La Fionda

Femminismo in UK e le suffragette: bombe o diritto di voto

La suffragette britannica Christabel Pankhurst (1880-1954), cofondatrice della WSPU (Women’s Social and Political Union), a proposito della lotta per il suffragio femminile, dichiarò: «Se gli uomini usano esplosivi e bombe per i loro scopi, la chiamano guerra, e il lancio di una bomba che distrugge la vita di altre persone lo descrivono come un atto glorioso ed eroico. Perché una donna non dovrebbe usare le stesse armi degli uomini? Non è solo la guerra che abbiamo dichiarato, stiamo combattendo una rivoluzione». D’altra parte però, «la donna è più adatta a garantire lo sviluppo della civiltà. La sua attitudine naturale – alla mitezza, l’amorevolezza, la tolleranza, la solidarietà, la libertà di pensiero, la capacità di dialogo, la flessibilità – riuscirà dove l’aggressività, la violenza e l’istinto di prevaricazione, tipici dell’uomo, hanno fallito», ha dichiarato invece Umberto Veronesi. Una schiera quasi infinita di manifestazioni simili confermano quest’ultimo pensiero. Le donne «possiedono la capacità innata di risolvere i conflitti» essendo delle «accuditrici nate con un forte senso per la cura», ha scritto l’autrice Helen Caldicott nell’opera Missile Envy. E così all’infinito. Credo che in tutta la Storia dell’umanità non sia mai esistito un movimento ideologico più contraddittorio del femminismo. Il femminismo difende o ha difeso A e il contrario di A. In ogni ambito. Guerra e pace. Il suffragio femminile non è esente.

In un mondo dove molto spesso il suffragio è stato conquistato pacificamente, con un contributo femminista perlopiù minimo o nullo (es. Italia), a volte oppositivo (es. Spagna), il Regno Unito – assieme agli Stati Uniti – rappresenta il paradigma femminista della lotta del movimento per il voto delle donne. È noto che le suffragette britanniche, nella loro lotta per la conquista del suffragio femminile, hanno fatto uso di violenza: ordigni incendiari nelle chiese, nei treni, sui treni dei pendolari, case dei parlamentari bruciate, le comunicazioni dal telegrafo e dai cavi telefonici interrotte. Nel 1912, la violenza raggiunse il suo apice, con regolari attacchi incendiari, campagne di distruzione di vetrine e attacchi alle case dei parlamentari. Qui un attentato dinamitardo a Oxstead, lì un incendio doloso a Kew o un attacco a una chiesa a Hatcham. L’argomento è già stato affrontato qui, è assodato – ammesso anche dalla storiografia femminista – e non credo che valga la pena di approfondirlo ulteriormente. Le donne della WSPU sentivano di non avere altra strada per convincere il governo ad ascoltare le loro richieste. Queste tattiche, che hanno reso a posteriori famoso il movimento, hanno aiutato o ostacolato la causa? Le suffragette e la loro violenza, aiutarono ad anticipare o ritardarono il voto delle donne?

suffragette usa

Le suffragette impopolari.

«Le azioni della WSPU, pur attirando un’enorme quantità di pubblicità, ebbero anche l’effetto opposto a quello previsto; il pubblico cominciò a disapprovare le suffragette, così come la loro causa. Mentre la maggior parte delle persone, prima dello scoppio della militanza dilagante, sosteneva la causa del suffragio femminile, una volta iniziate le azioni dimostrative, cominciarono a disapprovare. Gli oppositori del suffragio femminile in Parlamento utilizzarono le azioni terroristiche a proprio vantaggio nel dibattito, citando queste azioni folli come un’ottima ragione per la quale le donne non dovrebbero ottenere il voto. Il Parlamento e le suffragette giunsero così ad una situazione di stallo. Quanto più militante diventava la WSPU, tanto più riluttante si dimostrava il Parlamento a concedere il voto alle donne, e quanto più fermamente il Parlamento si schierava contro la questione del suffragio, tanto più violente e disperate diventavano le suffragette. Tuttavia, la situazione di stallo non durò a lungo; nel 1914, la prima guerra mondiale interruppe il movimento per il suffragio femminile». Non si tratta di un’opinione isolata, oggi tra gli storici manca un chiaro consenso sulla questione. Già all’epoca non pochi giudicarono le azioni delle suffragette in maniera negativa. A proposito della campagna di distruzione di vetrine, scrive il Manchester Guardian il 2 marzo 1912: «La follia delle militanti… questo piccolo gruppo di donne fuorviate che dichiarano di rappresentare la nobile e seria causa dell’emancipazione politica delle donne, ma in realtà fanno tutto il possibile per degradarla e ostacolarla». Dello stesso parere il Morning Post: «Niente potrebbe indicare più chiaramente la loro incapacità ad essere assegnate all’esercizio del potere politico».

voto suffragio suffragette bombeAll’epoca molte persone erano convinte che le azioni clamorose delle suffragette danneggiassero la causa delle donne. Lloyd George, favorevole al suffragio femminile, scrive in una lettera del 29 novembre 1909: «L’azione delle militanti è deleteria. Il sentimento tra i simpatizzanti della causa alla Camera è di panico. Francamente non ho molte speranze di successo se queste tattiche verranno perpetuate». Questo sentire è magnificamente raccolto in una vignetta del 1906 dove una donna fuori di sé (stereotipo di una suffragette) grida come una pazza a una signora elegante, che risponde: “Aiutare la nostra causa? Voi siete il nostro peggior nemico!” Ed è proprio da qui, dalle donne, che, a mio avviso, bisogna partire per mettere a fuoco il vero ruolo e l’importanza del suffragismo nella conquista del voto delle donne nel Regno Unito. È uno sbaglio identificare, come fa oggi la narrazione dominante, la lotta delle suffragette con la lotta delle donne come se fossero due concetti perfettamente intercambiabili. Le donne all’epoca potevano essere divise in quattro gruppi: le indifferenti, le suffragette violente, le suffragette pacifiche e le anti-suffragio. Le prime erano di gran lunga le più numerose, ma la loro passività le ha rese insignificanti e di nessun interesse per gli storici. In un’ipotetica votazione sulla concessione del voto alle donne, le donne indifferenti avrebbero stravinto.

Le suffragette erano una minoranza; possono essere distinte in due gruppi: le violente – quelle che sono passate alla Storia come eroiche combattenti – e le pacifiche. Le prime erano integrate nella WSPU, le seconde nella NUWSS (National Union of Women’s Suffrage Societies). Millicent Fawcett (1847–1929) è stata una scrittrice e attivista britannica, suffragista, a lungo presidente della NUWSS. A proposito della WSPU, ha lasciato scritto: «Non potevo sostenere un movimento rivoluzionario, soprattutto se governato in modo autocratico, all’inizio, da un piccolo gruppo di quattro persone, e successivamente da una sola persona… Nel 1908, questo dispotismo decretò che la politica di subire violenza, non di usarla, doveva essere abbandonata. Dopodiché, non ho avuto alcun dubbio che ciò che era giusto per me e per la NUWSS era attenersi rigorosamente al nostro principio di sostenere il nostro movimento solo con argomentazioni, basate sul buon senso e sull’esperienza e non con la violenza personale o la violazione della legge». Fawcett era convinta della superiorità morale delle donne e rifiutava le tattiche militanti perché erano quelle che gli uomini avevano tradizionalmente usato nelle rivoluzioni precedenti. Voleva dimostrare che le donne potevano realizzare un cambiamento sociale senza violenza, grazie alla loro superiorità morale. «Forse il lieve grado di violenza perpetrato dalle suffragette aveva lo scopo di abbassare il nostro orgoglio; avremmo mostrato al mondo come ottenere riforme senza violenza, senza uccidere persone e far saltare in aria edifici, e senza fare altre sciocchezze che gli uomini hanno fatto quando volevano che le leggi fossero modificate».

Fawcett era convinta che le azioni radicali delle suffragette della WSPU danneggiassero l’immagine delle donne e le facessero sembrare pazze e non individui razionali e morali in grado di utilizzare pienamente i diritti politici. Agli occhi della società, le donne stavano perdendo i tratti femminili di gentilezza, dolcezza. Fawcett cita un esempio tratto da The Times, in cui un anziano signore scrive: «La signora… permetterà all’uomo di esprimere i suoi sinceri ringraziamenti per la gentilezza di una donna, cosa rara in questa epoca di suffragette?». L’autrice fa notare la controversia sociale creata dal movimento delle suffragette, dove alcuni, come il vecchio che scriveva in The Times, esprimono disapprovazione o, con le sue parole, esprimono «intenso odio e disprezzo». Alle elezioni generali a febbraio 1910, Fawcett scrisse a sua sorella: «Abbiamo di gran lunga la migliore opportunità per il suffragio femminile nella prossima sessione se non verrà distrutta, disgustando le masse, con la violenza rivoluzionaria». Questo è dunque il giudizio che le suffragiste pacifiste esprimevano sulle camerate violente che sono state glorificate dalla narrazione storica femminista: disgusto.

suffragette voto
Suffragette americane a inizio ‘900.

Le suffragette ignorate.

Infine ci sono le donne contrarie. Nel 1908 queste donne fondarono la Women’s National Anti-Suffrage League. Il suo primo presidente doveva essere la popolare scrittrice Mary Humphry-Ward e nel comitato centrale sedevano altri eminenti personalità come la scrittrice di viaggi Gertrude Bell, la riformatrice sociale Violet Markham, la poetessa e storica Hillaire Beloc, o l’autrice di libri per bambini Lady Jersey. Nel giro di poco più di un anno dalla sua fondazione la Lega anti-suffragio contava oltre un centinaio di filiali a livello nazionale e 15.000 membri paganti. La storiografia femminista ha ignorato completamente la loro esistenza e oggi raramente se ne parla. Furono più numerose le suffragette o le anti-suffragette? Non saprei. Durante le elezioni del 1910, di comune accordo, la WSPU sospese la sua campagna di azione diretta e la NUWSS, attraverso le numerose federazioni, raccolse 280.000 firme per la petizione a favore del suffragio. Alla fondazione della Women’s National Anti-Suffrage League nel 1908, la loro petizione anti-suffragio raccolse 337.018 firme. Se la matematica non è un’opinione… Nel prossimo intervento, la vera storia del suffragio universale nel Regno Unito.



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