Come volevasi dimostrare: si avvicina il 25 novembre e fioccano le iniziative per dimostrare, o tentare di farlo, che la condizione femminile in Italia è disperata. Ieri sul sito UILPA viene pubblicata la brillante “indagine del Centro di Ascolto Nazionale UIL Mobbing e Stalking contro tutte le violenze sulle evidenze statistiche dei femminicidi avvenuti in Italia nel corso del 2023”. Vediamo cosa intende per “evidenze statistiche” il prestigioso Centro di Ascolto Nazionale di cui sopra: «I femminicidi sono un pericolo per le donne di tutte le età. In tutto l’arco della vita le donne possono essere uccise in quanto donne. (…) L’uccisione dei propri figli e figlie è il modo che utilizzano gli uomini per colpire le donne. L’altra fascia di età di particolare rilievo è quella delle donne anziane (70-90 e oltre), la cui percentuale è stata nel 2023 del 25%. (…) Questo dimostra che l’ambiente familiare sta diventando sempre più rischioso sia per le donne più giovani che per quelle anziane».
Allora… cominciamo con la bufala utilizzata per definire il femminicidio, che secondo l’indagine “scientifica” sarebbe l’uccisione di una donna inquantodonna, definizione squisitamente ideologica priva di qualsiasi criterio giuridico, antropologico, sociologico, criminologico. Tutto secondo copione, tanto l’ideologia antimaschile è l’unica molla che spinge i fanatici del femminicidio a tutti i costi. Proseguiamo con l’analisi dei dati: 100 femminicidi dal 1° gennaio al 3 novembre. Manca però l’elenco di queste 100 vittime. Come sempre, quando vengono sparati numeri a caso, si evita accuratamente di citare le generalità delle vittime e i link delle notizie, in modo tale da rendere impossibile una verifica caso per caso del movente, delle circostanze dell’omicidio, dell’autore. Curiosa infatti la griglia degli autori che comprende madri e nuore. Quindi donne. Anche le donne uccise da altre donne sarebbero quindi, per il prestigioso studio, catalogabili come vittime di femminicidio.
Ma che vuol dire “inquantodonna”?
Poi la voce “conoscenti” comprende anche donne, ma la mancanza di un elenco dettagliato non fa emergere questa ulteriore stortura come, ad esempio, il caso di Rosa Gigante ammazzata di botte a Pianura (NA) da Stefania Russolillo, una vicina di casa. Eravamo ad aprile, quindi il caso rientra tra le donne uccise inquantodonne rilevate dalla prestigiosa indagine UIL. Strumentale la dicitura “figli”, lasciando intendere che siano tutti terribili maschi i figli assassini che uccidono le madri. Non viene specificato che possono essere anche figlie, però nel nostro archivio 2023 abbiamo 4 donne uccise dalle figlie ed 1 uccisa dalla sorella. Appare poi curiosa la “svista” sulle donne che uccidono bambine e bambini, la griglia della prestigiosa indagine dice che sarebbero 4 ma i nostri archivi ne registrano 11: dalla neonata uccisa per scuotimento alla 13enne uccisa a forbiciate, compresi due omicidi stradali, abbiamo prova di tutti i casi citati, con gli articoli integrali di cronaca nera: Napoli, Arsiero (VC), Santo Stefano di Cadore (BL), Val di Sole (TN), Casal di Principe (CE), Milano, Casalnuovo (NA), Roma, Oristano, Rovigo, Voghera.
Siamo consapevoli di trattare argomenti impopolari e soprattutto contrari alla narrazione ideologica prevalente, quindi dobbiamo necessariamente poter dimostrare ciò che sosteniamo con nomi, date, fatti e fonti verificabili, insomma siamo costretti a essere estremamente documentati. Molto più dei trombettieri del femminicidio a tutti i costi. Ultima contestazione alla prestigiosa indagine sulle evidenze statistiche è quella relativa alle fasce d’età più alte, le donne anziane vittime di femminicidio che la prestigiosa indagine sulle evidenze statistiche rileva nella misura del 25%. Anche quando il movente è la pietà di un marito che uccide la moglie malata terminale per non farla più soffrire, è sempre una donna uccisa per la sola colpa di essere donna. Anche quando il movente è la disperazione perché la compagna di tutta la vita non risponde più alle cure, è sempre una donna uccisa per la sola colpa di essere donna. Anche quando il movente è liberare la moglie da una patologia degenerativa, è sempre una donna uccisa per la cola colpa di essere donna. Anche quando il terribile assassino si toglie la vita dopo avere esaudito il desiderio della stessa vittima e la coppia lascia scritto di non voler essere più un peso per i figli e chiede di essere sepolti insieme. Tutti casi che non hanno nulla a che vedere con gelosia morbosa, possesso, mancata accettazione della fine di un rapporto, negazione della libertà femminile, patriarcato, sovrastrutture culturali maschiliste, oppressione di genere e tutta la sequela di pseudomoventi che i fanatici del femminicidio a tutti i costi condensano nella dicitura “uccisa inquantodonna”.
Un allarme fittizio.
Sembra esserci insomma una smania febbrile di inserire qualsiasi cosa nel grande calderone dei femminicidi, bisogna gonfiare ossessivamente i numeri, altrimenti non sarebbe possibile lanciare il solito allarme “un femminicidio ogni 3 giorni”. La fonte meno faziosa, in questo senso, è femminicidioitalia.info che, a differenza di tutti gli altri, a partire da chi si occupa di femminicidio per mandato istituzionale, pubblica gli elenchi delle vittime. Non è un caso che gli elenchi dettagliati e circostanziati annoverino 38 vittime invece delle 100 sparate dalla UIL (e non sola, anche altri lanciano numeri roboanti). Come è possibile una tale macroscopica differenza? Rispetto ai 100 casi della prestigiosa indagine, femminicidioitalia non pubblica un elenco con 93-94 casi per cui qualche svista sarebbe verosimile, ma 62 casi in meno. Qualcuno potrebbe dire che la prestigiosa indagine sulle evidenze statistiche è solo un’accozzaglia di cialtronate, ma io non lo dico e mi limito a far riflettere chi legge sulla modalità maldestra e strumentale di riportare i dati, che finisce per costruire un allarme fittizio.
Modificate alcune diciture e l’immagine a corredo recante il logo UIL – Centri d’Ascolto su richiesta di UILPA Centro di ascolto in data 15/11/2023, ore 20.28.