La Fionda

Cronaca nera e rosa: quando la depressione dipende dalla convenienza

In merito all’incontenibilità delle pulsioni infanticide dovute alla depressione post-partum, una vistosa contraddizione è da decenni sotto gli occhi di tutti, nell’impietoso confronto fra cronaca nera e cronaca rosa. Da un lato si aveva infatti il proliferare di neonati nel cassonetto, fenomeno pericolosamente in espansione, tanto da aver reso necessarie delle contromisure istituzionali – dpr 396 del 3 novembre 2000 – per garantire alle donne l’anonimato nel parto: la neo-madre porta a termine la gravidanza in una struttura pubblica ma, se non si sente pronta a crescere il figlio, non ha bisogno di liberarsene sopprimendolo. È sufficiente che dichiari di sentirsi inadeguata, senza dover motivare nel dettaglio, e può allontanarsi lasciando il figlio alle cure del reparto di ostetricia. Il bimbo verrà inserito nel circuito delle adozioni, ma almeno ha la certezza di non essere ucciso perché “scomodo”, difficilmente giustificabile o impossibile da mantenere.

Dall’altro lato, quello della cronaca rosa, abbiamo un fenomeno in aperto contrasto: le lotte in tribunale per far riconoscere i figli illegittimi nati da rapporti occasionali. Un dato curioso: non c’è mai la nobildonna che porti in tribunale il giardiniere del quale è rimasta incinta mentre il marito era all’estero per affari… Coloro ai quali si attribuiscono figli non voluti sono sempre cantanti, attori, calciatori, registi, presentatori, parlamentari, ricchi imprenditori. Maradona, Falcao, Joao Batista, E’To, Pippo Baudo, Vittorio Sgarbi, Vasco Rossi… sempre miliardari, mai un nullatenente, un disoccupato, un cassintegrato, un clandestino che vive di espedienti. Eppure, dal punto di vista giornalistico, l’ipotetica notizia della baronessa Priscilla di Vallombrosa che spedisce gli avvocati in Romania a cercare il muratore che l’ha sedotta lasciandola incinta, sarebbe sensazionale.

cristiana sinagra
Cristiana Sinagra, ex fidanzata di Diego Armando Maradona

Quale aspettativa di vita avrebbe avuto il figlio illegittimo di un disoccupato?

Il classico postino che morde il cane: fa molto più notizia del cane che morde il postino. Ma, caso strano, a memoria d’uomo una notizia del genere non s’è mai sentita. In teoria il bambino avrebbe sempre diritto di sapere chi è il padre: ed è proprio la motivazione data da chi aspetta figli illegittimi concepiti con un partner occasionale particolarmente facoltoso. In pratica, invece, quando non c’è nulla da guadagnare e il figlio illegittimo sarebbe solo una fonte di problemi – magari mettendo in pericolo il matrimonio prestigioso – una veloce interruzione di gravidanza risolve tutto con discrezione. I figli del redditizio filone Maradona & Co., invece, vengono alla luce circondati da cure, e nel cassonetto non ci finiranno mai. Garantiscono un futuro dorato, quindi la depressione infanticida non compare mai, oppure diventa stranamente controllabile.

Dopo la morte del Pibe de Oro, ad esempio, tutto ciò che ruota attorno al suo nome è tornato d’attualità, a cominciare da chi avesse diritto ad entrare nella camera ardente per continuare con le immancabili liti per l’eredità. Tornando agli scompensi emotivi femminili, dobbiamo riconoscere che la povera Cristiana Sinagra avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per essere preda della depressione post-partum: secondo i verbali dell’epoca (1986) era solo un’escort di poco conto a servizio della camorra, utilizzata dai piccoli boss locali per festini a base di sesso e droga da offrire al potente di turno. Insomma, prospettive di un futuro squallido e incerto per lei e per il bambino. Ma non ha abortito, non ha spaccato la testa al figlio, non lo ha annegato, accoltellato, strangolato, centrifugato in lavatrice. Se, invece di portare in grembo Diego Armando Junior, fosse occasionalmente rimasta incinta di un Pasquale Esposito qualsiasi, la depressione avrebbe prevalso? Quale aspettativa di vita avrebbe avuto il figlio illegittimo di un disoccupato?

mantenimento

Una mera questione di principio, insomma.

Ecco quale sembra essere il teorema derivante: la depressione non spinge a sopprimere il neonato quando da tale neonato possono derivare benefici per la madre. Teorema squallido, cinico e drammatico, ma confermato dalla cronaca degli ultimi 30 anni. Ergo: la depressione post-partum è sempre incontrollabile? Scatena una pulsione omicida non arginabile? La madre infanticida è sempre incapace di intendere e di volere, tanto da usufruire di pene vistosamente ridotte rispetto ad un omicidio commesso per qualsiasi altro movente? Se così fosse, come mai le cronache non registrano un solo caso di infanticidio da depressione post-partum negli ambienti dell’aristocrazia e dell’alta finanza? La depressione puerperale è dovuta a scompensi ormonali, esattamente come la sindrome premestruale: secondo la letteratura scientifica non dovrebbe essere collegata alla pianificazione di una vita più o meno agiata. Infatti la cronaca nera legata al figlicidio non si limita a casi maturati nella disperazione, nella sottocultura e nel sottoproletariato: caso Cogne docet. È invece l’elenco delle richieste di test del DNA per l’attribuzione di paternità ad essere costantemente alimentato da donne di ceto non elevato che hanno avuto incontri occasionali con noti e facoltosi personaggi.

Nel 2007, in Val Venosta, si registrava persino la richiesta di una signora piuttosto indecisa, cassiera in un bar la quale – per cercare il padre del bimbo che portava in grembo – aveva fatto pervenire la richiesta del tampone per il prelievo del DNA a una decina di uomini fra calciatori, politici ed imprenditori della zona. A distanza di pochi giorni la stessa vicenda si replicava in un paesino del Molise. Calcolando il periodo fertile, le due donne avevano ristretto il cerchio a solo una dozzina di papabili genitori. È facile immaginare, in entrambi gli episodi, la soddisfazione di colui il quale avrà scoperto, obtorto collo, la gioia di essere riconosciuto responsabile di cotanta famiglia. Non è dato sapere se nell’intensa attività con sportivi ed industriali ci sarà stato tempo anche per qualche pomeriggio hard col garzone del panettiere, ma, nel caso fosse accaduto, valeva la pena citare anche lui? Meglio pescare fra gli abbienti: la madre “disinvolta” per sé non chiede nulla: come sempre è il bambino ad avere diritto ad un sostanzioso mantenimento. Una mera questione di principio, insomma. Come mai però non viene registrato un solo caso in cui la madre infanticida riveli il nome del padre miliardario dopo aver ucciso il figlio illegittimo con lui concepito?



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