Quella che stiamo per raccontarvi è una rara e bella storia di correttezza umana e istituzionale. Tutto ha inizio venerdì 13 scorso, quando sui social si diffonde l’anteprima della solita evacuazione giornalistica targata “L’Espresso”. Si tratta di un articolo intitolato: “E le scrittrici cantano in coro «bye bye maschio, non ci servi più»”. Niente di particolarmente rilevante: un gruppo di imbrattacarte (le chiamano “scrittrici”) pubblicate da grandi case editrici solo in-quanto-donne-che-raccontano-di-altre-donne-e-di-quanto-è-tossica-la-maschilità, autrici di libri che si dimenticano da soli un minuto dopo essere stati stampati, affermano a gran voce l’inutilità del maschio (non dell’uomo, attenzione, ma del maschio). Una roba da “direttiva Murgia“, a metà tra il Cinegiornale Luce del ventennio fascista e un film di Leni Riefenstahl durante il Terzo Reich, ma molto meno accurato e molto più livoroso.
Ovvio che la uomosfera italiana, sempre attenta sui social a queste porcate, noti subito l’operazione e si affretti sotto all’anteprima a protestare con toni variabili tra il pacato e il (giustamente) incavolato. Fin tanto che le è concesso farlo, lo fa. A DDL Zan approvato è probabile che non potrà più, in nessuna modalità, quindi si sfoga ora che ancora può. Naturalmente le portavoce (e portatrici di interessi) femministe non mancano di rispondere, innescando i soliti dibattiti social, tanto aspri quanto inutili. Una di loro però attira l’attenzione di molti. Tale Giorgia Gigì rintuzza le proteste maschili definendole “peti cerebrali di certi redpill”. Linguaggio da contessa davvero, ma ad essere oggettivi niente di sconvolgente: sui social si legge ben di peggio. Se non che qualche utente va a vedere chi sia questa fanciulla scurrile, che pure tanto gentile e tanto onesta pare dalla foto del profilo. Ed ecco la scoperta: non è una qualunque, è nientemeno che la presidente della Commissione Pari Opportunità di Gubbio. Nemmeno un semplice componente, proprio la Presidente…
“Nessuno deve esprimersi in modo discriminatorio”.
Cosa siano queste commissioni l’abbiamo spiegato attraverso un articolato intervento del nostro Claudio Accardi, sabato scorso, dunque non perdiamo tempo a dire che, oltre al resto, si tratta di un insulto istituzionalizzato all’art.3 della Costituzione finalizzato a estromettere il maschile da qualunque ruolo o funzione, reclamando, rivendicando e alla fine sottraendo proditoriamente posizioni di rilievo per il solo fatto d’essere donne. In ogni caso si tratta di entità di caratura istituzionale e a quel punto la volgarità, la violenza, l’odio, il pregiudizio, la discriminazione insiti nelle parole di Giorgia Gigì escono dal campo del commento sboccato da social network e assumono ben altro valore. Come si può non pensare che la gentildonna non porti e non applichi tutto quel bagaglio di pregiudizi e disprezzo anche nel suo ruolo di presidente della Commissione Pari Opportunità? Noi de “La Fionda” ci accorgiamo dell’anomalia, grazie anche alle molte segnalazioni, e diffondiamo l’exploit della signora Gigì sui nostri canali social con il commento che merita e ipotizzando che forse sarebbe stato il caso di segnalare la condotta per lo meno al Sindaco di Gubbio. Veniamo presi in parola, a quanto pare, e molti nostri follower scrivono agli indirizzi email istituzionali che avevamo segnalato, protestando con garbo ma con fermezza la propria indignazione.
Siamo avvezzi a inviare comunicazioni del genere come al fatto che usualmente o non ricevano risposta, o ne ricevano una contenente una supercazzola a caso o, non di rado, prese di posizione in difesa della femminista di turno e di ogni concetto antimaschile da questa proferito. Pochi giorni dopo invece: sorpresa. Il Sindaco Stirati risponde. Un nostro affezionato lettore ci ha inoltrato la risposta del primo cittadino di Gubbio, che ci ha talmente stupito da non poterla non rendere pubblica (visionabile qui di seguito). Stirati correttamente specifica che la Commissione Pari Opportunità è indipendente dalla Giunta comunale, sintetizza le modalità della sua composizione, prendendo doverosamente le distanze dalla nomina dell’attuale presidente, dopo di che spara all’improvviso questa frase (corsivi nostri): “concordo assolutamente sul fatto che nessuno, ed in special modo chi ricopre ruoli riconducibili ad attività istituzionali, debba esprimersi in modo inappropriato, scurrile, offensivo e tanto meno discriminatorio nei confronti di qualcuno. È chiaro inoltre che il percorso verso la parità di genere non deve in nessun modo portare a quello che da alcuni viene definito come secondo sessismo, in una sorta di discriminazione al contrario“.
Galantuomini che vedono gli squilibri.
Il Sindaco promette poi una tirata d’orecchie alla presidente Gaggiotti (questo il vero cognome di Giggì…), cosa per noi del tutto irrilevante. Non siamo vendicativi, non siamo femministe. Molto più rilevante per noi è ciò che Stirati scrive sul corretto concetto di parità. Rilevante perché assolutamente condivisibile, ma soprattutto perché affermato da un alto soggetto istituzionale, che così mostra di non temere improperi e pressioni delle lobby rosa, né le minacce di Rosa Nostra, ma anzi di essere umanamente e politicamente forte a sufficienza da affermare un principio tanto semplice quanto vero. “Secondo sessismo”, “discriminazione al contrario” applicati alla condotta di una femminista, sono concetti che mai avremmo pensato di vedere espressi da un soggetto politico e istituzionale. Le parole del Sindaco di Gubbio sono uno squarcio di luce nelle tenebre dello spirito dei tempi plasmato dal femminismo e che lo innalzano a un reale portabandiera della parità. Stirati dimostra che qua e là esistono amministratori e politici lucidi e coraggiosi, che non si sono lasciati irretire del tutto dalla propaganda o dall’interesse elettorale. Galantuomini che vedono gli squilibri, quando ci sono, e si dimostrano pronti a stigmatizzarli. Dal lato nostro non possiamo quindi, nella totale ignoranza dell’ala politica cui il Sindaco Stirati appartiene (dettaglio del tutto irrilevante), che ringraziarlo e omaggiarlo con un applauso. Nella speranza che tanti altri amministratori e politici, oltre a lui, prendano coraggio e comincino a imporre la banale verità delle cose.