«Oggi tutto è mal visto agli occhi di chi guarda e posso solo dire che è stato il momento, della fusione e dell’attimo, e non c’è niente di più e rimarrà un aneddoto e basta, e la gente che lo vorrà mettere in piazza lo farà e chi non lo vorrà fare non lo farà, ma beh… di sicuro non andrà oltre». E il giornalista replica: «un bacio, ma sulla guancia, non voglio guai». E la calciatrice risponde: «sulla guancia o dove vuoi!». Questa è l’intervista registrata alla radio Cope della calciatrice della Nazionale femminile spagnola Jennifer Hermoso dopo aver vinto il mondiale, tre ore dopo la premiazione, durante i festeggiamenti, a proposito del bacio con il presidente della Federazione Luis Rubiales (argomento già trattato in altri interventi qui e qui). Insisto, tre ore dopo, senza alcun condizionamento e senza che lo “scandalo” mediatico avesse travolto tutto. «Nel momento dell’euforia, si era già iniziato a parlare del bacio, sul quale in nessun momento mi sono sentita a mio agio perché alla fine era qualcosa che era capitato a me». Questa è invece la dichiarazione realizzata qualche giorno fa da Jennifer Hermoso al pubblico ministero a seguito della sua denuncia contro l’ormai ex presidente della Federazione. A domanda: «Ti sei sentita violata o hai sentito violenza in questo atto?». «Sì, mi sono sentita chiaramente mancata di rispetto». Ecco in poco meno di due mesi la trasformazione di Jennifer Hermoso da persona senza alcun problema a vittima.
Come spiega allora Jennifer Hermoso l’apparente normalità con la quale durante giorni ha vissuto questo bacio, i festeggiamenti e gli scherzi che lei stessa fa sullo scambio affettuoso con l’ex presidente? Lei dichiara: «Nel momento in cui eravamo sull’autobus ero un po’ più nervosa, sapevo che quella situazione mi riguardava. In nessun momento avrei potuto accettare di mettermi a piangere in un angolo in modo da far preoccupare a tutte, “Cosa sta succedendo, cosa sta succedendo?”, e spezzare quel momento, che non sappiamo se accadrà di nuovo nelle nostre vite». Secondo questa dichiarazione, lei si è sacrificata per non rovinare il magico momento del festeggiamento delle compagne, e l’ha fatto per giorni, anche durante il seguito sull’isola di Ibiza. D’altra parte è stato il pubblico ministero a suggerire la risposta, la dichiarazione precedente risponde alla domanda del pubblico ministero: «Ha minimizzato Lei quel comportamento o quella condotta per non infangare il suo successo o il successo di lei e delle sue colleghe?», domanda alla quale la calciatrice ha risposto affermativamente, con la dichiarazione soprastante. Di sicuro è sempre più facile se il pubblico ministero – che dovrebbe essere neutrale – riconduce la causa. In pratica, lei si è sacrificata, ha fatto finta per il bene delle sue compagne, e probabilmente di tutta la nazione spagnola, per non rovinarci la festa e distogliere l’attenzione dalla vittoria del mondiale. Travolta dagli eventi pubblici, lei non poteva esprimere il disagio che sentiva dopo la “violenza” subita. Faccio invece più fatica a capire le dichiarazioni del fratello – ora testimone dell’accusa, ha confermato la violenza subita dalla sorella. Al contrario della sorella, che festeggiava con la squadra, non aveva alcun bisogno di fare finta. Dopo la vittoria, quando in un programma TV gli viene chiesto se vedeva sua sorella a disagio, afferma: «Per niente, in nessun momento. È stato un aneddoto e basta». Oggi questo aneddoto si è trasformato anche per lui in violenza.
Il bacio è diventato un affare internazionale. Con la vittima si sono solidarizzati tutti, le altre calciatrici della Nazionale, altre nazionali femminili, calciatori, federazioni, ministri, il governo, persino il Parlamento europeo. Al contrario, Luis Rubiales è stato ripudiato da tutti, si è dovuto dimettere, è stato persino dichiarato “persona non grata” dal municipio di Malaga. La FIFA (Fédération Internationale de Football Association) ha dichiarato il ‘caso Rubiales’ «la più grande disgrazia del mondo del calcio». Per mettere tutto nel giusto contesto, sarebbe conveniente ricordare i controversi legami che la FIFA ha stretto in passato con alcuni regimi dittatoriali, come nel mondiale in Qatar nel 2022. «Sono oltre seimila gli operai morti in Qatar durante la costruzione degli stadi». Cos’è più grave, la violazione di diritti umani in paesi dittatoriali, la morte di migliaia di operai sfruttati per mancanza di tutele o un bacio? Fatma Samoura, segretario generale della FIFA e prima donna ad ostentare questa posizione ha dichiarato il comportamento di Rubiales «inaccettabile»: «è la più grande disgrazia del mondo del calcio». Sorvolando il fatto e a scapito di sembrare misogino (cosa fa una donna a capo della Federazione mondiale di calcio, uno sport prevalentemente maschile? Ha mai giocato a calcio?), oggi le donne alle più alte cariche possono agire comportamenti e dichiarare pubblicamente immense stupidaggini, come fanno purtroppo spesso, da Hillary Clinton a Christine Lagarde a Ursula von der Leyen, a difesa del proprio sesso e a danno dell’universo maschile, senza mai nessuna conseguenza. La dichiarazione di Fatma Samoura è un affronto per le migliaia di vittime, soprattutto maschili, delle quali la FIFA è corresponsabile.
Da un nonnulla, il “caso Rubiales”, è diventato un caso mediatico e kafkiano. Nei primi video e nelle prime interviste Jennifer Hermoso (come tutte le altre calciatrici sull’autobus) mostrò e disse ciò che realmente sentiva. Condizionata dalla pressione mediatica e istituzionale ha cambiato la versione e ormai non riesce più a fermare le continue e crescenti contraddizioni. Non solo Luis Rubiales, Jennifer Hermoso ha accusato tutto lo staff della Federezione per violenza privata. Così, finché lei denuncia le forti pressioni ricevute dallo staff, questi per difendersi mostrano gli scambi di messaggi con lei in whatsapp, profesionali e cordiali, dove lei, durante i festeggiamenti in Ibiza, chiede in tono scherzoso e informale dei piaceri alle stesse persone che ora sta accusando, come quello di invitare una sua grande amica di tutta la vita ai festeggiamenti organizzati in Ibiza, di organizzare un’uscita in discoteca per sei persone o di portare un costume da bagno. Messaggi quindi in perfetta contraddizione con le gravi accuse che lei ora solleva. Forse alcuni lettori saranno stanchi, persino disgustati, dell’importanza che i media, e anche noi, abbiamo attribuito a un caso che nella sostanza è un nonnulla. Invece, per quanto ci riguarda, questo caso merita tutta l’attenzione, è paradigmatico di come il femminismo costruisce nelle donne la convinzione di essere vittime, al di là della realtà, della logica e della ragionevolezza.
«Il problema specifico della “condizione della donna” non è mai esistito realmente per le donne prima del XIX secolo, è senz’altro una creazione recente, come lo sono la Coca-Cola e Mickey Mouse». (Tratto dall’opera La grande menzogna del femminismo, a p. 119). In effetti, la condizione sociale è sempre stata lungo i secoli la preoccupazione di tutti, uomini e donne, e la condizione di genere non emergeva come preoccupazione pressoché da nessuna parte. La condizione di genere o, meglio, la condizione della donna è nata in maniera diffusa e progressiva solo durante il XIX secolo. Solo allora è nata una narrazione vittimista e solo allora le donne hanno incominciato a sentirsi, in numeri sempre crescenti, vittime del Patriarcato. Sulla base di una narrazione parziale, dunque falsa, il femminismo ha “costruito” milioni di vittime, come nel caso di Jennifer Hermoso. Tutte convinte di esserlo. Ciò che è, nel caso di Jennifer Hermoso, un’evidente falsa denuncia, supportata da video, registrazioni, interviste, audio, ecc, è diventata per tutto il mondo l’ennesima occasione per denunciare il Patriarcato. Si tratterebbe di un evento di violenza molto grave, tanto da meritare più attenzione della violazione di diritti umani o della morte di migliaia di uomini in regimi conniventi con la FIFA: «la maggior disgrazia nel mondo del calcio». Così, per il femminismo la condizione della donna sarebbe la maggior disgrazia nel mondo, al di là della sofferenza degli uomini, della loro miseria, povertà, tragedie o morti, al di là della realtà, della logica e della ragionevolezza. Come nel caso di Jennifer Hermoso, la narrazione storica femminista è semplicemente una falsa denuncia. Ma non vi preoccupate, perché, come nel caso di Jennifer Hermoso, il pubblico ministero ricondurrà l’interrogatorio per renderla vera.