Oggi è il primo giorno di agosto, mese importante non solo perché è quello in cui in genere si fanno le ferie, ma anche perché a metà di esso, esattamente a Ferragosto, il Viminale pubblica il suo periodico dossier “Un anno di attività del Ministero dell’Interno”. Si tratta di un documento importante, denso di dati estremamente significativi, di cui siamo già in grado di anticipare i contenuti per ciò che concerne la “violenza di genere”. Sia chiaro: non l’abbiamo visionato in anteprima, semplicemente seguiamo questi dossier da anni e la loro impostazione è standard. In particolare, per i temi che ci interessano, si tratta di un’impostazione che è stata imposta anni fa (tra il 2017 e il 2018) dalle potenti custodi della narrazione femminista, a cui il dossier stesso da allora si adegua con grande zelo. Dunque cosa troveremo relativamente alla “violenza di genere”, tassativamente intesa soltanto come quella maschile contro le donne (quella a parti invertite, si sa, non esiste…)?
Il dossier dedicherà due pagine all’argomento. La prima riguarderà gli omicidi e mostrerà bello grande un numero a tre cifre, tra le 100 e le 110 vittime. A chi segue con attenzione le cronache il conto non tornerà: da inizio anno non sono state uccise più di 100 donne per mano maschile. Niente di strano, in realtà: il dossier del Viminale raccoglie i dati dell’ultimo semestre dell’anno precedente e quelli del primo semestre dell’anno corrente. Nel numero quindi ci sarà la somma degli omicidi di donne dal luglio 2021 al luglio 2022. Il dato verrà paragonato con quello dell’anno precedente, ma soprattutto sarà declinato in due sotto-gruppi: omicidi avvenuti “in ambito familiare” e “omicidi commessi da partner/ex partner”. I primi saranno maggioritari e comprenderanno figli che uccidono madri, fratelli che uccidono sorelle, e così via, mentre i secondi, che saranno una manciata, e per questo non verranno granché evidenziati nella grafica, indicheranno il numero degli autori, ma non il movente, elemento essenziale per poter parlare di quella cosa misteriosa denominata “femminicidio”. Cosa più importante, da qualche parte nella pagina ci sarà la percentuale di incidenza degli omicidi di donne rispetto al totale degli omicidi volontari. Il dato è riconoscibile dal fatto che, essendo molto basso (gli uomini uccisi, in Italia, sono più del doppio delle donne uccise), verrà molto poco evidenziato.
Le collaudate lavatrici cerebrali.
La seconda pagina dedicata alla “violenza di genere” riguarderà essenzialmente il reato di atti persecutori (“stalking”), ex art.612 bis del Codice Penale. Si indicherà il numero totale delle denunce, evidenziando come la maggioranza di esse sia stata presentata da donne, con un confronto poi anno su anno. A seguire ci saranno i dati relativi agli ammonimenti irrogati dai questori o agli allontanamenti, sempre per questioni di atti persecutori. Anche in questo caso il range temporale andrà dall’ultimo semestre 2021 al primo semestre 2022. Le cifre delle denunce saranno impressionanti, come al solito, ma non fuori media: tra le 15 e le 16 mila. A queste due pagine se ne aggiunge, se si vuole, una terza, dove vengono raccolti i dati dell’OSCAD – Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, interessante perché include la fattispecie degli atti discriminatori per “orientamento sessuale” e “identità di genere”. Da anni le cifre relative sono meno che risibili: 82 l’anno scorso, tra i quali vengono inclusi atti commessi da ignoti (e se la discriminazione contro un trans fosse stata espressa da un altro trans?) o che a fatica potrebbero venire annoverati tra le aggressioni (ad esempio frasi sprezzanti, espressioni di dileggio). Motivo per cui in genere i dati OSCAD vengono accuratamente ignorati.
A leggerle bene, cioè andando oltre alle impostazioni grafiche e alla metodologia di aggregazione dei dati imposte dal potere femminista, quelle pagine non faranno che confermare quanto andiamo dicendo da anni: la violenza degli uomini contro le donne (o degli etero cono i non-etero) sicuramente esiste nel nostro paese, ma ha proporzioni meno che fisiologiche, non emergenziali. Concetto che rimane vero trasversalmente su tutte le fattispecie, dagli omicidi agli atti di discriminazione, passando per lo stalking. L’argomento usato per ribattere alla povertà dei dati reali è in genere che si tratta di una violenza “speciale e specifica”, attuata non sulla base di fatti contingenti, ma di un’ideologia, una weltanshauung maschilista, misogina, oppressiva, patriarcale e, naturalmente, anche omofoba. Quei pochi uomini che perseguitano o uccidono donne, o discriminano i non-eterosessuali, lo fanno perché spinti da un istinto atavico all’oppressione, da una pulsione irrefrenabile verso la “violenza di genere”. Anche per questo il fenomeno a sessi invertiti non viene mai misurato. Una sciocchezza sesquipedale? Naturalmente. Eppure è questo il messaggio che passa. Come mai? Be’, perché il giorno stesso dell’uscita del dossier del Viminale entreranno in campo come un sol uomo (!!!) le ben collaudate lavatrici cerebrali, i media di massa, che daranno la lettura che segue.
Ipnotizzati dallo sdegno da spiaggia.
Cento e più donne uccise da uomini: è una strage infinita, una carneficina terrificante, un massacro agghiacciante, un orribile olocausto. Il tutto fatto passare per un dato annuale (ossia del solo 2022, non di 12 mesi complessivi). Le espressioni usate saranno quelle e poco conterà, come sempre, che l’incidenza omicidiaria con vittime donne e autori uomini in Italia sia la più bassa d’Europa (e tra le più basse nel mondo). E naturalmente i nostri imbrattacarte non parleranno di “omicidi volontari”, come fa usualmente il dossier del Viminale. Parleranno di “femminicidi” e li metterà dentro tutti: che l’autore sia uno sconosciuto rapinatore o un ex marito, e qualunque fosse il movente dell’atto criminale, l’etichetta è pronta per tutti i cento e passa casi menzionati dal Ministero dell’Interno. Se poi il numero risultasse inferiore a quello dell’anno passato, ci si salverà nel comodo e ovvio corner del “comunque sono sempre troppi”. Idem per le denunce per stalking. I titoli sono già immaginabili: dilaga il fenomeno dello stalking, uomini persecutori di donne, l’odio maschile passa per lo stalking e così via. Nessun cenno al fatto che quelle 15/16 mila menzionate dal Viminale sono denunce e non condanne. Nessun cenno, guai al mondo, al fatto che in media, da più di dieci anni, quella montagna di denunce partorisce un topolino di condanne (circa un migliaio), né che in gran parte sono accuse false o strumentali che intasano la macchina della giustizia rendendo difficilissimo individuare i casi di vera violenza. Anche se, a conti fatti, la nota emessa dal dossier del Viminale sarà stonata, il coro della narrazione dominante continuerà a cantare la solita ben nota canzonaccia. Tale è la forza che lo sostiene, che nemmeno i dati della realtà riescono a tappargli la bocca. Dei dati OSCAD nessun media parlerà: lo si è detto, fanno davvero troppo contrasto con la propaganda LGBTQ+, specie ora che si è in campagna elettorale e che già fioccano i finti casi di discriminazione, congegnati in appoggio al programma “liberal” di riproporre l’aborrito DDL Zan nella prossima legislatura.
Ecco dunque cosa ci aspettiamo di leggere nel dossier del Viminale del prossimo 15 agosto. Come sempre lo scaricheremo e lo metteremo a disposizione per la lettura, anche se è probabile che siano pochi gli interessati a verificare se e quanto abbiamo azzeccato le nostre previsioni. I più leggeranno i titoloni che faranno breccia nella stanca cronaca estiva e contribuiranno a tenere alta l’ansia del popolo e popolino balneare e social, affinché non si disabitui alla paura con cui viene governato sistematicamente ormai da anni. Tra quei più, alcuni, i nostri follower, ci inonderanno di screenshot e di indignazione, come a dire: “fate qualcosa, dite qualcosa”. Con questo articolo l’abbiamo già detto, nulla da aggiungere e niente di particolarmente nuovo o grave. Di nuovo o grave è che tutti chiacchiereranno per qualche giorno di quelle bubbole diffuse a mezzo stampa, invece di chiedere ai media perché non parlino piuttosto del disastro socio-economico che ci è stato approntato e che si manifesterà appieno tra l’autunno e l’inverno prossimi. D’altra parte, meglio uno sdegno da spiaggia indotto da fake news che rendersi conto della montagna di bugie con cui cercano di nascondere il gelo, il buio, la fame e i lockdown che ci attendono più o meno da ottobre in poi. Giusto?