In Senato è stato depositato durante la scorsa legislatura un disegno di legge che prevede la punizione dei clienti delle prostitute. Questo DDL è promosso dall’onorevole Alessandra Maiorino. Le tesi principali sostenute dalla Maiorino sono le seguenti: le donne che svolgono l’esercizio della prostituzione sono tutte quante sottoposte a costrizione; le donne in generale, nella storia dell’umanità e ancora nella società attuale, sono sottoposte a un dominio esercitato dagli uomini mediante l’uso della violenza (fisica, economica, psicologia, etc.). La Maiorino non fornisce alcun elemento a sostegno della prima e della seconda tesi, se non la riproposizione della stessa da parte di fonti femministe, istituzionali o meno. Una delle argomentazioni impiegate dalla Maiorino verte sul fatto che a rivolgersi ai servizi sessuali a pagamento sono quasi esclusivamente gli uomini, e le donne invece sono la quasi totalità di chi riesce a farsi pagare in cambio di servizi di natura sessuale; per la Maiorino questo squilibrio di genere significherebbe che gli uomini sono in una posizione di dominio. Ovviamente questo sillogismo è del tutto erroneo: per affermare che gli uomini esercitino un dominio sul genere femminile (di cui il ricorso al sesso al pagamento sarebbe un epifenomeno), bisognerebbe dimostrare quanto meno che alle donne è impedito, da parte degli uomini, l’accesso al mondo del lavoro; o, in via sussidiaria, che le donne vengono costrette a prostituirsi da parte del genere maschile
Come abbiamo già accennato non esiste alcuna prova di questi assunti e il fatto che i clienti siano di sesso maschile, in assenza delle prove della costrizione, mostra solamente che la sessualità è un risorsa tipicamente femminile: affermare che pagare per ottenere sesso sia espressione di un dominio ha senso solamente in un contesto in cui chi si prostituisce versa in una condizione di costrizione o povertà in generale (fatto che, come sappiamo, non è vero). Del resto, al di là del sesso transazionale, è possibile rilevare che l’impiego da parte delle donne della sessualità (e dell’emotività) per ottenere benefici di tipo economico è un dato facilmente riscontrabile in ogni contesto; basi pensare alle biografie delle app di incontri, dove le donne fanno molto spesso riferimento al fatto che si aspettano regali, cene, viaggi; e in generale alle aspettative delle donne nelle loro relazioni con gli uomini. Per non parlare poi delle piattaforme digitali in cui le donne vendono servizi a carattere sessuale; del fatto che in generale gli uomini corrono molto più rischi per ottenere sesso e relazioni, che gli uomini sono molto più inclini ad accettare inviti di carattere sessuale, mentre le donne a respingerli, che gli uomini hanno fantasie più frequenti sul sesso e sono meno inclini a segnalare una mancanza di desiderio verso di esso (se non per un malinteso orgoglio), che gli uomini, quando sono in difficoltà, tendono a ricevere molto meno aiuto di quanto ne ricevano le donne in difficoltà (e via discorrendo con esempi simili); tutti questi fatti possono essere negati solo se si è in estrema malafede (verosimilmente nutrendo un certo odio per il genere maschile).
Un esito dell’odio verso gli uomini.
E infatti sembra questo l’unico elemento che sostiene il discorso della Maiorino: l’odio contro gli uomini. Del resto, se la Maiorino fosse coerente, dovrebbe punire anche gli ex mariti che pagano l’assegno di mantenimento all’ex moglie, ogni uomo che in generale, assecondando le aspettative e in alcuni casi vere e proprie pretese femminili, effettua esborsi e dazioni di denaro. Oppure potrebbe condannare quanto affermano la quasi totalità delle donne, lamentandosi che non riescono a trovare uomini generosi e in generale facendo riferimento ad aspettative di tipo economico. La Maiorino potrebbe chiedere l’abolizione immediata di ogni norma che prevede l’obbligo della corresponsione dell’assegno di mantenimento e altri beni (pensiamo alla casa coniugale che, attraverso l’affido alla madre del figlio, spetta alla donna). L’intero Codice per le Pari Opportunità andrebbe riscritto, mettendo anche mano pesantemente al Codici Civile e a quello Penale. E sarebbe solamente l’inizio, la punta dell’iceberg rispetto allo spostamento delle risorse economiche che dagli uomini va verso le donne. Il punto è che la Maiorino non vuole arginare questo fenomeno, non ha nessuna intenzione di fermare il passaggio di risorse economiche dagli uomini verso e le donne e, ancora prima, di ridurre la differenza di valore tra sessualità femminile e maschile (dove la prima ha mediamente valore e la seconda mediamente non ha valore): il suo obiettivo è esattamente il contrario.
È del tutto evidente che la volontà di punire di punire gli uomini che pagano per ottenere sesso è espressione del desiderio di dominare e soggiogare totalmente la psiche maschile, sfruttandola attraverso la sessualità, provocando in essi un senso di colpa, di inferiorità rispetto al femminile e in generale cercando di determinare le condizioni per infliggere negli uomini sempre più sofferenza e sfruttamento, incrementando il passaggio di risorse dagli uomini alle donne. Le tesi impiegate dalla Maiorino per giustificare tutto questo altro non sono che una serie di razionalizzazioni imperniate sui dogmi femministi (donne oppresse, uomini oppressori e privilegiati ), razionalizzazioni che non reggono al confronto con la realtà. Alla Maiorino del resto sembra sfuggire che agli uomini non piace pagare (cifre che in realtà pochi possono permettersi) per ottenere sesso spesso è scadente, che importa il rischio di truffe, estorsioni, ricatti, minacce dopo aver consegnato 200 o 300 euro alla ragazza di turno e non aver consumato alcun rapporto. Se gli uomini accettano tutto questo è per la mancanza di alternative. Agli uomini non piace essere umiliati, respinti, dover sempre dimostrare qualcosa, dover sottostare costantemente al giudizio altrui, sentirsi adoperati come bancomat. Se lo accettano è perché il contesto offre solamente queste alternative. E non c’è bisogno di essere uomini per capire tutto questo; ma c’è bisogno di essere come la Maiorino per nutrire così tanto odio verso il genere maschile da goderne dell’assoggettamento della sua psiche, della sua distruzione.