“Famiglia Cristiana” coglie l’occasione di due omicidi ravvicinati con vittime donne per intervistare niente meno che “Differenza Donna”. Esito? La solita storia, si finisce per battere cassa. Ogni singolo episodio viene sfruttato per dire che servono soldi, soldi, soldi e ancora soldi. I finanziamenti sono troppo pochi, serve aprire nuovi centri antiviolenza e rifinanziare quelli già esistenti, poi servono soldi anche per fare prevenzione: le operatrici devono formare ed informare a tappeto (l’articolo dice proprio così, “a tappeto”) indottrinando studenti, insegnanti, magistrati, avvocati, operatori sanitari e forze dell’ordine. Dall’intervista pubblicata su Famiglia Cristiana sorgono due domande.
1 – Quali sarebbero i 15 femminicidi menzionati? Citare un arido numero non basta, gli stessi slogan femministi recitano “non siamo numeri” quindi, per onestà intellettuale, sarebbe il caso di citare i 15 nomi ai quali fanno riferimento 15 fatti di cronaca, 15 storie di gelosia morbosa, possesso, mancata accettazione di un rifiuto, oppressione maschilista, violenza definita “strutturale e di sistema” come ama proclamare chi sostiene la bizzarra teoria uccisa in quanto donna. 2 – I soldi non sono mai abbastanza, ma servono realmente alle vittime o alle operatrici? Anche se i centri antiviolenza avessero ricevuto in regalo il PIL della Svizzera, in che modo i soldi avrebbero potuto salvare Sara Campanella? O, per citare un caso ancora più mediatico, in che modo i soldi avrebbero potuto salvare Giulia Cecchettin?

Un cinico battere cassa.
Sara e Giulia subivano la corte insistente di Stefano Argentino l’una, Filippo Turetta l’altra. Tra Giulia e Filippo c’era stata una breve frequentazione, tra Sara e Stefano nemmeno quella. Nessuna delle due ha mai denunciato i ragazzi che poi le hanno uccise, nessuna famiglia ha colto segnali d’allarme, nessuna delle ragazze ha fatto ricorso a cure ospedaliere, nessuna ha mai chiamato il 1522 o si è rivolta direttamente ad un centro antiviolenza. Nelle due drammatiche vicende non ci sono medici poco formati che non hanno saputo riconoscere i segnali di una violenza, non ci sono poliziotti e carabinieri poco formati che non hanno saputo riconoscere le persecuzioni, non ci sono magistrati poco formati che hanno sottovalutato la gravità delle denunce e non hanno stabilito misure cautelari per fermare gli stalker prima che diventassero assassini.
Forse, e dico FORSE, l’ossessiva richiesta di finanziamenti avrebbe un senso se Sara o Giulia avessero chiesto aiuto ad un centro antiviolenza e fosse loro stato risposto «purtroppo non abbiamo operatrici libere per ascoltarvi, le richieste di aiuto sono tantissime ma siamo poche a gestirle. Provate a ripassare il mese prossimo». Se la richiesta di aiuto, anche solo per un consiglio, non fosse stata accolta tempestivamente a causa della carenza di spazi e d’organico e le ragazze avessero perso la vita in attesa di un colloquio salvifico, avrebbe un senso chiedere soldi per incrementare spazi ed organico. Non è così; Sara e Giulia – e le altre – non si sarebbero salvate neanche se le casse di ogni centro antiviolenza venissero riempite d’oro per sedi, operatrici e formazione a tappeto. Purtroppo la violenza non è eliminabile ed è imprevedibile (anche quella di cui sono vittime gli uomini) quindi solleva molti interrogativi il fatto che ogni episodio di cronaca nera con vittime femminili venga strumentalizzato per chiedere finanziamenti.