Tutti conoscono di nome la Vice-Questore di Roma Alessandra Nunzia Schilirò. È finita su tutte le pagine dei giornali e anche in TV per aver preso la parola pubblicamente durante una manifestazione no-Green Pass nella Capitale e, in abiti borghesi, aver parlato da libera cittadina contro una misura che, comunque la si pensi sul vaccino anti-covid, è a tutti gli effetti illiberale, ingannevole, incostituzionale e anche un tantinello fascista. Le parole della Schilirò dal palco della manifestazione erano pesanti come macigni, pillole di semplice buon senso e verità da parte di una persona che non ha temuto di apparire dannatamente fuori moda appellandosi a quella roba antica, obsoleta e ormai superata, ma in cui ancora molti (tra cui noi) credono, che è la nostra Costituzione. Un testo su cui, per altro, la Schilirò ha giurato, ai tempi del suo ingresso in Polizia, e verso il quale ora si erge a difesa con un coraggio ammirevole. Anche perché il suo intervento da un lato afferma con forza l’Art.11 della stessa Costituzione, quello che garantisce la libertà di espressione, e dall’altro sfida le opportunità: forse che per una Vice-Questore che si esprime in borghese e da cittadina quell’articolo non vale? Noi, da libertari, diremmo che il suo diritto di esprimersi è sacrosanto e anzi ben venga il suo posizionamento contro il Green Pass. Ma si sa che non viviamo in un paese libero, e infatti la Schilirò è stata subito sanzionata e sospesa dal ministro dell’Interno.
Sì, quello stesso ministro che non muove un dito per fermare rave party gonfi di droga o sbarchi clandestini illegali, è stata un fulmine a punire chi ha osato dire la propria libera opinione, per altro condivisibile. A seguire, la Lamorgese ha diramato una circolare per tutta la Polizia: «nessun dubbio sui vaccini, Green Pass obbligatorio». Credere-obbedire-combattere, in pratica, ma in salsa vaccinale. A quel punto alla Schilirò non è rimasto che cercare di sfruttare i suoi cinque minuti di celebrità e ha proseguito per la sua strada, tra un’intervista e l’altra, facendosi le proprie ragioni su canali media locali e mainstream. Aveva tutte le carte per assumere una leadership forte dal lato no-Green Pass: è donna, è giovane, sa parlare, si sente che qualche libro l’ha letto, in più ha fatto carriera in Polizia, insomma poteva farcela. Poi, però, lo scivolone, proprio da uno dei salotti più importanti della televisione italiana. Ospite da Massimo Giletti, oltre a ribadire il proprio punto di vista, decide di dare peso alla propria autorevolezza facendo riferimento ai molti casi da lei risolti come Vice-Questore. Naturalmente tutti relativi alla violenza di genere. Sgradevole sentirla strumentalizzare il solito chiché, ma le si può comunque concedere una spiccata intelligenza di marketing in questo. Il vero scivolone però è un altro. Presa dalla foga dei luoghi comuni femministi, menziona la “caccia alle streghe” parlando di «30 milioni di donne bruciate sul rogo».
Il femministicamente corretto devasta tutto ciò che tocca.
Dice: s’è sbagliata, voleva dire 30 mila. No no, lo ribadisce, ne è proprio convinta, ed è facile trovare la fonte: tra i libercoli che si affermano nel circuito complottista-femminista c’è questo, di tale Fabio Garuti: “L’olocausto delle donne”, che parla per l’appunto di 30 milioni di donne uccise durante la “caccia alle streghe”. È molto probabile che la Schilirò abbia letto questo che viene spacciato come saggio ma avrebbe scarso valore già solo come romanzo fantasy, e ne ripeta i concetti passivamente, lasciandosi trascinare sia dal tradizionale appeal che i teoremi femministi hanno sull’audience, sia forse da un desiderio di fama ulteriore. Ed è così che dissipa in un colpo quel po’ di credibilità costruita in qualche giorno, anche a costo della propria carriera. Non serve rifarsi alla storiografia scientifica per smentire la bubbola diffusa da Garuti e rilanciata dalla Schilirò: è ormai accertato che le vittime della “caccia alla stregoneria” si attestino in tutta Europa su una forbice di 40-60 mila vittime nel corso di più di cinque secoli (dal 1300 al 1800 circa). Di queste, il 30% era costituito da uomini, da “stregoni”, per questo è corretto parlare di “caccia alla stregoneria” e non di “caccia alle streghe“, formula quest’ultima imposta dal femminismo, nel tuo tentativo truffaldino di collocare una forma di genocidio nella storia delle donne. In ogni caso, dal lato della verità storica si tratta di un fenomeno eccezionale, poi reso leggendario dalla letteratura moderna: gran parte degli strumenti di tortura “medievali” di cui si parla spesso, ad esempio, nemmeno esistevano nel Medio Evo, sono bensì invenzioni ottocentesche, eppure il mito dei 5-600 anni di persecuzione contro le donne è duro a morire.
La storia vera, quella basata su documenti e prove, dice insomma tutt’altro e sancisce tutto il resto come un mito, che scivola nella baggianata in mano ad autori come Garuti, desiderosi probabilmente di agganciare il business del femministicamente corretto, e da personaggi come la Schilirò, che non temono, nella loro foga, di andare anche contro la logica. Per dire: in Europa, nei cinque secoli considerati, la popolazione totale raramente ha superato i 90 milioni di individui. Stando a costoro, la “caccia alle streghe” avrebbe sterminato un terzo della popolazione… Per non parlare dell’implacabile matematica: 30 milioni di donne bruciate sul rogo in 5-600 anni significherebbe circa 137 pire al giorno, ipotizzando che non piovesse mai. Un vero e proprio sogno per il femminismo vittimista, ma evidentemente una cosa impossibile. Insomma siamo nella mistificazione e nella bugia che diventano leggenda, nella leggenda che diventa argomento per libri e dichiarazioni televisive, che finiscono per entrare come se fossero verità storiche nelle zucche vuote di quei telespettatori inizialmente estimatori della Schilirò. Noi stessi guardavamo alla Vice-Questore con considerazione e interesse: i suoi appelli alla libertà e ai diritti costituzionali, il suo coraggio nell’affermarli, pur nella delicatezza della sua posizione, ci avevano dato un barlume di speranza. Peccato che il Vice-Questore Schilirò abbia pensato bene di ammazzare tutto sul nascere con la sua “caccia alle streghe”, i suoi “30 milioni di donne” e quel femministicamente corretto che devasta qualunque cosa tocchi.