Ancora non riusciamo a trovare in rete il testo integrale del DDL sul femminicidio, la legge entusiasticamente annunciata come indispensabile dal Consiglio dei Ministri e trionfalmente magnificata dalle truppe guidate da Meloni, Nordio, Roccella, Casellati, Piantedosi e Bernini con un coro di “finalmente”, poiché serviva un giro di vite, ciò che è stato fatto finora è ancora troppo poco. Squalificati in un attimo tutti i precedenti “finalmente” con i quali sono stati accolti in ambito istituzionale il Codice Rosso, il Codice Rosso rafforzato, l’arresto in flagranza differita, l’inasprimento delle misure cautelari e tutto il resto; interventi proclamati come risolutivi, oggi salta fuori che non sono serviti a nulla. Rectius, hanno funzionato poco. Quindi ci vuole l’ergastolo, questo si che funzionerà. Come se un tizio che impazzisce e stermina la famiglia si metta li a pensare “aspetta, prima forse me la cavavo con 25/30 anni ma adesso mi becco l’ergastolo… non mi conviene, meglio restare calmo”. Senza contare i casi in cui l’omicida (pardon, femminicida) dopo il delitto si toglie la vita: cosa gliene frega dell’ergastolo ad uno che ha deciso di suicidarsi?
Comunque, dice Roccella, il DDL serve a confermare la specificità del femminicidio, la sua differenza rispetto all’omicidio. Un omicidio è grave, ma il femminicidio lo è di più. Passaggio fondamentale: «non come una maggiore gravità dal punto di vista etico, ma proprio perché ha una diversità testimoniata anche dal numero dei femminicidi, c’è una asimmetria assolutamente evidente tra le uccisioni di donne da parte di uomini rispetto a quelle di uomini da parte di donne, che sono numeri veramente irrisori, quasi inesistenti». Lo ha detto sul serio, senza vergognarsi. Chi siamo noi per contestare le affermazioni del Ministro Roccella? Vuol dire che ai quattro uomini vittime di omicidio per mano di una donna dall’inizio dell’anno, più sette vittime di tentati omicidi, spiegheremo «non conti niente perché sei solo un numero irrisorio, quasi inesistente». E stiamo parlando solo dei primi mesi del 2025. Negli anni precedenti è fin troppo macabro l’elenco degli uomini uccisi da donne prevalentemente a coltellate ma anche strangolati, avvelenati, uccisi a colpi di pistola, zappa, spranga, mannaia, forbici ed anche sfregiati con l’acido. Noi li abbiamo in archivio, evidentemente il Ministro Roccella no.

“Bisogna fare di più!”.
Comunque sono numeri irrisori, ogni uomo assassinato da una donna è sempre un fatto isolato, anche quando i fatti isolati si ripetono a centinaia. Così vuole la narrazione ideologica made in Ministero Pari Opportunità. Tornando al testo del DDL, notiamo che vengono pubblicati solo alcuni stralci, sempre gli stessi, dal sapore di proclami ideologici piuttosto che principi giuridici: «Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo» Resta da capire cosa voglia dire, in senso strettamente giuridico, “in quanto donna”. Passi come slogan presente da anni nei proclami dei vari centri antiviolenza, ma un testo di legge è cosa diversa da un volantino delirante. Su questo entreremo nel merito nei prossimi giorni, oggi continua l’analisi delle dichiarazioni della prima ora, quando il Ministro Annamaria Bernini annuncia in conferenza stampa di avere stanziato 8,5 milioni per aprire sportelli antiviolenza nelle Università. Altra pioggia di denaro, ma sono soldi spesi bene perché un CAV negli Atenei è veramente indispensabile.
Metti che una povera studentessa sia vittima del padre-padrone che la accompagna a lezione per controllarla ossessivamente e rimane ad aspettare che esca per riaccompagnarla a casa in modo tale da non permetterle di parlare con nessuno. Una poveretta con tale limitazione della libertà personale può accedere al CAV all’interno delle mura amiche ove trovare finalmente salvezza, oltre che sapere. Un po’ come ci raccontavano, durante la pandemia, che milioni di donne erano chiuse in casa con gli uomini violenti ed erano impossibilitate a chiedere aiuto perché l’orco non le lasciava uscire né telefonare né affacciare alla finestra. Per quanto riguarda le università è lecito chiedersi se una matricola di Lettere può essere discriminata rispetto a una di Chimica. Ovviamente no, che diamine, quindi dovrebbe esserci un salvifico sportello antiviolenza in ogni facoltà. Gli 8,5 milioni stanziati dal Ministro Bernini sono solo l’antipasto, il piatto forte deve ancora arrivare perché il mantra del Vittimificio s.r.l. è da sempre “qualcosa è stato fatto ma non basta, bisogna fare di più”.