di Davide Stasi. Un affezionato follower, prima di “Stalker sarai tu” e ora de “La fionda”, mi invia alcune foto del nuovo libro che la giornalista Tiziana Ferrario ha pubblicato, intitolato “Uomini, è ora di giocare senza falli”. Nulla da dire sul titolo, si commenta da sé: è una specie di clickbait editoriale molto greve e volgare che richiama all’evirazione e la cui inaccettabilità è certificata dal fatto che mai si darebbe un titolo uguale e invertito, che so: “donne, caviamo la patata”, oppure “donna, non fare la fessa”. Ciò che in realtà interessa del libro della Ferrario è che a un certo punto, per l’esattezza a pagina 40, cita proprio “Stalker sarai tu”, il blog che ha dato origine al sito che state leggendo in questo momento. Non è una cosa da nulla. Anzi è un salto quantico. Come ci siamo trovati a riflettere negli ultimi articoli di “Stalker sarai tu” e nei primi de “La fionda”, dopo anni di attività passata sotto silenzio, volutamente ignorati o al massimo dileggiati dalla controparte, questa stessa a un certo punto, mesi fa, ha iniziato a riconoscerci un’identità. Criticata, biasimata, disprezzata quanto si vuole (ci sta: non sarebbero controparte altrimenti), ma comunque riconosciuta. Ha rappresentato il terzo step della massima gandhiana: “prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. È stato anche per affrontare ben vestiti, puliti, ordinati e riconoscibili la fase del combattimento, che è già ampiamente in atto come diremo domani, che si è deciso di cristallizzare l’esperienza di “Stalker sarai tu” e di evolvere in quella attuale. La presenza della menzione a “Stalker sarai tu” nel libro della Ferrario ci dimostra che il nostro sentore non era sbagliato.
La citazione della Ferrario è breve, in parte corretta e in parte no. Si dice “il sito italiano Stalkersaraitu, molto attento ai diritti degli uomini, nato subito dopo l’introduzione della legge sullo stalking”. Vera, verissima la prima, e non è chiaro cosa ci sia di sbagliato nel porre attenzione ai diritti degli uomini; sbagliata e scorretta la seconda. La legge anti-stalking è entrata in vigore nel 2009, mentre “Stalker sarai tu” è nato come pagina Facebook nel settembre 2016 e come blog autonomo nel marzo 2017, dunque cinque-sei anni dopo. Dubito che Tiziana Ferrario non abbia letto, ché erano ben evidenti in homepage, le origini del blog. Molto più probabilmente aveva l’esigenza, con questa scorrettezza, di suggerire che gli uomini si fossero ribellati immediatamente a una legge che avrebbe limitato il loro desiderio innato di opprimere e perseguitare le donne. Non è così, anzi è proprio il contrario. Sono dovuti passare diversi anni di applicazione della legge perché alcune persone, uomini e donne, cominciassero a registrare, per altro già prima di “Stalker sarai tu”, i clamorosi errori giudiziari scaturiti dall’art. 612 bis. Nessuna lamentela pregiudiziale, dunque, bensì la registrazione di fattispecie anomale e talvolta distruttive che andavano accumulandosi sempre più, in numero crescente. Dovere di una giornalista coscienziosa, come sicuramente Tiziana Ferrario è, sarebbe stato quello di “andare a vedere le carte”, chiedendosi come mai a qualcuno prende l’uzzolo di denunciare le storture dell’applicazione di una legge apparentemente così buona e importante. Le si sarebbe aperto un mondo. Un mondo che però, evidentemente, Tiziana Ferrario non vuole aprire.
Che fa, dottoressa Tiziana Ferrario, se ne resta lì sporta da una pagina stampata a urlarci “per voi è finita, maledetti!” come un supereroe della Marvel, oppure accetta?
Alla menzione del vecchio blog segue una specie di decalogo che non è chiaro se venga dalla Ferrario attribuito al blog stesso o se voglia essere una sintesi delle posizioni “maschiliste” (così le definirebbe lei) reperite in rete. Abbiamo controllato, perché i vuoti di memoria capitano a tutti: su “Stalker sarai tu” non appare da nessuna parte un decalogo del genere, scritto da me o dagli autori successivi. Potrebbe essere stato preso da qualche commento, di cui però non siamo né autori né responsabili. Senza contare che, per quanto si riesce a leggere dalla fotografia che abbiamo, buona parte dei punti di quel decalogo è più che sacrosanta e condivisibile. Un’altra foto inviata dal gentile follower mi riporta poi la pagina delle “Avvertenze” iniziali, a leggere le quali si resta oggettivamente attoniti. “Questo è un libro da regalare a quei maschilisti che ancora non hanno capito di avere i giorni contati”, esordice Ferrario. Ma è un libro, una minaccia o un ultimatum? Che toni sono questi? Poi viene una fotografia verace e drammatica del presente: “perché altri uomini, femministi, stanno avanzando ed è con questa nuova specie che le donne stanno costruendo un’alleanza per un mondo migliore”. Già, purtroppo è così, ed è la più grande dimostrazione di quanto ancora funzioni la propaganda. In ogni caso, l’ho letto tempo fa, quindi potrei sbagliarmi, ma mi pare che il “Mein Kampf” di Adolf Hitler usi gli stessi toni nell’identificare i buoni, gli “ariani” e indicare i cattivi, gli ebrei, questi ultimi accusati (del tutto falsamente) per la sconfitta tedesca nella Prima guerra mondiale e per una lunga serie di orribili delitti nella storia. Nel libro della Ferrario i nuovi ebrei, cioè noi uomini, sono accusati di perpetuare “quel dannato gioco di potere che da secoli tiene le donne sottomesse”. Non discutiamo quest’ultimo assunto, per cui ci limitiamo a rimandare alla sezione “La grande menzogna” del nostro Santiago Gascó Altaba (oltre che al suo saggio in due volumi). Ci interessa un’altra parte delle “Avvertenze” della Ferrario, là dove dice: “È un libro interattivo, che potrete integrare con le vostre esperienze personali. Sicuramente avrete qualcosa da aggiungere”.
Sì, cara Tiziana Ferrario, abbiamo parecchio da aggiungere, indubbiamente. E, visto che si è compiaciuta di citare il blog che è all’origine dell’attuale piattaforma, dedicandogli un interesse che mai avrebbe sperato di ottenere, pur essendo convinto di meritarlo appieno, vorremmo cogliere l’occasione dell’interattività del suo libro. Perché, immaginiamo, il suo non vuole essere un soliloquio. Certo, ogni libro è un soliloquio, non ci piove, ma, quando ha la forma del saggio o dell’inchiesta, doverosamente si propone all’opinione pubblica per il dibattito. Con questo spirito è stato pubblicato il libro “Stalker sarai tu” (Erga Edizioni, 2017) e “Violenza sulle donne: le anti-statistiche” (Youcanprint, 2019). Si attende ancora che qualcuno contenda ciò che vi è scritto, a sfidare e porre sotto esame severissimo le asserzioni di quei testi. È ciò che ogni analista o aspirante tale vorrebbe. E sono certo, per lo meno auspico, che valga anche per lei. Auspico cioè che il suo ultimo sforzo editoriale non sia soltanto una dichiarazione di guerra declamata dal balcone di un Palazzo Venezia femminista, ma una proposta di confronto e riflessione su problemi psico-socio-culturali reali e registrabili. Ebbene, se così è, la invito a un confronto nei luoghi, nei tempi e nei modi che lei preferisce, dalla chiacchierata disimpegnata su Skype in su, qualunque modalità a noi va bene, purché sia pubblica. Garantiamo urbanità, educazione, rispetto. Per quanto a qualcuno piaccia farci passare per terroristi misogini mangia-donne, tali non siamo: può leggere le nostre biografie qui sopra nel menu principale per rassicurarsene. Tuttavia, lo diciamo subito, non useremo con lei alcuna delle indulgenti cavallerie che usualmente, in modo spontaneo e naturale, gli uomini riservano alle donne. Per noi è irrilevante che lei sia Tiziana o Tiziano, e ciò che diciamo trova consenso paritariamente tra uomini e donne. Non ci interessa il genere di appartenenza di chi parla, a noi interessa mettere a confronto le idee che professa con le nostre. Noi evitiamo l’espediente di Schopenhauer: vogliamo provare a distruggere il ragionamento, mai il ragionatore. Se accetterà, probabile che ce ne torneremo, alla fine, dentro la nostra zona di conforto senza aver cambiato minimamente idea, ma per lo meno avremo dato a chi avrà la compiacenza di ascoltarci un ampio ventaglio di elementi di riflessione.
Allora che fa, dottoressa Tiziana Ferrario, se ne resta lì sporta da una pagina stampata a urlare “per voi è finita, maledetti!” come un supereroe della Marvel, oppure accetta?