È stata archiviata definitivamente qualche giorno fa l’ennesima querela per diffamazione presentata contro di me. Oggetto della querela era questo articolo del vecchio blog personale “Stalker sarai tu”. In esso si dava conto della ferocissima aggressione social messa in atto dalla pagina Facebook “Avanguardia femminista – Collettivo anti-sessista” (tuttora esistente) e dalle sue follower ai danni di una ragazza, rea di averle criticate per le loro posizioni e la loro sostanziale ignoranza. In risposta, la ragazza aveva ricevuto una vera slavina di hate speech, fatto di volgarissime allusioni sessuali, body-shaming feroce e tanto altro. La ragazza aveva provato a difendersi, scatenando ancora di più l’orda barbarica, che si era fermata soltanto davanti alla rivelazione che la giovane era incinta. A quel punto, probabilmente per disprezzo (le femministe sono disgustate dalle donne incinte, in genere), l’avevano lasciata stare e si erano rivolte ad altri bersagli più facili, di sesso maschile.
Non avevo partecipato direttamente a quell’incredibile dibattito su Facebook, ma vi avevo soltanto assistito, restandone stranamente esterrefatto: quando si tratta di femministe che attaccano in branco con la bava alla bocca in genere mi aspetto di tutto, ma quella cieca aggressività, il bassissimo livello degli attacchi, sferrati per di più contro un’altra donna da parte delle follower di un gruppo sedicente “antisessista”, mi avevano lasciato davvero senza parole. Così avevo deciso di darne un resoconto sul mio blog, corredato da screenshot d’esempio. Alcuni di essi riportavano in chiaro la foto e il nome di chi aveva aggredito la ragazza: ai tempi facevo così perché ritenevo mio dovere richiamare alle loro responsabilità le autrici di uno schifo del genere, condotto per di più su una pagina aperta al pubblico. Ora non lo faccio più, perché dà l’occasione alle malmostose di presentare querele, come in effetti è accaduto in questo caso. Una delle tante citate negli screenshot si è infatti sentita personalmente diffamata dal mio articolo e l’ha segnalato alla Procura di Genova, competente su di me per territorio.
Archiviazione e opposizione.
Quando gli atti mi vengono notificati e ritiro copia della querela, mi ritrovo a leggere la solita spazzatura presente in quel tipo di documenti: io, il blog “Stalker sarai tu” e il successivo sito “La Fionda”, siamo misogini, diffondiamo odio contro le donne, siamo sessisti, livorosi contro le donne et cetera et cetera. Stupidaggini messe per iscritto nella speranza di incocciare qualche giudice ugualmente ideologizzato che, come tale, mandi avanti alla cieca il procedimento, anche solo per il gusto di farmi passare dei guai (come in qualche misura accadutomi in quest’altro caso paradossale). E a proposito dell’essere davvero misogini, rileggetevi qua sotto un po’ degli attacchi fatti alla ragazza incinta (abbiamo attribuito ai post dal profilo della querelante lo pseudonimo di “Pina Cupiello” tra parentesi quadre), cliccando sulle immagini per ingrandirle, giusto per farvi un’idea.
La storia del procedimento è semplice, anche se è durato ben quattro anni. Dopo aver ricevuto la notifica, prendo appuntamento per rilasciare dichiarazioni spontanee e una memoria difensiva. Poi un impiccio di lavoro mi costringe a chiedere un rinvio, al che arriva un irritato sollecito della Pubblico Ministero, che evidentemente o non ha di meglio da fare o è una di quelle formate da qualche centro antiviolenza e dunque freme dalla voglia di fare la pelle a un “misogino”. Deve poi esserci rimasta maluccio quando nelle mie dichiarazioni ho indicato come testimone anche nome e cognome della ragazza incinta aggredita dalle “anti-sessiste”. Immagino che abbiano sentito anche lei e che non ci sia andata giù tanto leggera, visto che poco dopo la PM lascia il procedimento a un collega, che archivia all’istante nell’aprile 2023. Poteva finire lì, ma la nostra impavida femminista da angiporto non ci sta e fa opposizione.
Biechi tentativi di delegittimazione.
Mi ritrovo allora in Procura, dove appare l’avvocato della querelante, un anziano azzeccagarbugli che, oltre a negarmi la stretta di mano (!!!), vomita sulla toga del povero GUP una sorta di requisitoria dove infila tutto e il contrario di tutto, comprese le menzogne più spudorate (arriva a dire che sarei stato condannato per stalking…), pur di ottenere il procedimento contro di me. È in quell’occasione che io e il mio avvocato scopriamo una cosa interessante: la pasionaria femminista che mi ha querelato non è soltanto laureata in hate speech maschilista e da osteria, ma è pure avvocato e ha incaricato il suo stesso studio di difenderla. Cioè per lei i costi sono pari a zero, con qualche possibilità di arraffare soldi a seguito di mia eventuale condanna, mentre io per difendermi devo affrontare cifre a tre zeri. Il GUP ovviamente si riserva di decidere e il 13 marzo scorso archivia definitivamente tutta la buffonata, liberandomi così da un tormento lungo quattro anni, di cui il timore che la giustizia italiana fosse diventata definitivamente cieca è stato a lungo parte integrante. Nel frattempo, l’account personale della pasionaria antisessista da suburra sparisce da Facebook, chissà, forse preoccupata che l’Ordine degli Avvocati abbia a chiederle conto delle sue aggressioni social ben poco conformi al Codice Etico.
Chi segue queste pagine lo sa: è la seconda querela contro di me che finisce in fumo, insieme al mio denaro. C’è di buono che, mano a mano che falliscono questi tentativi di sporcare il lavoro che ho fatto in sette anni, oltre che la mia personale reputazione e la mia credibilità, le domande che ho posto, prima da solo e ora insieme ad altri compagni di strada, assumono più forza e solidità. Se Davide Stasi non è un diffamatore (oltre a non essere un misogino e odiatore di donne), allora le questioni che ha messo sul tavolo finora forse hanno una dignità e vale la pena discuterle. Vedremo nel prosieguo: rimane pendente ancora un procedimento molto complesso e altamente simbolico, che forse proprio per questo si sta dilungando oltre l’usuale. Darò conto del suo esito, quando lo avrò, e nel contempo ringrazio ancora chi finora ha voluto contribuire con piccole donazioni attraverso questo sito. Anche se solo in minima parte, esse aiutano ad ammortizzare le spese legali legate a questo lungo calvario a cui l’espressione delle mie opinioni, in un paese libero solo sulla carta com’è l’Italia, mi ha condotto. A chiunque abbia voluto darmi una mano e a chi ancora la darà, un grande grazie. Semper adamas.