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Eccoci dunque al punto. Abbiamo dedicato gli articoli del mattino di tutta la settimana (li trovate linkati qua sopra) alla ricostruzione il più possibile dettagliata e argomentata del percorso fatto dall’amico William Pezzulo subito dopo aver messo piede fuori dall’ospedale, dove era finito a seguito dell’attacco con l’acido da parte della sua ex Elena Perotti. Un percorso fatto di qualche blanda attenzione mediatica seguita dall’oblio più totale, dall’abbandono e dall’isolamento. William ha fatto il suo percorso di dolore e umiliazione in silenzio, senza reclamare o recriminare. Qualcuno si è mosso in sua vece perché gli venisse riconosciuta, anche solo simbolicamente, la solidarietà di tutta la comunità nazionale. Questo è il “Cavalierato della Repubblica” che si chiese per lui: un riconoscimento per la sua “resilienza” (come si dice oggi) di fronte a una vicenda personale tragica, ma anche per dargli la possibilità di assurgere a portavoce nazionale di quanto terribile e folle sia la violenza. In generale e ancor più nei contesti affettivi. Come abbiamo raccontato, quella richiesta fu respinta con toni superficiali e argomenti irricevibili.
Sta di fatto che vogliamo riprovarci, sperando che questa Presidenza della Repubblica sia più equanime, consapevole e attenta a vicende paradigmatiche come quelle di William. Per questo abbiamo inviato stamattina al protocollo del Quirinale una PEC con il testo che segue, firmato da Roberta Aledda, psicologa e autrice de “La Fionda”, da Fabio Nestola e dal sottoscritto. Ancora chiediamo che la massima istituzione nazionale riconosca in William il valore non tanto della vittima, ma quello dell’uomo che con pacato ed esemplare coraggio affronta da solo, senza pretese o lamenti, un nuovo percorso di vita, dopo la tragedia personale. Chiediamo al Primo Cittadino d’Italia di riconoscere in lui la trasversalità della violenza, con tutto l’orrore che porta con sé. Affinché non accada più a nessuno, a prescindere da una qualunque delle condizioni elencate all’Art.3 della nostra Costituzione. Potete voi sostenere questa nostra istanza? Certo. Anzi dovete. Il procedimento è un po’ contorto, ma niente che prenda più di due o tre minuti. Potete sostenere la nostra istanza scrivendo al Quirinale tramite questo form online. Non è necessario scrivere un romanzo, bastano poche frasi tipo: “sostengo l’istanza per il Cavalierato a William Pezzulo”, magari seguita dal link a questo articolo. Attenzione però: il vostro messaggio verrà recapitato alla segreteria della Presidenza solo se confermerete, tramite email, l’invio. Vi chiediamo di armarvi di santa pazienza e di farlo, anche se la procedura è un pelo contorta. Vi chiediamo di farlo per William. Per la giustizia e per la parità. E perché niente del genere succeda mai più. Ecco dunque cosa abbiamo scritto al Presidente Mattarella.
Una nuova istanza alla Presidenza della Repubblica.
«A Sua Eccellenza Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, Palazzo del Quirinale, 00187 Roma. Signor Presidente, nel novembre 2013 l’avv. Paola Tomarelli, in rappresentanza di un gruppo di cittadine e cittadini, scrisse al Suo illustre predecessore per chiedere il conferimento del Cavalierato della Repubblica in favore di William Pezzulo, all’epoca 26enne, vittima di un’aggressione con l’acido ad opera della ex fidanzata. L’iniziativa nasceva sulla scia di analoga onorificenza conferita a Lucia Annibali, oggetto di un’aggressione simile ma a ruoli invertiti per quanto attiene al genere di autore e vittima. Fu sconcertante la risposta della Dr.ssa Zincone, Consulente per i problemi della Coesione Sociale, Segretariato Generale del Quirinale, la quale in sintesi così motivava la decisione di Sua Eccellenza Giorgio Napolitano: 1) il Presidente non poteva premiare tutte le persone vittime di aggressioni violente; Lucia Annibali è stata scelta per la particolare dignità con cui ha reagito all’aggressione, eleggendola quindi a simbolo di chi in circostanze analoghe ha saputo mantenere un comportamento civile e coraggioso; 2) a testimonianza che il Presidente non dimentica il “sesso forte”, ricordava che in occasione del 25 novembre veniva consegnata una targa a NoiNo.org, campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, con testimonial personaggi maschili dello spettacolo; 3) seppure anche i maschi possano essere vittime di violenza femminile e stalking, oggetto di comportamenti persecutori ed aggressioni sono assai più spesso donne e gli aggressori assai più spesso uomini.
Tutte le motivazioni sono francamente inaccettabili, a maggior ragione se si considera l’autorevole fonte dalla quale provengono. In primis è lecito chiedersi quali criteri connotino come “meno coraggioso” e/o “meno civile” il comportamento tenuto da altri cittadini in situazioni analoghe, facendo riferimento in particolare al comportamento di William Pezzullo, la persona oggetto della segnalazione. Anzi, William non ha avuto neanche una frazione dell’eco mediatica della quale ha goduto l’avv. Lucia Annibali, ricevuta dalla Presidente della Camera dei Deputati, ricevuta al Quirinale, insignita del Cavalierato, co-autrice di un libro sulla propria storia presentato ripetutamente presso Assessorati, scuole e Centri Antiviolenza in mezza Italia, divenuta Consulente Parlamentare ed in seguito divenuta Parlamentare ella stessa. Pur essendo anch’egli vittima di una aggressione pianificata ed eseguita dalla sua ex, William ha vissuto e continua a vivere con discrezione il proprio dramma, lontano dai media, senza alcun supporto economico ed ignorato dalle istituzioni; ha sopportato e continua a sopportare con estrema dignità le conseguenze del gesto criminale che – tra l’altro – ha causato una condizione psicofisica di gran lunga più grave di quella, pur gravissima, sofferta dall’avvocato Annibali. Pertanto, checché ne dica la dr.ssa Zincone, la disparità di considerazione da parte del Presidente Napolitano rimaneva invariata.
«Certi di una Sua maggiore sensibilità»…
Il secondo aspetto riguarda la targa conferita agli uomini dello spettacolo testimonial della campagna NoiNo.org., che dimostrerebbe l’equilibrio del Presidente e l’attenzione simmetrica nei confronti delle vittime a prescindere dal genere. Una chiave di lettura quantomeno bizzarra: la realtà é diametralmente opposta. Nel caso di specie, il soggetto femminile ha ricevuto l’onorificenza per lo status di vittima, mentre i soggetti maschili hanno ricevuto una targa non in quanto vittime ma come non aggressori, in sostanza per aver preso pubblicamente le distanze dalla violenza agita contro le donne. Continua a radicarsi la percezione distorta che lo status di vittima possa essere associato esclusivamente a un soggetto femminile, un uomo non può essere riconosciuto vittima di una donna e l’intero genere maschile viene diviso fra chi trova “normale” aggredire le donne e chi invece si schiera contro. Doverosamente contro, aggiungeremmo. Tuttavia la campagna di cui sopra non contempla alcuna pietas per le vittime maschili di violenza; le vittime maschili, pertanto, non esistevano né nei temi della campagna NoiNo.org., né nella considerazione del Presidente.
Il terzo aspetto slatentizza l’orientamento ideologico dell’intera risposta. Sostenendo che le vittime maschili sarebbero numericamente inferiori rispetto alle vittime femminili, si afferma un principio difficilmente conciliabile con l’attenzione che il Presidente usualmente dedica alle minoranze. Non è il caso di riconoscere le violenze subite dagli omosessuali, perché gli etero vittime di violenza sono di più? Non è il caso di riconoscere le violenze subite dai diversamente abili, perché i normodotati vittime di violenza sono di più? Non è il caso di riconoscere le violenze subite dagli immigrati, perché gli italiani vittime di violenza sono di più? Allo stesso modo, non è il caso di riconoscere le vittime maschili per il solo fatto che le vittime femminili sarebbero di più? Tale risposta offende l’intelligenza di cittadine e cittadini Italiani. Se fosse valido il teorema della rilevanza numerica, la dr.ssa Zincone dovrebbe essere in grado di spiegare per quale motivo non è mai stato conferito il cavalierato ad un operaio sopravvissuto alla frana o alla caduta dall’impalcatura, visto che ogni anno le vittime di incidenti sul lavoro nei cantieri, nelle fabbriche e nei campi sono infinitamente superiori alle vittime di aggressioni con l’acido. È lecito chiedersi se per caso l’attenzione al caso Annibali ed il disinteresse per il caso Pezzulo nascano da un condizionamento ideologico che sconfina nel pregiudizio di genere. Tanto premesso, riteniamo doveroso reiterare la richiesta di un riconoscimento istituzionale per William Pezzulo, quale simbolo di sobria dignità nella pur gravissima sofferenza patita ed ancora patenda, in ragione del percorso riabilitativo stimato in circa 10 anni. Certi di una Sua maggiore sensibilità, restiamo in attesa di una cortese risposta. Roberta Aledda, Fabio Nestola, Davide Stasi.