Comunque la si pensi dal punto di vista politico, è indubbio che il Movimento 5 Stelle abbia rappresentato a lungo la fonte di grandi speranze di cambiamento nel sistema italiano. In esso si sono riconosciuti molti, stanchi dei privilegi e della lontananza della politica dai reali bisogni dei cittadini ed è questo soprattutto, oltre alla spinta di uno che fu (passato remoto non casuale) uno dei più grandi comici italiani, ad aver portato questa novità al centro della politica italiana. Per molto tempo il M5S ha svolto il ruolo di veicolo di temi nuovi, avanguardistici, importanti, con una spinta al rinnovamento che ha indotto milioni di italiani a credere nella sua proposta e a porre la X sul suo simbolo. Ad oggi, le varie elezioni locali più recenti lo dimostrano, si è trattato di una fiducia molto mal riposta.
Il segno che qualcosa è andato storto è il fatto evidente che la scatola di tonno che dovevano aprire è scomparsa, mentre in compenso loro stessi, i grillini, sono diventati il tonno stesso. Ad oggi sono molti di più i delusi del M5S che con coloro che ancora cocciutamente li votano. Il tocco malefico dell’alleanza con il PD, d’altra parte, ha rappresentato l’innesco letale per la loro trasformazione da partito anti-sistema a partito iper-sistemico, in alcuni casi addirittura più piddino del piddì. Esemplare è il caso delle politiche relative alle relazioni tra i sessi o all’ideologia gender, tematiche in mano a soggetti come Spadafora, la Spadoni, la Dadone o la Ascari. Digitate i loro nomi sul motore di ricerca del nostro sito e capirete quale iattura significano questi nomi per chi cerca di normalizzare le relazioni tra uomini e donne. Ma soprattutto, se avete ancora la ventura di essere iscritti alle varie mailing list dei grillini, avrete avuto di recente l’occasione di capire quanto conformismo ha permeato di sé il partito che un tempo si spacciava come simbolo dell’anticonformismo.
Le domande su donne in politica, stereotipi e lavoro.
Ipocrisia e malafede.
Sì perché il M5S ha contattato tutti i suoi simpatizzanti via email, invitandoli a compilare un questionario relativo alle “relazioni di genere”. Un pot-pourri davvero significativo, simbolo perfetto di quanto la strada per l’inferno possa essere lastricata di buone intenzioni. L’email in questione invita tutti a partecipare a un sondaggio «per dar voce a tutte le donne e raccogliere proposte concrete per superare i divari di genere e abbattere gli ostacoli ancora esistenti», nientemeno. «La maggior parte dei quesiti del sondaggio», precisa l’email, per altro mentendo, «è tratta da indagini effettivamente condotte dall’ISTAT su questi temi», come se della cosa ci si potesse vantare… E il sondaggio poi appare, costituito da ben 32 domande, che un follower di queste pagine ha avuto l’accortezza di screensciottare a fornirci. Ce le siamo guardate tutte e riteniamo che possano essere divise in quattro categorie.
La prima, nonché la meno numerosa, cerca alimento al piagnisteo delle poche donne in politica. Ci si ritrovano mere falsificazioni, ad esempio l’equazione partecipazione politica delle donne = emancipazione, così come stereotipi triti e ritriti, del tipo che la politica gestita dalle donne sarebbe “migliore”. E vallo a dire a quella guerrafondaia della Von Der Leyen o a quell’affamapopoli della Lagarde… La seconda, con sette domande, punta sui cosiddetti “stereotipi”, dove si trovano meraviglie tipo: «secondo te, in Italia in generale le donne sono discriminate, cioè trattate meno bene rispetto agli uomini?». Così, come se le statistiche sui clochard, i suicidi e le morti sul lavoro non esistessero. Seguono dieci domande sul lavoro e le molestie, dove si mescola il presunto dispari trattamento delle donne sul posto di lavoro, alla pratica, che si vorrebbe diffusissima, delle molestie. Nessuna domanda sul tipo di scelte formative e professionali delle donne o sull’utilizzo strumentale della seduzione per fare carriera. L’ispirazione è sempre la stessa: donna vittima dell’uomo predatore, bavoso, voglioso e dominante. Una realtà parallela che, in epoca di precariato estremo, serve all’utile scopo di distogliere l’attenzione dall’impossibilità di costruirsi una famiglia a contesti lavorativi descritti come Sodoma e Gomorra, grazie alla fervida fantasia dei propagandisti iper-conformisti.
Le domande sulla conciliazione tra doveri domestici e lavoro.
Fuori dal tempo e dalla logica.
Ben più nutrita è la batteria di domande relativa alla difficile conciliazione da parte delle donne tra lavoro e attività familiare. Il messaggio da far passare è che l’Italia sia rimasta ai tempi rappresentati dal film della Cortellesi, per altro mai esistiti in quei termini: ostacoli su ostacoli alla carriera lavorativa femminile, predominio maschile e pesantezza assoluta dei doveri e lavori domestici. Sono cinquant’anni in realtà che le famiglie si sono nettamente allontanate da questo modello, ma il ricordo falsificato del passato fa ancora gioco, evoca ancora una realtà patriarcale mai esistita, assai meno verosimile della lotta diuturna per mettere insieme il pranzo con la cena da parte di tante coppie precarie eppure ancora unite in un’alleanza d’amore e stima reciproca. Eppure, tra le righe di questo delirio stereotipato e assolutamente in malafede, qual è l’indagine del M5S tra i suoi affiliati, emerge ancora un minimo di consapevolezza, quello spirito di rinnovamento che tanto aveva attirato nel primo “grillismo”, poi del tutto perduto con il cedimento alla sodomia politica proposta dal PD. Lo si vede dal tipo di domande, da come sono formulate, relativamente alla conciliazione tra famiglia e lavoro.
I grillini sanno bene che oggi le coppie sono ben oltre lo stereotipo spacciato dagli interessi di bottega del femminismo a cinque stelle. Sanno benissimo che gli uomini da mo’ hanno accettato una rivoluzione dei ruoli, dove gli è richiesto essere presenti nella domesticità e nella cura dei figli in misura paritaria a quella femminile. L’Italia è ormai ampiamente popolata da padri desiderosi di fare i padri, tutto compreso, dai pannolini al far da mangiare, dalle pulizie di casa alla lavatrice. Sarebbe proprio della spinta rinnovatrice primigenia del grillismo l’assecondare e il consolidare questa tendenza. Eppure quando c’è stata l’occasione di agire, i grillini si sono tirati indietro, adattandosi allo schema conformista progressista e femminista: uomini e padri sono soltanto bancomat da rimproverare in eterno per il loro “disinteresse” alla vita familiare. Soggetti il cui istinto paterno è da stroncare, quando si tratta di discutere una legge che gli restituirebbe tutte le tanto desiderate responsabilità paritarie a quelle della donna, in modo da condividere gioie e sacrifici, dal lato familiare e lavorativo. Qualcuno scavi sul web e ritrovi le dichiarazioni di Spadafora sulla proposta di riforma delle separazioni e degli affidi presentata dal Senatore Pillon anni fa e capirà cosa si intende. Il M5S è quello che emerge dal questionario: chiacchiere stereotipate, fatte alla caccia del consenso, con la prontezza di chi si prostituirebbe volentieri per un voto in più. E che quando c’è da fare davvero la differenza ed essere coerenti con quanto predicato, il meglio che si riesce a fare è tirarsi indietro e obbedire ai padroni del discorso, senza tema di vergogna. Fortuna che gli elettori sono ancora svegli e non smettono di restituire pan per focaccia, che è quanto i peggiori venduti politici del nuovo secolo meritano di ricevere.