Può suscitare stupore il dato recentemente svelato dal ministero dell’educazione britannico che nell’anno accademico 2022/23 94 bambini siano stati sospesi o espulsi da scuole statali britanniche (tredici dei quali tra i 4 e i 7 anni, e addirittura uno espulso dall’asilo nido) per «abusi contro l’orientamento sessuale o l’identità di genere». Tuttavia, che i bambini siano “omo-lesbo-bi-transfobici” è un fatto: già all’età di 4 anni mostrano una risposta emotiva negativa nel vedere altri bambini che non si comportano come ci si aspetterebbe in base al loro sesso. È stato dimostrato nuovamente in un recente esperimento condotto in parallelo da studiosi dell’Università di Toronto, Canada, e dell’Università di Hong Kong, che conferma quanto emerge da una mole crescente di studi: negli esseri umani si osservano reazioni negative già in età infantile nell’assistere a comportamenti atipici dal punto di vista del sesso.
La ricerca ha coinvolto oltre 600 bambini tra i 4 e i 9 anni, ai quali sono stati mostrati dei set di immagini coordinate con quattro brevi storie raccontate da una voce narrante. Le immagini e le storie riguardavano bambini della stessa età di quelli osservati, alcuni dei quali si comportavano secondo i comportamenti tipici del proprio sesso, altri invece mostravano comportamenti atipici (ad esempio un bambino vestito di rosa e che gioca con una bambola). Un software che riconosce le reazioni emotive tramite segnali nei movimenti del volto è stato usato per interpretare l’intensità delle emozioni dei bambini nell’ascoltare le storie, in particolare relativamente a sei tipi di emozione: rabbia, felicità, tristezza, disgusto, paura e sorpresa.
Il pretesto delle “sovrastrutture”.
Ebbene, sia tra i bambini canadesi che tra quelli di Hong Kong, e sia tra i bambini che le bambine, è stata registrata una reazione significativa associata alle storie sui bambini con comportamenti atipici, quella legata alla paura (mentre non sono state rilevate reazioni significative legate alle altre cinque emozioni). In più, ai bambini venivano poste delle domande sulla percezione delle emozioni dei personaggi nelle storie: è risultato che all’aumento della paura corrispondeva tipicamente la sensazione dei bambini che i personaggi dai comportamenti atipici per il loro sesso fossero “meno felici” rispetto a quelli con comportamenti tipici. Nonostante l’età estremamente precoce, la natura emotiva della reazione osservata, e la coincidenza di tale reazione in soggetti di culture diverse tra loro, per spiegarsi tale risultato uno dei ricercatori, Doug VanderLaan dell’Università di Toronto, ha commentato ipotizzando che «i bambini probabilmente imparano in modo molto precoce a imitare le aspettative sociali associate agli stereotipi sui ‘generi’ dalle reazioni dei propri parenti, della propria cerchia sociale e osservate attraverso i media».
Che si tratti di una reazione istintiva dovuta alle naturali differenze tra i sessi, installata in profondità nella nostra biologia da centinaia di migliaia di evoluzione? Nah, è assolutamente impossibile: i sessi non esistono, sono convenzioni sociali, lo sappiamo tutti ormai. Esiste solo uno spettro infinito di “generi” costruiti socialmente in modo arbitrario, e inculcati nei bambini per mezzo di stereotipi vuoti, inventati per perpetuare lo status quo “etero-cis-normativo” e per lo sfizio di perseguitare gli omosessuali “non conformi” e i “trans”. Morale: bisogna subito rendere obbligatoria l’“educazione sessuale-affettiva”, con le lezioni sulle mille fantastiche “identità di genere” da poter esplorare e sugli stereotipi cattivi da “decostruire”, ai bambini di tutto il mondo, in qualsiasi cultura, ad ogni latitudine. E fin da quando sono appena nati, perché come si è visto a 4 anni è già troppo tardi: a quell’età, i bambini hanno ormai appreso, e “interiorizzato” fino alla reazione emotiva immediata, tutti gli stereotipi “etero-cis-normativi”, e sono già stati “socializzati” in modo “omo-lesbo-bi-transfobico”.