Conoscerete Tinder. E conoscerete, ormai, Facebook Dating, la feature che il senescente social network di Zuckerberg ha messo in campo nel tentativo di fargli concorrenza. In apparenza non presenta differenze di grosso rilievo, se non per alcuni aspetti che mi hanno fatto alzare già da subito il sopracciglio. Il primo, che presumo verrà risolto con un po’ di assestamento, se non è già stato fatto da quando l’ho osservato, riguarda la privacy del profilo Facebook personale degli utenti. Pur non essendo mostrato direttamente, infatti, non è difficile risalirvi partendo dagli amici, gli eventi e le pagine in comune, che invece sono in bella vista, probabilmente per il (falso) presupposto che possano dare spunti di conversazione. Era così anche per Tinder agli esordi e alla cosa è stato posto rimedio, quando si è capito che l’unico risultato fosse far sì che le donne venissero inondate di messaggi al di fuori dalla piattaforma. Col tempo è sparito anche il nome del profilo Instagram dalle foto collegate, quantomeno costringendo quelle che volessero lamentarsi di tutte le richieste di messaggi sulla piattaforma esterna a sottoporsi volontariamente alla cosa mettendolo nella propria bio.
Il secondo e il terzo, entrambi dettagli relativi alle preferenze sulle persone, mi preoccupano di più. Uno per quanto riguarda le implicazioni concettuali, l’altro anche per quelle pratiche. È chiesto di scegliere, riporto per come è scritto, l’identità di genere dei profili consigliati. Naturalmente, si vuol limitare la selezione a quelli in grado di piacerci. Peccato che ciò non abbia nulla a che vedere con la loro identità di genere e sia invece determinato dal loro SESSO, come da sempre indica la definizione stessa di orientamento sessuale: l’attrazione verso il proprio, quello opposto oppure entrambi. Il fatto che stia venendo alterata per includervi l’identità di genere è l’ennesima legittimazione di una delle tante cagate pazzesche dell’ideologia queer che lentamente stanno contaminando le scienze umane. L’attrazione sessuale è subordinata ad una serie di caratteristiche anatomiche. Se così non fosse saremmo tutti pansessuali, per usare un altro termine in voga al momento. Ad eccitarmi sono le forme e gli organi riproduttivi femminili, non il fatto che una persona si identifichi come donna. Questo, senza nulla togliere alla sua libertà di identificarsi nel modo che ritiene più congruente con se stessa, non fa di me un transfobico, fa di me un maschio eterosessuale.
Se una ha o aveva le palle, tocca scoprirlo vivendo.
E no, non significa che mi attragga qualsiasi essere dotato di tube di Falloppio. Condizione necessaria ≠ Condizione sufficiente. Tocca sottolinearlo, a fronte di chi si è inventato di sana pianta un orientamento sessuale per ostentare il fatto di volere solo persone intelligenti. Si tratta di una minuzia semantica, che però sottende al problema ben più ampio di dare spazio, in nome dell’inclusività verso i gruppi emarginati, a idee completamente scollegate dalla realtà. Un fenomeno che non solo sta contribuendo a peggiorare le tensioni verso questi gruppi piuttosto che allentarle, ma nel farlo sta togliendo pure ogni presupposto di fiducia verso la scienza, il mezzo d’elezione per indagare e raccontare la realtà così com’è, non come qualche attivista invasato vorrebbe che fosse. Per questo dico che me ne preoccupano le implicazioni concettuali. Poi, per quanto concerne strettamente l’utilizzo dell’applicazione, posso anche dire che me ne frega poco o nulla. Su Tinder visualizzo le donne trans in mezzo alle altre e non mi cambia davvero la vita. Paradossalmente mi dispiace per loro, divise fra il dichiararlo nel profilo vedendosi crollare il numero dei match e il dichiararlo a posteriori rischiando la segnalazione da qualche preziosino che si sentisse ignobilmente raggirato per averci scambiato due parole, convinto di esser prossimo a castigare una vagina di razza pura.
Di questa situazione peraltro sono diventato consapevole solo quando, qualche estate fa, una mi ha detto di essere trans dopo esserci scambiati il numero e avermi bloccato su Tinder proprio per paura che potessi segnalarla. Ho escluso risvolti sessuali, ma non per questo le ho tolto il saluto. Ha finito per giocarsela talmente bene conversando che siamo usciti per simpatia. Io ci ho guadagnato di poter raccontare di aver fatto ridere una donna trans dicendole “ne ho conosciute tante con una marcia in più, ma tu hai addirittura la leva del cambio manuale” e lei ci ha guadagnato un gelato. Intendo un cono. Intendo uno con la crema. Intendo artigianal… vabbè, mi arrendo, ridete pure a mie spese. Assodato quindi che non mi crea problemi non poter filtrare a priori per organi genitali i profili che vedo, non riesco a non notare il paradosso allucinante di poterli filtrare per statura. Avete capito bene, si può stabilire la statura minima delle persone visualizzate, escludendo a priori quelle più basse e quelle che non la dichiarano. Addirittura c’è un pulsante aggiuntivo per confermare se il requisito è imprescindibile oppure ogni tanto “si tollera” qualche suggerimento diverso. Insomma, se una ha o aveva le palle, tocca scoprirlo vivendo, ma se proprio vi danno fastidio quelle sotto il metro e sessanta…
Non mi permetto di dire cosa debba piacere a voi.
Penso ci si debba parlar chiaro una volta per tutte sulla questione: alla stragrande maggioranza di noi uomini frega poco o nulla della statura di una donna. Anche quelli che dicono di non volerla più alta di sé spesso se ne autoconvincono solo per proteggere il proprio ego dall’insicurezza di non essere a̶l̶l̶’̶a̶l̶t̶e̶z̶z̶a̶ abbastanza per lei. Mettetegli davanti una davvero figa che dica “a me non frega nulla che sei più basso, mi piaci un sacco” e vedrete se mi sbaglio. Se si volesse venire incontro ad entrambi i sessi allo stesso modo con determinati filtri e opzioni di scelta, si riconoscerebbe anzitutto che ci interessano cose diverse. E indovina, indovinello… qual è una caratteristica che interessa agli uomini in misura comparabile a quanto la statura interessa alle donne? Il peso. Ma guai anche solo a concepire l’idea di mettere un filtro del genere. Le donne ne risulterebbero offese e quando una cosa offende le donne, si sa, allora per definizione è discriminatoria. Questo è il particolare che mi preoccupa non solo nelle implicazioni concettuali, ma anche pratiche, per il modo pesantissimo in cui penalizzerà gli uomini sotto una certa statura, t̶a̶g̶l̶i̶a̶n̶d̶o̶g̶l̶i̶ ̶l̶e̶ ̶g̶a̶m̶b̶e̶ rendendogli a tutti gli effetti l’applicazione inutilizzabile.
Qualcuno dirà: perché? Almeno così si evita di perdere tempo, dopotutto questi uomini verrebbero esclusi comunque alla fine. Un’obiezione sensata in apparenza, ma celante una genuina ignoranza delle leggi di mercato, del concetto di bisogno indotto e, soprattutto, della natura femminile. Il che, considerato il frangente da cui arriva, è ironico, ma non sorprendente. Dopotutto, è lo stesso che un momento prima si iscrive alle applicazioni di incontri “per noia” e un momento dopo si ricorda improvvisamente di dover salvare il mondo e non aver tempo da perdere, appena realizza di starla ingannando con qualcuno che non corrisponde perfettamente all’archetipo dell’uomo idealizzato nei propri sogni bagnati. Sia inteso, ragazze, che non ho nulla da ridire sul fatto che vi piacciano i ragazzi alti. Reputo i gusti personali sacrosanti e intoccabili, per frivoli che possano risultare a terzi, e come mi ritengo perfettamente libero di volere una donna magra, atletica e con le tette grosse, vi ritengo perfettamente libere di volere un uomo alto, con la barba perfetta e gli occhi di due colori diversi, i lineamenti mulatti e l’accento posh, la cultura di un laureato e la dotazione sessuale di un rifugiato. Non permetto a nessuno di dire cosa debba piacere a me e non mi permetto di dire cosa debba piacere a voi.
Sempre in cerca di qualcosa che non esiste.
Ma ho anche sufficienti anni di esperienza per sapere quanto i vostri gusti siano malleabili dalla circostanza e ricordare come ad esempio l’altezza, che pur vi è sempre piaciuta, non fosse un requisito così imprescindibile per così tante di voi prima del boom delle applicazioni d’incontri. Sono un metro e settanta. Dal vivo ci ho sempre provato anche con donne visibilmente più alte di me, con la stessa arroganza con cui i chihuahua si mettono ad annusare il culo agli alani. Mentirei se dicessi che ci siano state in tante, ma ci è stata almeno qualcuna che per propria stessa ammissione mai aveva considerato prima di uscire con un uomo più basso di lei. La più alta in assoluto? Un metro e novantadue. Caso più unico che raro e siamo arrivati solo al bacio, ridendo come scemi peraltro, ma queste erano le infinite possibilità nel 2012, prima del “non scrivermi se non sei alto almeno uno e ottantacinque”. Su Tinder, che uso a intermittenza dal 2015, l’unico modo in cui riesco a ottenere un numero sufficiente di match e di incontri da non voler mollare per la desolazione è nascondendo la mia statura fino al momento in cui non ho coinvolto abbastanza ciascuna delle donne con cui parlo da farmi percepire come un uomo potenzialmente interessante e non più come una delle tante carte nel mazzo. Solo allora il loro eventuale rifiuto è commisurato a quanto davvero gli importa della cosa e non alla semplice consapevolezza di avere infinite possibilità di scelta. Succede che questo si traduca in appuntamenti andati a vuoto, ma mi sta bene. Posso raccontarne altrettanti andati a buon fine. Quando, viceversa, ho provato a inserire “1.70” direttamente nella bio per un certo periodo, i miei match si sono quasi del tutto annullati. Sparite anche quelle a cui la cosa avrebbe potuto importare relativamente, passate comunque oltre per il semplice fatto che… beh, ce n’è di più alti, quindi perché privarsene?
Mi scuserete dunque, ragazze, se pur riconoscendo il vostro assoluto diritto a “volere ciò che volete” ho imparato a ignorare le liste della spesa di tutti i requisiti che un uomo deve avere per piacervi. Quando una piace a me io ci provo lo stesso, a prescindere da qualsiasi cosa il suo ego rigonfio le faccia blaterare prima di conoscermi, perché il mio unico assoluto diritto è quello: provarci. In cambio, mi impegno a prendere ogni due di picche sportivamente. Aggiungo, e mi scuserete ancora se sarò caustico nel dire quanto segue, che Tinder si è rivelato in pochissimi anni la dimostrazione schiacciante che darvi tutta la scelta del mondo in fatto di uomini non fa che esacerbare la nostra disparità interna fra quelli che possono cambiarvi al ritmo di una al mese e quelli che passano la maggior parte dell’anno soli a farsi seghe, il tutto lasciandovi comunque scontente ed in eterno lamento, ora del fatto che non trovate nessuno di interessante, ora del fatto che quello interessante è stronzo perché è passato alla prossima. Questo senza mai realizzare di essere prime responsabili della vostra insoddisfazione perenne, sempre in cerca di qualcosa che non esiste, incapaci di preservare qualsiasi interesse per un uomo normale più di qualche giorno pur venendo costantemente intrattenute.
Resta solo alle applicazioni cercare di evitare che degeneri.
E non ve ne faccio nemmeno una colpa, nonostante l’ulteriore beffa dell’atteggiamento superficiale e irrispettoso nei nostri confronti in cui tutto ciò spesso si traduce da parte vostra. Non avete deciso la situazione, semplicemente vi rispondete nel modo in cui vi viene più naturale. Ma a causa di questo, buona parte di voi ora si trova nel limbo paradossale del “non ho nulla da mettermi” con l’armadio pieno e buona parte di noi sta alle applicazioni d’incontri come i piccoli negozianti stanno allo shopping online. È un fenomeno che purtroppo non si può boicottare, tanto quanto non si può boicottare Amazon. Resta solo alle applicazioni stesse cercare di regolarlo per evitare che degeneri. Cosa in cui Facebook Dating, assecondandovi nella convinzione che per soddisfarvi vi si debba dare ulteriore potere di scelta e permettendovi di fare un’aggiuntiva selezione a priori secondo i vostri standard sempre più a̶l̶t̶i̶ stretti, fallisce già in partenza.
Andrea Rodolfo Nadia è anche sulla sua pagina Facebook e su YouTube! |