Mi segnalano questo post di tale Umberto Baccolo, che scrive:
Non so se in effetti sia io il bersaglio del suo post ma, se così fosse, mi duole spiegare che ha toppato di brutto per due motivi. Primo: archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni che archivio (e in parte pubblico) sono relative esclusivamente a denunce da Codice Rosso. C’è un motivo preciso, che evidentemente Baccolo – o chi gli ha segnalato il mio profilo – non ha capito, ed è quello di evidenziare la grave e sistematica stortura della adesione acritica alle narrazioni delle sedicenti vittime che poi, in oltre il 90% dei casi, si dimostrano prive di fondatezza. Tuttavia le denunce, anche se alla verifica giudiziaria si sbriciolano, rimangono nelle statistiche che vengono utilizzate per “dimostrare” la dilagante violenza di genere. Per capire, col disegnino è più semplice:
La montagna che partorisce un topolino.
Lo schema è tratto dalle note introduttive del DDL 2530, presentato nel 2022 a firma delle Onorevoli Ministre Cartabia, Bonetti e Lamorgese. Frutto quindi del lavoro degli uffici legali di tre diversi Ministeri, che hanno avuto accesso ai dati potendo incrociare la voce “denunce presentate” (Min. Interno) con la voce “condanne passate in giudicato” (Min. Giustizia). Ecco, la voce utilizzata per costruire l’allarme “violenza di genere” è 72.835 procedimenti, come se il solo fatto di aver denunciato costituisca verità accertata delle accuse e colpevolezza accertata del reo. L’iter giudiziario è un fastidioso orpello che bisognerebbe abolire, basta la denuncia a certificare la colpevolezza dell’accusato. I numeri ministeriali, non io, dicono che non è così. Nasce quindi un allarme clamorosamente sovradimensionato rispetto ai reali contorni del fenomeno, visto che circa 70.000 procedimenti su circa 73.000 esitano in archiviazione, proscioglimento o assoluzione. Per altro, dallo schema mancano le denunce per percosse, lesioni, revenge porn e sfregio del volto, che innalzerebbero ulteriormente il numero delle denunce dimostratesi infondate.
Foti? Il problema è un altro.
Per quanto riguarda i soggetti coinvolti si tratta in genere di illustri sconosciuti che non avranno mai l’eco mediatica di Claudio Foti, le notizie delle assoluzioni devo andarle a cercare nei piccoli media locali online poiché i TG nazionali non se ne occupano mai. Ciò non toglie che anni ed anni di calvario giudiziario comportano per gli innocenti ingiustamente accusati misure cautelari immediate e limitative della libertà personale anche se poi si dimostrano immotivate, immagine sociale distrutta, equilibrio psicologico dilaniato e, last but not least, risorse emotive ed economiche erose. Non mi sono mai occupato di mille altre assoluzioni VIP: sportivi, industriali, personaggi dello spettacolo, amministratori locali, parlamentari e padri di parlamentari fiorentini… la nostra magistratura prende cantonate a raffica, da Tortora in poi, ma non mi interessano assoluzioni da accuse di corruzione, concussione, compravendita di voti, bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e contabilità creative varie. Mi occupo solo di casi da Codice Rosso, e non mi sembra che Foti sia stato accusato di violenza sessuale da una ex fidanzata a caccia di risarcimenti.
A proposito di Foti: per dirla con eleganza, “non me ne po’ frega’ de meno”. Dal 2019 esprimo con assiduità lo stesso concetto in decine di articoli, convegni, podcast ed interviste: l’aspetto penale non mi interessa affatto, per me tutti gli indagati – non solo Foti – potrebbero essere assolti con tante scuse domattina. Io dall’inchiesta Angeli & Demoni avevo altre aspettative: speravo che venisse riformato il sistema di allontanamento dei minori dalle famiglie d’origine, una filiera che va dalle assistenti sociali ai Tribunali per i Minorenni e da molto prima di Bibbiano ha dimostrato di essere permeabile a qualsiasi stortura. Il buon Baccolo desiderava («sarebbe bello», ha scritto) un mio post di condanna per la gogna mediatica subita da Foti, ma immaginava che non lo avrei fatto e si chiedeva perché non accadrà. Ecco Baccolo, ora sai perché.