Una delle cose che ripetiamo più spesso è che il “femminicidio” non è un reato presente nel nostro Codice Penale e che questa è una delle ragioni per cui già il termine in sé è sostanzialmente irricevibile (insieme a decine di altre ragioni). Ci sono però paesi dove la razionalità ha ceduto il passo all’ideologia globalista e woke nella sua declinazione femminista e che hanno a tutti gli effetti introdotto il “femminicidio” come vero e proprio reato nel proprio corpus giuridico. Uno di questi paesi è l’Argentina: sotto uno degli ultimi governi di centro-sinistra, manco a dirlo, sono state previste pene più severe per gli uomini che uccidano una donna “in un contesto di violenza di genere”. Come i giudici possano accertare la sussistenza di tale contesto non è noto e di fatto non è necessario. In queste condizioni, qualunque uomo argentino uccida una donna per qualsivoglia motivo, può vedersi la pena aggravata, mentre la pena resta ordinaria se ha ucciso un uomo. È anche grazie a questa assurdità logica, probabilmente, che se si vanno a vedere i conteggi dei “femminicidi” in Argentina, si riscontrano numeri folli, oscillanti tra i 250 e i 300 casi all’anno.
L’anomalia non è sfuggita al governo di Xavier Milei e del suo Ministro della Giustizia Mariano Cúneo Libarona, che senza mezzi termini sottolineano due aspetti: primo, la norma così com’è sancisce implicitamente che ci sono morti ammazzati di serie A (le donne) e morti ammazzati di serie B (gli uomini), dando per scontato che gli “ammazzanti” siano sempre di sesso maschile, cosa che non è. Secondo, la Costituzione argentina, come ogni Costituzione che si rispetti, sancisce una cosa (fastidiosissima per le femminsite) chiamata principio di uguaglianza. Secondo Libarona, la presenza del reato di “femminicidio” nel Codice Penale argentino distorce in modo inaccettabile tale principio di uguaglianza (ma va?) e quindi va eliminato. Per lo stesso motivo, il governo Milei, subito dopo essere entrato in carica, ha abolito il distopico “Ministero delle Donne, Genere e Diversità”, messo su da un qualche governo trinariciuto precedente. Il tutto mentre, come abbiamo visto di recente, gli uomini in Argentina se la passano tutt’altro che bene.
In Argentina si rimuove la menzogna.
Non solo, Libarona ha chiaro anche qual è lo scenario che ruota attorno al “femminicidio” e ad altre cose simili. «Durante anni», ha dichiarato, «il femminismo ha usato le donne per arricchirsi e discriminare gli uomini». Il che è una delle tesi che noi portiamo avanti da otto anni, numeri alla mano, relativamente all’Italia, dove pure il femminismo ha una presa tutto sommato limitata rispetto ad aree geopolitiche come il Sud America che l’hanno reso una vera e propria colonna degli equilibri socio-culturali e politici. Immaginiamo che giro di business dunque l’industria dell’antiviolenza argentina abbia per le mani, se addirittura un ministro finisce per esprimersi come “LaFionda.com”… Per ribadire poi il concetto generale, Libarona riafferma quell’ovvio così fascisticamente sovvertito dal femminismo, di qua e di là dell’oceano: «siamo tutti uguali davanti alla legge e meritiamo la stessa protezione».
Ovviamente la presa di posizione governativa ha suscitato vari gradi di isterie: incontenibili in Argentina, con qualche strilletto di solidarietà qui in Europa e in Italia, dove la questione è poco sentita visto che ancora il nostro Codice Penale resta (più o meno) pulito da immondizia ideologica del genere. Le argomentazioni critiche sono le solite: l’uomo ha sempre oppresso con la violenza le donne (patriarcato storico) e ancora lo fa oggi, generando disuguaglianze sociali e culturali di cui il “femminicidio” è il sintomo più evidente. Ciò giustificherebbe la vendetta postuma e attuale delle maggiori pene per gli uomini che sopprimono una donna, anche in deroga a principi ben più saldi come quello dell’uguaglianza di fronte alla legge. In questi termini, dunque, l’iniziativa del governo Milei rimuoverebbe uno dei risultati di una menzogna così grande e per questo le femministe argentine la vedono come fumo negli occhi.
E in Italia?
Ora la parola passa al Parlamento argentino, dove Milei non ha la maggioranza, quindi probabilmente tutto finirà in una bolla di sapone. Ma è già molto che, mentre Trump fa a pezzi l’ideologia gender, qualche altro leader cominci un’operazione simile sul femminismo. Il postmodernismo pseudomarxista e globalista si smonta pezzo per pezzo, con pazienza e coraggio, quindi ben vengano prese di posizione del genere, nella speranza che anche qui in Italia possano trovare un’eco positiva. Non certo nella politica che, tutta, da destra a sinistra, è complice del programma transumano ormai al tramonto, ma nella società civile, posto che da noi non c’è da abolire il reato di “femminicidio”, per fortuna, ma i mucchi di spazzatura presenti nell’ordinamento giuridico, a partire dal “Codice Rosso”, passando per la Legge 119 del 15 ottobre 2013, per finire con l’Art. 612 bis del Codice Penale.