“C’è ancora domani”, film di Paola Cortellesi. Riassunto: LE DONNE SONO BUONE, GLI UOMINI SONO CATTIVI.
Fine
Titoli di coda.
Applausi.
Standing ovation.
Delirio.
Soggetto e sceneggiatura: c’è la sapiente mano di Giulia Calenda, sorella di quello che voleva diventare sindaco di Roma facendo la campagna elettorale al citofono. Credo che il film sia liberamente tratto da una foto di Oliviero Toscani del 2008, pubblicata su Donna Moderna:
La fiera del patriarkatoh.
In sintesi – Roma, 1946, c’è una famiglia nella quale l’uomo è carnefice e la donna vittima: il marito mena sempre la moglie. Prima scena – interno giorno, Delia e Ivano sono a letto e si svegliano (bianco e nero, che fa tanto kulturahhh). Lei: “buongiorno Iva’…”. Lui: SBAM! schiaffone a mano aperta. Credo che persino Bud Spencer sarebbe stato un po’ invidioso. Ecco, il film potrebbe anche finire qui: la sottile analisi sociale è già compiuta. Però deve continuare con circa due ore di macchiette stereotipate, abbastanza ridicole ma politicamente corrette, altrimenti come reel di TikTok sarebbe stato difficile tirargli addosso una selva di premi, nominéscion e riconoscimenti scodinzolanti, istituzionali e non. D’altra parte i luoghi comuni ci sono tutti, nella migliore tradizione del femminismo politically correct che garantisce ovazioni politically correct di critica politically correct, pubblico politically correct ed intellighenzia ancora più politically correct.
E dunque Ivano non si sa che lavoro faccia ma gioca a carte, passa il tempo con gli amici, beve, è rozzo, violento e sempre sciatto. Cura l’aspetto e si improfuma solo per andare a puttane. I due figli maschi sono petulanti, volgari e litigiosi, insomma stronzi già da piccoli perché – si sa – i maschi devono essere stronzi per tara genetica, altrimenti non potrebbero stare nel film della Cortellesi. Per fortuna ci sono i personaggi femminili a risollevare l’immagine della famiglia: oltre all’eroina Delia c’è anche la figlia Marcella studiosa, assennata, educata: si fidanza con un ragazzo che però è uno stronzo maskilista pure lui. Poi c’è l’amica-confidente Marisa, che sa dell’amore segreto di Delia e la invita a fuggire col meccanico, rimpiantissimo ex fidanzato del tempo che fu. Ah, in famiglia c’è anche il nonno (paterno, ovvio) al quale, nonostante sia anziano e malato, viene affidato il compito di rafforzare lo stereotipo del patriarkatohhh.
Manca solo il personaggio fluido.
Insomma, ricapitolando:
Il suocero patriarcale che tocca il culo alla nuora – ce l’ho ☑.
Il nonno patriarcale che consiglia ad Ivano di picchiare la moglie meno spesso ma più forte, sennò le donne non capiscono la lezione – ce l’ho ☑.
Il nonno patriarcale che loda la moglie morta perché aveva imparato a stare zitta – ce l’ho ☑.
Il padre patriarcale che impedisce alla figlia di continuare gli studi – ce l’ho ☑.
Il marito patriarcale che non approva il voto alle donne – ce l’ho ☑.
Il fidanzato patriarcale che dice a Marcella “sei mia” – ce l’ho ☑.
Il padrone patriarcale che paga la donna meno dell’uomo – ce l’ho ☑.
La donna multitasking che fa tre lavori mentre il marito gioca a briscola con gli amici – ce l’ho ☑.
Le botte perché Delia ha bruciato la cena – ce l’ho ☑.
Le botte perché Delia deve imparare a tacere – ce l’ho ☑.
Le botte perché Delia porta a casa la cioccolata americana – ce l’ho ☑.
I figli chiusi in camera che ascoltano rassegnati le botte del padre alla madre – ce l’ho ☑.
Le amiche in cortile che ascoltano rassegnate le botte prese da Delia – ce l’ho ☑.
La portinaia che dà a Delia la tessera elettorale e la nasconde al marito sennò sono botte – ce l’ho ☑.
I soldi guadagnati da Delia ma requisiti dal marito-padrone – ce l’ho ☑.
La cresta di Delia, unico modo per avere soldi suoi di nascosto dal marito – ce l’ho ☑.
La figlia che può continuare gli studi grazie ai soldi messi via di nascosto da Delia – ce l’ho ☑.
E poi c’è il militare nero che aiuta Delia: fa esplodere il bar dello stronzo maskilista che dovrebbe sposare Marcella, così lo stronzo maskilista diventa povero, torna con i genitori al paesello e Marcella è salva dal matrimonio tossico… Si sa che gli uomini sono tutti stronzi maskilisti, ma si deve anche sapere che se sono di colore sono più buoni. Il nemico da criminalizzare è maskio/bianco/etero/violento e figlio del patriarcato. Unica pecca del film: tra i personaggi positivi ci sono solo donne e l’afroamericano buono, manca però un personaggio fluido, non-binario, omo o trans. Per colmare il vuoto e raccogliere ulteriori premi osannanti aspettiamo ansiosamente l’immancabile sequel, chiesto a furor di popolo femminista. Cortellesi, facci sognare ancora.