di Giorgio Russo. A scoprire la magagna è stato il quotidiano “La Verità”: nel Decreto Legge pensato per il rilancio dell’economia italiana sono stati inseriti due emendamenti davvero cruciali per far ripartire l’economia del paese. Il primo, presentato da Donatella Conzatti (Italia Viva) destina 900 mila euro alla “Casa delle Donne” di Roma. “Abbiamo portato a casa un risultato importante non solo per le donne”, ha commentato la proponente, “ma anche per la democrazia”. Un altro emendamento, annunciato sui social da Alessandro Zan, quello della legge bavaglio arcobaleno, destina la bellezza di quattro milioni di euro all’anno per “centri antidiscriminazione e case rifugio per le vittime di omotransfobia”. Necessarissimi in un paese dove i casi di omotransfobia sono così rari che le lobby interessate sono costrette ad inventarseli, facendosi aiutare dai sempre servili mass-media.
Qual è il nesso tra questi due stanziamenti e la ripresa dell’economia del paese, messo in ginocchio dal lungo lockdown, sia nelle sue aree produttive, sia nella capacità di spesa delle famiglie? Nessuno. Sono (chiamiamo le cose con il loro nome) pure e semplici marchette. La “Casa della Donna” di Roma, è noto, risulta in debito da anni con il Comune di Roma per locazioni non pagate. Lorsignore ritengono, in virtù della loro alta missione di diffondere odio antimaschile, ospitando presentazioni di donne condannate per lesioni gravi a danno di uomini, terroriste di genere e sessiste con bollino di garanzia, di non dover pagare un centesimo. Ha provato più volte zio Zingaretti a salvarle dal baratro debitorio, di solito facendo più chiacchiere che altro. Il debito è rimasto e il Comune ha già altri progetti per quella sede storica. Ma ecco che arriva il soccorso rosa: Italia Viva promuove la marchetta e cerca di farci credere che il rilancio dell’economia italiana si ottiene pagando i debiti di una delle tante associazioni attive sul territorio nazionale. Perché proprio alla “Casa della Donna” di Roma questo privilegio, lo si spiega solo con la famosa dilagante “cultura patriarcale”…
Saranno davvero cazzi vostri (e nostri).
Non basta, come si è detto. La legge Torquemada, nota più comunemente come Disegno di Legge Zan sull’omotranslesbofobia e misoginia, ancora non è stata approvata. Secondo la Ragioneria di Stato è una boiata senza copertura e allora che ti fa l’astuto Zan? Prova a più riprese a ficcare i fondi previsti dalla legge in altre leggi precedenti. Altra marchetta, stavolta in salsa GLBT, per altro molto discutibile dal lato procedurale. Così oltre alla tassa della “Casa delle Donne” e degli oltre trecento centri antiviolenza dovremmo iniziare a finanziare a babbo morto questi nuovi “centri antidiscriminazione”. Altre associazioni senza alcun vincolo di trasparenza o rendicontazione, che divoreranno in un boccone i 4 milioni di euro. La dinamica è nota, ce l’hanno insegnata proprio i centri antiviolenza: in breve quei soldi non basteranno più e cominceranno le pressioni per aumentarle, ben supportate da allarmi fittizi costruiti a tavolino insieme alle redazioni più scodinzolanti, cioè quasi tutte.
Che dire? Avete una piccola media azienda strozzata dal lockdown, che siete riusciti a tenere in piedi con i vostri risparmi e aspettate finalmente un aiuto dallo Stato per riprendervi? State ancora attendendo la Cassa Integrazione per voi e i vostri lavoratori? Avete un’associazione che fa davvero cose utili, tipo assistere disabili e anziani, non avete un centesimo e ci mettete del vostro perché ci tenete e vi verrebbe bene il sostegno dello Stato? Avete una famiglia che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, specie ora dopo la pandemia e tutti i problemi di reddito che ha creato? In due parole: cazzi vostri. Per questa maggioranza, per questo Governo, potete anche crepare. Perché è indispensabile per la ripresa dell’economia italiana pagare i puffi di un’associazione inutile, dannosa e incapace di pagare i propri debiti, e finanziare “centri antidiscriminazione” in uno dei paesi meno discriminanti del mondo verso gli omosessuali e affini. Il tutto solo perché due parlamentari dal cognome onomatopeico e i loro partiti di riferimento hanno da accontentare le lobby da cui sperano di essere rieletti. Come dite? La cosa non vi va a genio nemmeno un po’? Be’, o superate la paura di sentirvi dare dei “misogini” e “omofobi” e lo fate sapere a questi tizi, o saranno davvero cazzi vostri (e nostri).