L’agenzia ANSA ci informa che (corsivi nostri) «sono 31 gli “esempi civili” italiani che hanno ricevuto altrettante onorificenze al merito della Repubblica assegnate, motu proprio, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cittadine e cittadini che si sono distinti per impegno civile, dedizione al bene comune e come testimonianza dei valori repubblicani. In particolare, per attività volte a favorire il dialogo tra i popoli – si legge sul sito del Quirinale -, contrastare la violenza di genere , per un’imprenditoria etica, per un impegno attivo anche in presenza di disabilità, per l’aiuto alle persone detenute in carcere, per la solidarietà, per la scelta di una vita nel volontariato, per attività in favore dell’inclusione sociale, del diritto alla salute e per atti di eroismo».
Ecco, soffermiamoci sugli atti di eroismo. Sono migliaia ogni anno i salvataggi eroici messi in atto da professionisti pagati per aiutare il prossimo ed appositamente formati, come pure da volontari senza alcun tipo di preparazione specifica. Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, guardia costiera e altre “divise” mettono a repentaglio la propria incolumità per soccorrere donne, uomini, anziani e bambini che si trovano in situazioni ad alto rischio. La cronaca registra la stessa nobiltà d’animo da parte di persone comuni che occasionalmente si trovano nel posto e nel momento giusto per prestare aiuto e lo fanno con splendido altruismo pur senza avere ricevuto un addestramento particolare. Il Presidente Mattarella – motu proprio ci tiene a specificare, quindi per iniziativa personale senza che la raffica di onorificenze sia prevista dal protocollo del Quirinale – decide di premiare una trentina di persone, tra cui 13 donne (ahi ahi Nonno Sergio, perché non 15?).
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Cavalierati politicamente corretti ne abbiamo?
Per gli atti di eroismo si legge il conferimento del Cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica a tale Angela Isaac con questa motivazione: “per aver salvato un uomo, senza pensare al pericolo che correva, durante la recente alluvione a Catania del 19 ottobre 2024”. Durante il forte maltempo a Catania, Angela ha soccorso un uomo travolto dall’acqua, tirandolo per le braccia e portandolo in salvo con molta fatica. Bravissima Angela, ovviamente. Plauso presidenziale meritato. Ma probabilmente non era l’unica a prestare soccorso durante l’alluvione, chissà quanti altri soccorritori si sono dati da fare senza essere premiati. Inoltre sembra sfuggire al primo inquilino del Quirinale che per ogni Angela vi sono 999 Angelo che salvano vite ma non diventano Cavaliere, non solo tra quelli coinvolti nell’alluvione catanese. Anzi, a molti uomini sacrificatisi per il bene comune si potrebbero riconoscere solo onorificenze alla memoria: c’è chi perde la vita per salvarne altre.
Il caso più recente è quello di Salvatore Benfari, morto carbonizzato il 3 febbraio di quest’anno per essersi gettato due volte tra le fiamme pur di salvare le figlie e la madre. Senza estintori, senza addestramento da pompiere, senza protezioni o altre misure di sicurezza. Bisognava farlo e Salvatore lo ha fatto, nell’emergenza ha pensato agli altri e non a sé stesso. Un eroe vero, Salvatore di nome e di fatto. Poi Davide Aloia, annegato per salvare due bambini; Alex Cappuzzello, morto per salvare un amico; Fabio Sequi, morto per salvare due adolescenti. La lista purtroppo è lunga, sono tutte persone comuni che accettano il rischio dimostrando un eroico altruismo. Il caso più noto è quello di Giuseppe Girolamo, il musicista 30enne perito nel naufragio della Costa Concordia. Giuseppe poteva salvarsi ma ha scelto di non farlo, ha ceduto il proprio posto sulla scialuppa di salvataggio ad una donna con due figli. A fronte di gesti eroici a raffica non si registrano però onorificenze a raffica dal Quirinale, come se il sacrificio maschile fosse un inconveniente spiacevole ma socialmente accettabile. Il Cavalierato ad Angela Isaac sembra pertanto un’operazione propagandistica woman friendly più che una scelta commisurata all’eccezionalità del gesto. Sbagliamo? Forse, ma come diceva Andreotti…