Abbiamo trattato l’argomento già in due articoli (qui e qui), dando conto delle polemiche capziose e inconsistenti di fronte all’iniziativa di un contatto di sostegno per gli uomini vittime di violenza. Pensavamo che la questione fosse chiusa lì, invece veniamo contattati da un vecchio amico, Giacomo Rotoli, presidente dell’Associazione Adiantum e da molti anni attivo su questi temi, che ci segnala una petizione promossa da un gruppo di importanti associazioni nazionali. Chi ci legge da tempo lo sa: siamo sempre stati scettici rispetto alle petizioni online, abbiamo sempre avuto l’impressione che fossero fatte per venire ignorate. Questa volta però no ed è sufficiente leggere le motivazioni che hanno spinto l’amico Giacomo a proporla per convincersene. La petizione chiede l’istituzione di un numero di pubblica utilità contro la violenza sugli uomini e prende spunto proprio dalla campagna iniziata a Napoli dallo studio legale Pisani. Tramite dei manifesti affissi in tutta la città, lo studio legale ha lanciato una campagna per parlare di violenza sugli uomini, mettendo a disposizione un’email di assistenza che fa riferimento a un dominio “1523”. L’email mima cioè il noto numero antiviolenza 1522 attivato da diversi anni e che è affidato in gestione ad associazioni e operatori che hanno esperienza e trattano soltanto di violenza sulle donne.
Dice la petizione: «non vogliamo qui discutere sulle dimensioni del fenomeno della violenza agita ogni anno contro moltissimi uomini, né riportare numeri o cifre, il principio è che qualunque violenza sia essa fisica, sessuale o psicologica dovrebbe essere combattuta con ogni mezzo. Quindi in ossequio alla nostra Costituzione nessuno dovrebbe sentirsi sminuito nella battaglia contro qualsiasi forma di violenza. Dobbiamo constatare che la violenza sugli uomini si esplica in diversi modi, non si tratta solo della violenza fisica, che pure esiste, ma anche molte volte di violenza psicologica esercitata attraverso la denigrazione costante del maschile, la sottrazione dei figli, la mancanza di pari opportunità (questo può sembrare strano ma basti ricordare tutti i programmi finanziati, gli sgravi, le forme di pensionamento anticipato a favore delle donne), i casi di stalking e mobbing verso uomini, i casi di false accuse (com’è noto solo una percentuale minima dei rinvii a giudizio per molestie o altro esita in condanna), i suicidi maschili che sono la stragrande maggioranza (di cui non sappiamo quanti indotti da violenza psicologica), i morti sul lavoro in stragrande maggioranza uomini sono a nostro avviso anche un gravissimo fenomeno di violenza sistemica verso il maschile.
Un doppio obiettivo.
Consideriamo scandalose e sessiste le affermazioni di alcune femministe riportate dall’Agenzia D.i.Re. riguardo quanto accaduto a Napoli, secondo costoro una campagna contro la violenza sugli uomini non si deve fare, tanto più poi per l’uso di un numero così simile a quello contro la violenza sulle donne, calpestando così la libertà di espressione e addirittura invocando provvedimenti da parte del ministro Roccella o del sindaco Manfredi. Concludiamo affermando chiaramente che nessuno qui vuole negare che la violenza contro le donne esista e che bisogna lottare contro di essa, ma che non esista nemmeno un uomo che abbia subito violenza è un’asserzione ideologica priva di qualsiasi fondamento. E se vogliamo che non esista nemmeno un solo femminicidio, inteso come omicidio della partner, che non esista nemmeno una donna vittima di violenza, è evidente che dobbiamo lottare perché non esista nemmeno un uomo vittima di violenza o, dato che non è più tollerabile tacere della loro esistenza, nemmeno un maschicidio inteso come omicidio del partner. Per i motivi sopra esposti, sulla base dell’Art.12 del Decreto Legge 11/2009 riguardo l’istituzione di un numero antiviolenza, poi attivato come 1522 e dedicato alle donne, chiediamo che anche gli uomini abbiano diritto ad un numero di pubblica utilità antiviolenza la cui gestione sia affidata a Centri Antiviolenza che operano prestando ascolto e aiuto anche a uomini o solo a uomini».
Posto che per noi i maschicidi non esistono, così come non esistono i femminicidi (ma esistono soltanto gli omicidi, declinati caso mai come già fa correttamente il nostro Codice Penale), la richiesta appare più che legittima e ben argomentata. A meno di non sostenere che esistono vittime più vittime di altre, e sarebbe curioso capire con quali argomenti si sosterrebbe una posizione così sessista, l’esistenza di un “numero antiviolenza” riservato alle donne è un fatto oggettivamente discriminatorio. E l’oggettività è già nei numeri che molto modestamente raccogliamo noi, compulsando quotidianamente i media, dei quali vari organismi come procure e tribunali devono avere una versione ben più ampia. La violenza non è esclusiva di nessuno dei due sessi, ma è connaturata all’essere umano, che la esercita verso altri esseri umani sulla base delle più diverse (e sempre inaccettabili, a meno che non sia legittima difesa) motivazioni. Devono essere queste logiche lapalissiane, talmente evidenti da creare imbarazzo a spiegarle, ad aver già spinto la petizione in breve tempo a quasi mille sottoscrittori. Ma quella cifra è e deve essere soltanto l’inizio. Come detto in uno dei nostri articoli, non sarebbe male andare alla conta di quanti aderiscono al pensiero tossico e divisivo del femminismo e quanti invece sono rimasti normali, tra le donne e gli uomini del nostro paese. Dunque anche noi ci uniamo all’iniziativa e invitiamo tutti a leggere, sottoscrivere e diffondere la petizione a questo link. Se ottenesse risultati concreti, oltre a fornire un supporto agli uomini vittime di violenza, si riuscirebbe a spazzare via buona parte della narrazione falsificata che predomina da fin troppo tempo. Motivo in più per andare e firmare.