Di seguito riporto la storia di Pasquale. Pasquale è uno di quei papà mostri, di quegli uomini orchi di cui i media ci parlano di continuo. Un pedofilo. Per lo meno secondo la ex compagna. Ma non per la giustizia. Che però si incaglia nelle sue stesse regole, di cui la donna approfitta cinicamente. Sette denunce e sette processi ha Pasquale sulle spalle. Ne è uscito sempre assolto. Tranne la settima, che è ancora in corso ed è la più assurda di tutte, considerando ciò che è accaduto prima. In un paese normale la sua piccola G. di 5 anni sarebbe con lui da tempo e la sua ex in un manicomio criminale messa in condizione di non nuocere. Invece no. Lei tiene in ostaggio la piccola e Pasquale combatte come un leone contro tutto, sostenuto da molti, eppure sempre in attesa che sua figlia possa dimenticare e incominciare a crescere circondata da amore. Ho parlato a lungo con lui al telefono e mi ha detto di voler rendere pubblica la sua storia anzitutto per sua figlia, ma anche per far sapere a chi sta passando lo stesso calvario (e sono moltissimi) che non sono soli. “Spero che la mia storia possa aiutare o almeno dare conforto a qualcuno”, mi ha detto.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, in tutta la sua vicenda Pasquale ha avuto una fortuna: sulla sua storia non hanno messo gli artigli i mass-media avvoltoi, altrimenti tutti ci ricorderemmo di lui solo come un pedofilo e nient’altro. Dunque ora, mentre giornali, TV e internet sono impegnati a far passare la professoressa VERA pedofila di Bergamo come una donna pura follemente innamorata del suo fidanzato tredicenne, è nostro dovere ascoltare Pasquale e aiutarlo ad amplificare le sue orgogliosissime urla: “non sono pedofilo” e “ridate a mia figlia suo padre”.
Da messaggio privato. Mi chiamo Pasquale, sono il padre della piccola G. di 5 anni, nata da una serena convivenza di 9 anni, e attualmente sto gestendo un complesso contenzioso tra me e la mia ex compagna, che ha al centro proprio la nostra figlioletta.
Subito dopo la sua nascita, la madre ha mostrato nei miei confronti atteggiamenti ostili, che io giustificavo pensando si trattasse di crisi post-parto. Mi istigava in tutti i modi, mi insultava e mostrava apertamente di non volersi interessare della piccola appena nata. Nel settembre 2013, dopo una mia decisa richiesta di chiarimenti, lei in preda a evidente stato confusionale afferma di essere “posseduta”, di vedere lo spirito del nonno che si corica con lei, oltre alla presenza di un suo amico defunto che cammina nel corridoio e un bambino estraneo che gioca nella cucina. Mi racconta una sera di aver visto il 666 sulla culla della piccola e che dietro la tenda della nostra camera da letto si nasconde un indiano. Sostiene di essere posseduta da un’entità che la manovra e che le impone di comportarsi male. Questi suoi deliri li ho tutti registrati. Mi chiede poi di essere accompagnata da preti esorcisti e assecondo la richiesta a condizione che dopo si rechi da uno psichiatra, ma non se ne fa nulla: dopo qualche giorno riprende con i suoi attacchi d’ira.
In novembre si trasferisce dai suoi genitori e da quel momento, con mille difficoltà, prendo la bambina quando sono libero dal lavoro. Chiedo aiuto ai servizi sociali, facendo ascoltare le registrazioni che preoccupano notevolmente gli operatori. Proprio loro mi consigliano di richiedere l’affido della bimba. La richiesta viene notificata alla mia ex compagna nel febbraio 2014. In risposta decide di segregare la bimba in casa dei genitori per 39 giorni, senza mai farla uscire e senza mai darmi sue notizie. Sono stati giorni terribili, sapendo che la piccola era molto legata a me e pensando alla sua sofferenza. A nulla sono valsi gli innumerevoli tentativi di mediazione da parte dei servizi sociali e dei Carabinieri, e alla fine per liberarla dal sequestro è stato necessario un blitz. La bimba viene trovata in pessime condizioni psicofisiche, molto dimagrita e in evidente stato di shock, forse addirittura sedata. La mia ex sosterrà poi in una memoria difensiva di aver trattenuto la bimba per 39 giorni perché così consigliata dai precedenti avvocati, allo scopo di far uscire il “mio pessimo carattere e scatenare la mia rabbia”.
Giudici e servizi sociali deliberano allora un affido congiunto, con un calendario equo. Poco dopo lei si trasferisce, iniziando una nuova convivenza con un ex tossicodipendente, a suo tempo seguito dal SERT. La bimba viene così sballottata in un’altra nuova residenza, subendo il distacco anche dai nonni materni, contrari alla nuova unione della figlia. Appena trasferita, dopo oltre nove mesi dal giorno in cui era andata via di casa, tutti costellati di accuse, pressioni e provocazioni, mi denuncia per violenza nei suoi confronti e pedofilia verso la figlia dodicenne che aveva avuto da un matrimonio precedente. Il tutto naturalmente pubblicizzato sui suoi social network. Subisco una perquisizione domiciliare, il sequestro di materiale informatico, compreso telefono cellulare di servizio, e tutte le indagini del caso. Nel marzo 2016 il tribunale archivia ogni accusa.
Prima di questo esito, però, il tribunale civile, nel 2014, colloca la mia ex presso una casa di accoglienza con la sua figlia più grande e mia figlia. Un ulteriore trauma per la piccola, come più volte relazionato e sottolineato dagli operatori della struttura. Mi cercava continuamente, e a seguito delle mie visite, non voleva lasciarmi andare, mettendo in seria difficoltà gli operatori stessi. Con la madre aveva invece rapporti freddissimi e le veniva impedito di incontrare altri parenti, zii e nonni. Di contro c’era nella comunità libero accesso per il suo nuovo compagno, tanto da restarne incinta.
Uscita dalla casa protetta, con lui ha cominciato a vagare, cambiando continuamente comune di residenza, lasciandomi all’oscuro di tutto. Ogni volta iscriveva la piccola all’asilo, spacciando il suo nuovo compagno per il padre. Ugualmente non se ne prendeva cura, e mia figlia ne ha bisogno, dato che ha un solo rene. Mi ha impedito di portarla al Gaslini per controlli, raccontandomi che era comunque sotto monitoraggio, ma senza alcuna prova o referto medico. E naturalmente ogni ragione è stata addotta, da quel momento, per impedirmi la normale frequentazione della bambina, come deciso dal tribunale. Complice il nuovo compagno della mia ex, che non lesina provocazioni nei miei confronti e fa ogni sforzo per condizionarla negativamente verso di me. “Papà ma tu sei un maiale?”, “papa è vero che picchi la mamma?”, “papà è vero che sei vecchio?”, “papà è vero che stai morendo?”, “ma qui in casa ci sono i fantasmi e i fulmini?”, “papà ma è vero che tu non mi vuoi bene?”. Queste sono le domande che la piccola mi fa quando è con me. Le chiedo chi le dice queste cose e la risposta è sempre la stessa: la mamma e il suo fidanzato. Ha paura di loro perché l’hanno anche più volte aggredita. Per questo sobbalza a ogni rumore, non vuole più dormire nella sua stanzetta.
In tutto ho ricevuto sette denunce dalla mia ex, fatte per impedirmi di stare con mia figlia. Sono stato assolto da TUTTE e in alcuni casi lei è stata condannata per procurato allarme e simulazione di reato. Nel corso del tempo i servizi di neuropsichiatria, i servizi sociali, la ASL hanno accertato che la mia ex moglie (cito testualmente) è: “priva del senso materno, incapace di svolgere il ruolo di madre, al contrario molto abile a manipolare e minacciare la figlia più grande affinché rivolga accuse infamanti nei confronti dell’ex compagno. Minaccia regolarmente i servizi sociali e le persone preposte alle denunce, incurante del danno che sta provocando alle due bambine”. Se non bastasse, è stata condannata a 9 mesi di reclusione più risarcimento danni per aver tagliato le gomme all’auto dell’assessore alla famiglia del comune dove vivo.
Nel dicembre 2017, all’uscita dell’asilo la bimba mostra un versamento di sangue all’orbita del occhio e un evidente ematoma allo zigomo. All’ospedale dichiara di aver ricevuto uno schiaffo dalla madre e riporta alla psicologa di aver visto il convivente baciare sul seno la sorella più grande. Le autorità ospedaliere sporgono subito denuncia. Mi pare di essere vicino alla soluzione quando vengo convocato dal Tribunale dei Minori e mi viene detto che si sta preparando una sentenza di affido esclusivo a me della piccola. Il sollievo dura poco: saputo del provvedimento, la mia ex telefona ai servizi sociali del comune dove ora risiede e dice una semplice frase: “la bambina mi ha detto che il papà gli ha fatto male alla patatina”. Con assoluta solerzia tutto viene trasmesso alle autorità competenti, e tutto si ferma di nuovo. Non so nulla della denuncia, niente mi è stato ancora notificato. Ciò che so è che al momento non vedo mia figlia G. da due mesi.