre lì si va a finire. Anche con Priolo: strenuo assertore della tesi “mamme private dei figli dallo Stato”, vittime della “violenza istituzionale” e di tutte quelle balle lì, ha pubblicato e pubblica articoli dove fa endorsement del peggio quanto a misandria e politiche antipaterne, fino a fare sit-in oceanici (6 persone) davanti a Palazzo Chigi per fermare gli allontanamenti coatti dei minori dalle madri, dunque a sostegno della stessa Massaro. Una passione bruciante quella di Priolo per le tre o quattro cosiddette “mamme coraggio”, tanto da aver tentato di spegnere il proprio fuoco sacro anche tuffandosi per protesta nella fontana davanti a Palazzo Chigi. Il tutto, lo ripetiamo, a favore delle istanze legate a una madre-simbolo che da anni accusa di violenza un uomo totalmente incensurato, non gli fa incontrare il figlio da sette anni e attualmente si è resa irreperibile (latitante?) dopo averglielo sottratto (rapito?). Da un avvocato come Priolo, candidato in una lista supportata da un’associazione di padri separati, ci si attenderebbe un appello alla Massaro affinché esca dalla clandestinità e obbedisca ai decreti dei tribunali, invece abbiamo un avvocato a bagnomaria che chiede al Presidente del Consiglio di sospendere l’esecuzione dei prelievi. La domanda all’associazione dei padri separati di Milano sorge spontanea: vi siete bevuti il cervello?
Ecco, questi sono due dei casi di cui parlavamo: personaggi improponibili che si candidano e “liste civetta”, costruite su altrettanti personaggi o concepite apposta per disperdere i voti o neutralizzarli. In questo senso ci sono soltanto due modi per orientarsi: chiedersi se chi si candida non sia compromesso in qualche modo con il sistema antimaschile e antipaterno, da un lato, e dall’altro fidarsi delle indicazioni delle grandi associazioni per la bigenitorialità. Che si sono già espresse in questo senso, diramando una serie di richieste esplicite ai candidati alle amministrative, garantendo le quali è possibile che l’ampio mondo dei separati possa far convergere le proprie preferenze. Il documento elaborato congiuntamente dal Coordinamento Colibrì, Adiantum, Mantenimento Diretto, Ancore e Famiglie Separate Cristiane è visionabile qui e non ci risulta che al momento qualche candidato l’abbia fatto interamente proprio. Nessuno tranne uno. «È facilissimo rispondere», ci ha detto Fabrizio Marchi, quando gli abbiamo chiesto se è disponibile ad acquisire le richieste delle associazioni e realizzarle, se eletto. «Quelle elencate non sono ipotesi d’azione. È esattamente il minimo che intendo fare». A dirlo è una persona in alcun modo né mai compromessa con il sistema antimaschile e antipaterno, ma anzi da sempre schierato, dal versante marxista, a combatterlo in prima persona e a viso aperto, senza contraddizioni, compromessi o coinvolgimenti ambigui. Occhio dunque ai soggetti improponibili o alle liste civette o furbette. Il tema è cruciale e su questi principi il voto si dà a chi ha credibilità, autorevolezza e un programma chiaro, anche a prescindere dal partito in cui si candida. Ad oggi in Italia un solo candidato risponde a questi requisiti: Fabrizio Marchi, candidato per il Partito Comunista alle elezioni amministrative di Roma. Votare altro è semplice idiozia.