Da messaggio privato. Ciao. La mia è la classica situazione da separazione. Dieci anni insieme, due figli. Progetti su progetti, promesse, amore. Qualche screzio, ma niente di trascendentale. Avevamo ed eravamo una Famiglia (la maiuscola non è casuale) nel senso più bello e completo del termine. Evidentemente era tutta un’illusione, quella che lei recitava in famiglia era una messa in scena. La scopro che mi tradisce da mesi con il suo istruttore di nuoto. Una banalità così gretta che da sola manda in pezzi qualunque concetto di Famiglia. E lo scopro nel modo peggiore, trovando sul PC di casa, in una cartella nascosta (molto malamente) le loro foto hard. Immagini che mi si sono impresse a fuoco nella mente.
Ovviamente per me è uno shock. Tutto il mio mondo andato in pezzi, nessun futuro più davanti. Un muro, solo un muro. Mi chiedo se posso perdonarla, ma no, non ce la faccio. Sarò un tradizionalista, un maschilista, dite un po’ quello che volete, ma pensare che quella bocca che baciava me e i miei figli poi facesse altre cose con un estraneo, era qualcosa che non potevo accettare. Quindi ci separiamo, lei va a stare da sua madre. I bambini sono sotto shock quanto me, ma ovviamente non gli diciamo niente, se non che non ci amiamo più. Vederli così sofferenti per colpa di un capriccio mi ha fatto impazzire di rabbia, lo ammetto. Nella fase di separazione ho smesso di chiamarla o mandarle messaggi, le scrivevo solo email. Preferivo perché le cose scritte “restano” e mi immaginavo qualche tiro mancino. Ci scrivevamo per cercare di metterci d’accordo e regolare i termini della separazione. Non fatico ad ammettere che non mi rivolgevo a lei in modo garbato e gentile. Non so che farci, sono un essere umano e avevo sotto gli occhi la disperazione dei miei figli.
A un certo punto le scrivo che, se finiamo in tribunale per la separazione, farò di tutto per tenermi i figli, dato che lei è indegna. Spenderò tutto quello che ho per i migliori avvocati, e cercherò di far pesare la “colpa” della separazione, anche se non viene più tanto accettata. E se necessario produrrò anche le foto hard (che mi ero copiato). Da quel mmomento non la sento più, non risponde più, sparisce, cambia numero di telefono. Ero inesperto di queste cose, ma avrei dovuto capire che si stava preparando a denunciarmi per stalking. Una denuncia forzata, senza fondamento. Che però mi ha portato all’ammonimento prima e poi in tribunale, in un processo penale. L’ha fatto perché spaventata dalla mia minaccia. Tra una madre indegna che distrugge una famiglia per i suoi pruriti e un padre condannato per stalking, sicuramente il giudice della separazione avrebbe scelto la prima per l’affido dei bambini. Per questo ho lottato con tutte le mie forze per dimostrare che la sua era tutta una costruzione basata sulle mie email scortesi, e che non era affatto in ansia.
Per dimostrarlo ho provato a portare in tribunale le foto e i video presi da un gruppo di Facebook a cui lei era iscritta. Una specie di organizzazione di scampagnate. In molti video e foto postati quando lei diceva di essere in ansia, era lì che rideva, ballava sui prati, cantava, faceva i trenini come a Capodanno. Non male per una donna in ansia e impaurita… Bene, lei e il Pubblico Ministero hanno avuto la faccia da c… di sostenere in tribunale che faceva così proprio per scacciare l’ansia. E la cosa grave è che il giudice ci ha creduto. Mi sono preso otto mesi con la condizionale. Fedina penale sporca, nomea pubblica di stalker e lei di vittima. E ovviamente il giudice che si è poi occupato della separazione ha dato a lei la custodia dei bambini. Io, ora, sono annientato. E credo che lo sarò per sempre. Solo non ho il fegato di ammazzarmi, ma ne avrei una gran voglia.