La Fionda

Chi comanda il mondo? (2)

E con queste parole Dio si rivolse alla sua creatura, Adamo, dopo aver mangiato il frutto proibito, nella celebre opera Paradiso perduto di John Milton (1608-1674): «Era essa il tuo Dio, ché la obbedisti / più di Colui che ti creò? Per guida, per sovrana l’avesti o per tua pari, / sì che la maschia dignità dovessi / sottoporle così? […] Io l’ho vestita / di grazia e di beltà, perché d’amore / ti sapesse infiammar, non perché scettro / su te levasse» (Was she thy God, that thou didst obey? / …Or was she made they guide, / Superior, or but equal–that to her / Thou didst resign thy manhood? / […] Adornd / She was indeed, and lovely to attract / Thy Love, not thy Subjection). In altre parole, versione moderna, senza rima: “Adamo, ma ti sei rincoglionito che ti metti a sbavare dietro Eva? Guarda che io la donna l’ho creata perché tu possa godere le grazie della sua avvenenza, mica perché tu perda la testa, idiota!”. Forse è meglio tornare ai versi, in un linguaggio meno scurrile. Questa è la risposta della dama (The lady’s answer to the Knight), nel poema Hubridas, di Samuel Butler (1613-1680) : « redigiamo ed eseguiamo tutte le leggi / possiamo giudicare i giudici e la causa; / […] gestiamo le più importanti faccende / in tutti gli affari di stato del mondo; / […] noi governiamo in ogni adunanza pubblica / e facciamo fare agli uomini ciò che giudichiamo opportuno; […] siamo i magistrati in tutte le grandi città / dove gli uomini non fanno altro che indossare le toghe! […] Siamo i tuoi guardiani, che aumentiamo / o dilapidiamo le tue fortune a nostro piacimento; / e, come ci gira, possiamo occuparci / di tutte le tue faccende, bene o male» (We make and execute all laws / can judge the judges and the cause; / […] We manage things of greatest weight / In all the world’s affairs of state; / […] We rule in every public meeting / And make men do what we judge fitting; […] We are magistrates in all great towns / Where men do nothing but wear gowns! […] We are your guardians, that increase, / Or waste, your fortunes as we please; / And, as you humour us, can deal / In all your matters, ill or well).

Queste testimonianze storico-letterarie, assieme a quelle riportate nel primo intervento, e tante altre simili che possono essere ancora riferite, dimostrano che la narrazione storica femminista, per quanto riguarda l’indiscusso governo e dominio del mondo per mano maschile, non è mai stata una verità unanime e incontrovertibile, come ci vorrebbero far credere. Sì, lo so, grazie, conosco l’obiezione che mi farete: queste testimonianze sono state scritte per mano maschile, o presunte tali (chi ha scritto il libro di Esdra?). È palese che gli uomini tendono a giustificarsi, cercano di autoassolversi, vittimizzando le donne. Un argomento che, come potete capire, possiamo pacificamente ribaltare: la lettura storica femminista sarebbe inattendibile perché redatta da donne che tenderebbero a giustificarsi, cercherebbero di autoassolversi, vittimizzando gli uomini. Ma è proprio così? Non ci sono donne che sposano una lettura alternativa, che mettono in dubbio l’idea dell’oppressione storica femminile e la mancanza di potere? Elizabeth Poole Sandford (1797/8-1853) scrive nel libro Woman: As She Is, And As She Should Be, nel primo capitolo “Female Power, Influences, and Privileges” : «La supremazia del debole sul forte è un fenomeno molto sorprendente, ed è tanto malizioso quanto ragguardevole. Qualunque cosa la natura o la legge possano aver negato alle donne, con l’astuzia e la padronanza dell’intrigo si riprendono tutto: l’influenza femminile raggiunge livelli assolutamente inimmaginabili, e gli uomini sono posseduti dalle donne, non possessori di loro. […] E qui c’è il mistero di tutta la faccenda: invero c’è qualcosa di “più forte della forza” […]. Fuorviato “da una faccia prigioniera”, “turbato da un sorriso, o annullato da un bacio”; basta uno sguardo per persuaderlo e un sospiro per convincerlo: questa è la realtà dell’uomo! […] La bellezza non ha che esibirsi attraverso le lacrime, e come Didone dell’antichità, “ire iterim in lacrymas, iterum tentare precando”, la risoluzione non è più una virtù virile. Resistiamo, resistiamo e resistiamo ancora, ma alla fine cediamo improvvisamente e abbracciamo appassionatamente l’incantatrice»

John Milton
John Milton

Le femministe hanno imposto la loro visione del mondo.

Woman: As She Is, And As She Should Be fu pubblicato nel 1835 da Cochrane & Co., dopo la morte di Mary Wollstonecraft e prima del noto incontro di Seneca Falls Convention (1848) – molti libri di storiografia femminista stabiliscono Seneca Falls come il punto di partenza del movimento femminista. Prima che la narrazione storica femminista prendesse forma, un’altra lettura era già stata scritta. Scrive Elizabeth Poole Sandford : «Cerchiamo di considerare l’influenza femminile sotto i vari aspetti nella quale si presenta; e in primis, come azione sull’intera società. La supremazia delle donne è tanto generale e pubblica, quanto domestica e individuale: si estende lungo gli innumerevoli legami dei rapporti sociali, esercitandosi non solo sui costumi, ma, in modo talvolta deplorevole, sul modo di pensare . […] La moglie controlla il marito e lui agisce sugli altri e sulla società in generale, secondo la sua sfera d’influenza. […] Reggenti del cuore, si preoccupano di governarlo nel modo più assoluto: e così accade (come disse molto tempo fa Fedro ) che “gli uomini sono sicuri di essere dei perdenti nei confronti delle donne, tanto quando sono oggetto del loro amore, come quando vengono ingannati a loro malgrado!” […] con una sola lacrima una bella donna è in grado di disfare in un attimo ciò che i migliori e i più saggi tra gli uomini sono riusciti a costruire con fatica in anni».

Evidentemente Elizabeth Poole Sandford non fu l’unica. «Anzitutto, bisogna sapere che Cranford è sotto l’impero delle Amazzoni; tutti i locatari di case, al di sopra di una certa quota di affitto, sono donne. Se una coppia di sposi capita nella cittadina, il marito sparisce […] per decidere su ogni questione di letteratura e di politica […] le signore di Cranford sono del tutto sufficienti. “Un uomo”, come mi dichiarò una volta una di loro “è sempre così ingombrante in una casa”», così recita l’incipit di Cranford (1851), il più celebre romanzo della scrittrice Elizabeth Gaskell (1810-1865), paese fittizio che è ispirato alla cittadina di Knutsford, dove l’autrice aveva trascorso l’infanzia. A sentire l’autrice, le donne dominano. Una lettura della propria esperienza della Gaskell in antitesi con la narrazione storica femminista. Per riportarci a tempi più vicini, nel pieno dell’esplosione dell’ideologia femminista, nel 1971 la scrittrice argentina Esther Vilar pubblicò Der dressierte Mann (L’uomo manipolato o L’uomo ammaestrato), un libro che distruggeva senza pietà la mitologia del potere maschile e della donna sottomessa. Secondo la Vilar, le donne circuirebbero gli uomini, riuscirebbero a farsi mantenere da loro mediante un pervicace e subdolo indottrinamento e condizionamento a loro vantaggio. Alcune delle strategie femminili per ottenere le proprie istanze descritte nel libro sarebbero: la seduzione, il ricatto emotivo (come fanno i bambini), l’adulazione (quando l’uomo si comporta come loro vogliono), l’idealizzazione dell’amore (innato nella donna) e colpevolizzazione del sesso (innato nell’uomo; la donna sarebbe un essere che ama e l’uomo un essere affamato di sesso). Inutile raccontare il proseguimento: Vilar subì minacce ed emarginazione, il libro fu fortemente criticato, le sue tesi bandite dagli “studi di genere”. Durante gli anni ’70 le femministe riuscirono a imporre egemonicamente la loro visione del mondo.

Esther Vilar
Esther Vilar

La domanda resta.

A mio avviso, la donna che è riuscita a esprimere l’idea della supremazia del comando femminile sull’uomo nella maniera più cristallina è stata Asma al-Assad, la moglie del dittatore siriano Bashar al-Assad: «Io sono il vero dittatore». Più chiaro non si può dire. Come succede per gli uomini, anche per le donne altre testimonianze possono essere riferite – anche in questo caso altre citazioni possono ritrovarsi facilmente nell’opera La grande menzogna del femminismo, ma non sarà necessario. Per quanto assurdo possa sembrare, persino le femministe non nascondono di essere a conoscenza di questo immenso e intangibile potere femminile, per esplicita ammissione. Parlando del governo dello Stato, Simone de Beauvoir, capostipite e prototipo delle femministe, scrive ne Il secondo sesso: «ardite, pronte a dar consigli, intriganti, le donne si assicurano sempre in modo obliquo, indiretto, la parte più efficace». E ancora, «le “grandi favorite” attraverso i loro potenti amanti presero parte al governo del mondo», esplicito riconoscimento dell’importante ruolo femminile nel destino dell’umanità. Concepción Arenal, capostipite del femminismo ispanico, nella sua opera La mujer del porvenir, scrive: « sono, o il bambino oppresso che si fa rimanere in silenzio, o il bambino viziato che impone la propria volontà». Secondo l’autrice, gli uomini «sono schiavi del proprio cuore» e le donne «possono diventare i loro tiranni […]. La donna domina mediante la persuasione, la dolcezza e l’affetto». Arenal rifiutava il diritto di voto femminile, perché in qualsiasi caso le donne «influiscono nel voto del fratello, dello sposo, del figlio, del padre e persino del nonno». L’influenza femminile è capillare, con lunghe diramazioni. Conclude l’autrice, «le donne non hanno bisogno di comandare per dirigere». Senza aver tentato ancora di dare una risposta alla domanda che guida questi interventi, siamo riusciti a stabilire due premesse. Primo, la supremazia nel governo del mondo, per mano di uno dei due sessi, è sempre stato un argomento controverso e dibattuto; la tesi femminista, che oggi viene spacciata per unica e unanime, è soltanto un’ipotesi, tra le altre, nulla di più. Secondo, l’ipotesi che privilegia la supremazia femminile è sostenuta trasversalmente, da uomini e donne, così come lo è, tra l’altro, la tesi opposta, l’ideologia femminista, sostenuta da uomini e donne femministi. Arrivati fin qui, persistiamo nella domanda: chi comanda il mondo?



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