Avevo deciso di non abbassarmi più a commentare articoli o articoletti o post isterici che riguardassero la mia recente audizione al Senato. A parte l’articolo di risposta alla Sen. Valente e un altro per sminare la fuffa delle hater sui social, era mia intenzione restarmene sovranamente pacioso a guardare dall’alto tutto il parapiglia creato dall’aver menzionato qualche dato ufficiale e dall’aver esercitato un po’ di sana logica contro un sistema di potere e interessi che, anche nelle sue reazioni orientate solo a delegittimare me e non le cose che sostengo, ha ampiamente superato il limite del patetico e del ridicolo. Poi però a smuovermi dal mio punto d’osservazione sopraelevato arriva lei, la Senatrice Donatella Conzatti, della scuderia renziana di Italia Viva. Mi viene segnalata una sua dichiarazione ufficiale datata 23 giugno, qualche giorno dopo la mia audizione, ripresa da alcune testate giornalistiche (qui ad esempio da Metro). Leggo e, arrivato alla terza riga, cado letteralmente dalla sedia. Dice la Senatrice: «È incredibile che il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Ostellari, abbia scelto di audire chi, condannato per femminicidio, continua a proclamare il complotto dei dati e della propaganda riguardo alla violenza contro le donne». Io condannato per femminicidio??? Quando? Non me n’ero mica reso conto… Sapevo, perché l’ha scritto su Facebook la Sen. Valente nel 2019, di aver sfregiato una donna con l’acido, ma non mi risultava ancora di averne uccisa una…
Era meglio se danneggiava soltanto me…
La cosa mi appare subito talmente grossa che, a dispetto dei precedenti con la Sen. Valente (mia querela archiviata due volte dai giudici) e dell’immunità parlamentare, ho già in mano le carte bollate: va bene tutto nella dialettica contrapposta, per carità, ma femminicida no, cribbio! Prima di mettermi a compilare la querela però, per scrupolo, proseguo nella lettura dell’articolo. E lì si chiarisce tutto, dando un quadro della situazione se possibile ancora più tragico. Dice la Senatrice Conzatti: «Sono gravissime le affermazioni che hanno fatto Alberto Stasi e Fabio Nestola che con il loro blog bla bla bla…». Alberto Stasi… Non Davide Stasi, cioè il sottoscritto, ma Alberto Stasi, il giovane condannato anni fa per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. È lui, non io, secondo la Senatrice Conzatti, a essere stato convocato dal Senatore Ostellari in Commissione Giustizia per dare un parere su alcuni disegni di legge, tra i quali diversi a firma proprio della Conzatti. Ecco perché si è lanciata all’inizio a parlare di un “condannato per femminicidio”. Niente carte bollate, accidenti, non si riferiva a me. Però, come detto, il quadro resta molto fosco.
Sì perché di fatto a cosa siamo davanti? A una Senatrice che non si informa su chi sia stato audito in Commissione Giustizia, non sa di cosa parla, eppure spara un comunicato sulla base di un cognome (che i media non abbiano verificato non stupisce: essi da tempo non controllano più nulla ma si limitano a obbedire…). La Senatrice inoltre non si è peritata di ascoltare l’audizione, altrimenti si sarebbe accorta che mi chiamo Davide e non Alberto e che (ahimè) sono anche di parecchio più anziano del condannato di Garlasco, di cui comunque non sono parente nemmeno alla lontana. Dunque giudica ciò che ho detto sulla base di quanto le è stato sommariamente riportato. Un soggetto con questo modus operandi, va ricordato, è incaricato di proporre leggi. E le leggi che propone sono guarda caso tutte caratterizzate da un’irrefrenabile criminalizzazione della sfera maschile, con una specifica inclinazione all’approvvigionamento di fondi pubblici per soggetti che, oltre a essere del tutto inutili se non dannosi, non sono tenuti a rendicontare un centesimo di quello che ricevono, come ad esempio i famigerati “centri per uomini maltrattanti”, a cui la Conzatti ha dedicato, tra gli altri, il DDL 1868. Ma non è tutto: la Sen. Conzatti è anche membro attivissimo della ben nota “Commissione Femminicidio”. Dunque abbiamo una Senatrice che non sa di chi o di cosa parla, la quale partecipa a una commissione d’inchiesta che finora, nonostante le richieste, non è stata in grado di dare una definizione conclusiva del fenomeno su cui dovrebbe indagare. Quando si dice l’apoteosi… Un’apoteosi che la dice lunga sui politici italiani, sul femminismo in politica e, se si vuole, pure su Italia Viva. Davvero, avrei preferito che mi avesse dato del femminicida, almeno avrebbe danneggiato soltanto me. Povera, povera Italia.