Raccontano gli antichi che l’abilità sessuale della più famosa cortigiana d’Egitto, Archidice, spingeva gli uomini a rovinarsi per ottenere i suoi favori – un chiaro esempio del potere patriarcale, per inciso. Un corteggiatore, respinto perché non poteva permettersi le sue tariffe, tornò a casa e sognò di averla posseduta – insomma, un Incel egiziano che si accontentava con quello che poteva. Archidice, furente, lo citò in tribunale sostenendo che, dal momento in cui il giovanotto aveva goduto dei suoi piaceri sessuali, avrebbe dovuto pagarla – a proposito dei nobili interessi spirituali che hanno donne. Il tribunale ammise la legittimità della sua richiesta, ma dopo un lungo dibattito dichiarò che, avendo il cliente solo sognato di avere goduto dei suoi favori, Archidice avrebbe dovuto sognare di venire pagata. Anche se può sembrare un aneddoto storico stravagante, non è l’unica volta che un uomo ha dovuto difendersi di un’accusa di rapporti sessuali o di stupro a distanza. Aveva il corteggiatore egiziano il diritto a fantasticare sul sesso come e con chi piaceva? Per quanto assurda possa sembrare la domanda, nell’ambito teorico femminista non lo è affatto: ha l’uomo il diritto a fantasticare di sesso come e con chi vuole? Il femminismo ha già risposto e, in maniera prevalente, ha risposto di no. L’immaginazione maschile, supportata da materiale erotico-pornografico, che non prevede alcun contatto fisico con una donna, è al primo stadio del piacere sessuale maschile.
Stiamo parlando di pornografia, che il femminismo ha spesso chiesto di limitare o addirittura vietare, di come gli uomini guardano le donne, della rivendicazione di Lady Henderson di permettere ai giovani la visione di corpi di donne nude, stiamo parlando di come gli uomini devono fantasticare su questi corpi femminili che vedono. Le donne, prima attraverso la religione, ora attraverso il femminismo, hanno sempre cercato di confinare, limitare, contenere la fantasia sessuale maschile, mediante la generazione negli uomini di un senso di colpa. Le mogli, fidanzate e compagne esigono la fedeltà totale del compagno, nel corpo e nell’anima. Fantasticare su un’altra donna e guardare un’altra donna per la strada è spesso recepito da queste donne come un tradimento. Il materiale pornografico del compagno, un’onta. Anche l’uso di materiale pornografico da parte di uomini single risulta incomprensibilmente un problema per le femministe. Se non c’è alcun contatto fisico con una donna, in che modo può dare fastidio alle donne il modo nel quale un uomo ottiene piacere nel privato? La realtà è che queste donne, come Archidice, non accettano che gli uomini possano ottenere del piacere sessuale senza il loro permesso. Queste donne vogliono gestire gli uomini, riprogrammare la fantasia erotica maschile come la loro. Tutte le normative e le norme sociali che regolano le molestie sessuali che non prevedono alcun contatto fisico, dal catcalling al modo nel quale si mangia un ghiacciolo o una banana, e che gli uomini non hanno mai richiesto a loro tutela (!), mirano a riprogrammare l’uomo.
Il diritto di fantasticare.
Così come il progresso tecnologico ha permesso la liberazione sessuale delle donne, allo stesso modo la tecnologia agevola la diffusione e la produzione sempre più sofisticata di pornografia. Oggi esistono delle applicazioni tecnologiche di IA, come Deepnude, in grado di creare di fotomontaggi molto realistici di corpi nudi con un volto a scelta. L’utente può combinare misure e modificare parte anatomiche a volontà (più culo, più tette, più magra, più grossa), così come si fa quando si scelgono e si armano i guerrieri nei videogiochi. Se ieri la fantasia sessuale maschile riproduceva nell’immaginazione la vicina di casa nuda, oggi lo stesso uomo può servirsi privatamente di un’applicazione che compone l’immagine del corpo della stessa vicina nuda, un corpo che in realtà non è il suo; cambia qualcosa alla vicina di casa? Pare di sì, queste applicazioni «sono state denunciate da diverse donne». Come avviene con le molestie, l’applicazione può essere usata indistintamente da o contro tutti e due i sessi, ma vede soltanto le donne richiedere divieti e tutele, gli uomini rimangono perlopiù indifferenti. Il motivo è sempre lo stesso: si tratta di due universi sessuali differenti, con bisogni, richieste e piaceri diversi. Quindi è giusto che entrambi alzino la voce per esprimere la loro posizione. Oggigiorno c’è un’inaccettabile invasione di campo femminile nell’immaginazione dell’universo sessuale maschile. Gli uomini hanno il diritto di fantasticare di sesso come e con chi vogliono, questo è il primo stadio del piacere sessuale maschile, e sembra incredibile che questa prerogativa maschile sia stata messa in discussione per tanto tempo, ieri dalle religioni, oggi dal femminismo.
Una volta acquisito il diritto di fantasticare, il secondo stadio riguarderebbe il contatto fisico e i rapporti sessuali: hanno gli uomini diritto al sesso? L’istituzione della prostituzione fornisce a tutti gli uomini la possibilità di accedere al sesso con una donna a cambio di una controprestazione economica. Non solo nessun paese al mondo ha mai aperto il dibattito sulla convenienza di promuovere sovvenzioni pubbliche dei servizi sessuali per gli uomini che navigano in gravi difficoltà economiche, a tutela della loro salute psicofisica, alcuni paesi hanno addirittura deciso di fare proprio il contrario, di proibire la prostituzione secondo i dettami delle politiche femministe. In questi paesi un uomo rischia di vivere tutta la vita senza fare mai sesso perché non ottiene il consenso di nessuna né può comprarlo, rischiando pure in entrambi i casi la denuncia (per molestie nel primo) e la prigione nel tentativo di ottenerlo. Come abbiamo visto negli interventi precedenti, queste politiche non sono innocue, pregiudicano la salute maschile nei casi nei quali gli uomini sono costretti a una castità forzata. In realtà questa condizione non riguarda unicamente gli uomini single, può riguardare anche gli uomini sposati, costretti a una castità imposta a vita dalle mogli. Non che tutte le mogli facciano così, ma tutti gli uomini si trovano sotto questa minaccia, che incombe sulla loro vita sessuale e la loro serenità psicoemotiva. I sostenitori del libero esercizio della prostituzione proclamano a loro sostegno la libertà delle donne che scelgono di esercitarla, argomento a mio avviso ineccepibile, ma escludono sistematicamente un altro argomento che ritengo di pari importanza: la salute psicofisica degli uomini.
Una questione di salute.
È conveniente ricordare che Simone de Beauvoir nei suoi scritti assimila la condizione della moglie alla condizione della prostituta. Secondo questo pensiero (non sarò io a contraddire Simone de Beauvoir), gli uomini avrebbero accesso al sesso solo grazie a una controprestazione economica. E qui arriviamo ad un terzo e ultimo stadio: è possibile che gli uomini possano aver diritto al sesso senza l’obbligo di una compensazione economica, senza bisogno o del matrimonio o della prostituzione? La verità è che le donne sono perfettamente a conoscenza del maggior bisogno sessuale maschile, ma non sono disposte a cedere sul vantaggio economico che ne possono trarre. Così come è impostata la società attuale, la natura sessuale diversa di uomini e donne crea degli scompensi. Ad esempio, in termini di attrazione, ora di successo socio-economico piuttosto che di bellezza, la maggior parte delle donne è interessata solo a una piccola percentuale di uomini, e così la maggior parte degli uomini restano estromessi dall’interesse sessuale femminile. Da qui nascono una diffusa insoddisfazione sessuale maschile, la prostituzione e la pornografia a pagamento o fenomeni sociali come gli Incel. Questo fenomeno, noto come “ipergamia femminile”, non è altro che apartheid sessuale, dove le donne vogliono solo frequentare sessualmente gli uomini migliori, quelli che una volta erano un buon partito, isolando così la maggior parte degli altri uomini. Non stupisce dunque il successo che Mussolini e altri fascisti ebbero con le donne, in primis con le femministe italiane dell’epoca. La società fa appello continuamente all’empatia, è conveniente fare compagnia a persone con problemi, agli anziani, non abbandonare gli animali domestici, l’isolamento di un alunno in classe si chiama bullismo. Eppure la società non promuove con la stessa sollecitudine l’empatia delle donne verso gli uomini più sfortunati sessualmente. Questi uomini frustrati sessualmente, ai quali le donne non riservano neanche uno sguardo, ricevono soltanto la derisione e il disprezzo femminile, ciò causa a sua volta frustrazione in loro, in un circolo vizioso.
La liberazione sessuale femminista della seconda ondata non ha incrementato la pratica del sesso nella società, al contrario. Oggigiorno le donne praticano socialmente l’apartheid sessuale senza alcun rimprovero morale della società. Dovrebbero le donne donarsi sessualmente agli uomini? È forse più grave costringere una donna che vuole l’astinenza a far sesso che costringere un uomo che vuol far sesso all’astinenza? La dottrina femminista ha denunciato l’artificialità dei comportamenti degli uomini e delle donne, li ha definiti costruzioni culturali prodotti dal Patriarcato a danno delle donne: l’eterno femminino. Misteriosamente il femminismo non ha aperto bocca sulla riluttanza che mostrano la maggior parte delle donne a donarsi sessualmente agli uomini. Quanto c’è di naturale e quanto di artificiale nella ritrosia femminile ad accontentare l’appetito sessuale del maschio? Perché le donne occidentali non si comportano alla stessa maniera che si comportavano le disponibilissime donne sulle isole del Pacifico nel XVIII secolo all’arrivo degli europei? Se il comportamento sessuale è una costruzione culturale, secondo quanto afferma la teoria femminista, allora la ritrosia femminile può essere modificata. Se i faraoni dell’Antico Egitto avevano normalizzato il matrimonio tra fratello e sorella, o persino tra padre e figlia, e gli egiziani celebravano delle orgie in nome della dea Sekhmet, se i greci praticavano la pederastia come una forma di introduzione dei giovani alla società degli adulti, e a Roma durante i Lupercalia le matrone romane si offrivano ai desideri sessuali dei giovani devoti a Fauno Luperco (dio della fertilità), vuol dire che i comportamenti sessuali si possono imparare e che le donne possono imparare a donarsi carnalmente agli uomini, come facevano le donne nelle isole del Pacifico.
Il sesso è un diritto?
E se le donne possono imparare, lo possono fare anche gli uomini. Per secoli si è fabbricato artificialmente il senso di colpa sulla masturbazione maschile. Ora non più. Possiamo parimenti modificare la negativa concezione che abbiamo sul coito coercitivo? Per secoli si è creato un’aureola di purezza intorno alla donna da rispettare, che l’uomo ogni volta contamina, spezza, tramite l’atto sessuale. Le donne avrebbero una sessualità che dovrebbe essere “difesa” dagli approcci maschili. Un’idea che continua ad essere attuale: nessuna donna si scusa per aver fatto sesso con un uomo, ma un sacco di uomini lo fanno (ad esempio, quando entrambi sono alticci). In realtà in Natura la pulsione sessuale maschile è aperta, aggressiva e in nessun modo problematica. Nella cultura la sessualità maschile diventa problematica perché deve essere repressa.
Nella Storia il coito obbligatorio per le donne non è mai esistito, afferma Simone de Beauvoir. Effettivamente è così. Non è mai esistito il dovere femminile di donarsi sessualmente all’uomo (tranne nei casi di schiavitù). Ciò che invece è sempre esistito è il dovere maschile di donare la vita al posto della donna, la coscrizione maschile. Voluta dalle donne, gli esempi storici sono pressoché infiniti, dalle sovrane che mandavano a combattere solo gli uomini alle popolane che si rifiutavano di ballare con gli esonerati dal servizio o chiamavano vigliacchi gli imboscati. E che continua ad esistere, come prova la guerra in Ucraina. Se c’è un bene supremo degli esseri umani, al di sopra di qualsiasi altro, anche al di sopra dell’integrità sessuale, è il diritto alla vita. Senza la vita qualsiasi altro diritto decade. Ogni volta che l’uomo è stato spinto a donare la vita per una causa, è stato violato il diritto più sacro degli esseri umani. Nella Storia dell’Umanità, a quante donne è stato sottratto questo diritto? A quanti uomini? La coscrizione maschile è la più clamorosa e duratura violazione del diritto più sacro che l’umanità possa vantare, una violazione che la narrazione storica femminista ha semplicemente sorvolato. Un sacrificio maschile forzato, sostenuto dalle donne, che non ha mai generato in loro alcun senso di colpa. Oggi, come ieri, siamo disposti a sacrificare la vita di un uomo ma non lo siamo a sacrificare l’integrità sessuale di una donna. È forse l’integrità sessuale più importante del diritto alla vita? Finisco la serie di questi interventi come l’avevo iniziata, con il discorso apologetico di Lady Henderson: «Visto che dobbiamo chiedere ai nostri ragazzi di rinunciare alla vita almeno non chiediamogli di rinunciare alla gioia o alla possibilità della gioia». Essere «andato incontro alla morte senza avere mai una donna» è «una cosa orrenda». Lady Henderson non parla di qualsiasi uomo, parla di tutti gli uomini destinati al martirio, mandati anche dalle donne e al posto delle donne, con il loro beneplacito. Il sesso è un diritto? Non sarò io a dare una risposta che si presuppone polemica, ma esigo il diritto di parlarne, visto che sarà il sottoscritto ad andare al fronte a donare la vita al posto di lei in caso di guerra.