Emergono – faticosamente – scarni particolari sull’omicidio di Marinella di Selinunte, dove Maria Amatuzzo è stata uccisa da Ernesto Favara. Brandelli di frasi dalle quali non è facile capire cosa ci sia dietro il terribile gesto. Antonino Favara, fratello dell’assassino, ha raccolto le prime parole pronunciate dall’uomo che ancora aveva in mano l’arma del delitto: “Mi ha fatto perdere le bambine”. L’assassino prima non risponde alle domande degli inquirenti, poi ammette le proprie colpe così: “Abbiamo discusso per alcuni minuti e lei mi ha ribadito che se ne sarebbe andata da casa per sempre, accontentandosi di vedere i bambini per un’ora a settimana… In quel momento ho visto un fantasma“.
Maria è stata uccisa “per la sola colpa di essere donna”, come recita uno degli slogan preferiti dalla ex Commissione Femmincidio presieduta dalla Sen. Valente? O forse la molla scatenante è stata qualcosa di diverso: Ernesto ha ucciso Maria perché odia le donne, o perché la ritiene responsabile dell’allontanamento delle figlie ad opera dei servizi sociali? Nulla può essere una valida giustificazione, in ogni caso si tratta di un delitto orribile da punire con la massima gravità, ma la necessità di approfondire il movente è essenziale per catalogare l’episodio: femminicidio per l’uccisione di una donna inquantodonna, oppure c’è altro?
“Ho visto un fantasma”.
Maria Amatuzzo, 29 anni al momento del decesso, appena 24enne ha un matrimonio alle spalle e due figli. Interrompe la precedente relazione ed inizia a convivere con un uomo che ha 34 anni più di lei, Ernesto Favara. A 25 anni il matrimonio con rito civile. Legame nato non certo per interesse, Ernesto è un ex pescatore ormai in pensione: non ha yacht o auto di lusso, non ha la villa con piscina, non è benestante, non ha proprietà o patrimoni invidiabili. Non ha nemmeno una casa propria, vive in coabitazione col fratello. Le cronache dicono che Maria Amatuzzo ha già due figli avuti dal precedente matrimonio, che “non vivono più con lei”. Non è credibile che siano andati via di casa perché maggiorenni e indipendenti, ovviamente Maria non può averli partoriti a 5 o 6 anni. Sono col padre? Perché? Sono con altri parenti? Perché? Sono in casa famiglia? Perché? Tolte a Maria anche le due gemelline avute dal secondo matrimonio con Ernesto. Perché?
Chiarire questi elementi fondamentali aiuterebbe a comprendere molti aspetti sulla frase “Mi ha fatto perdere le bambine” che, nella percezione dell’assassino, sarebbe il motivo che lo ha spinto ad uccidere. Si intuisce la genitorialità negata, si intuisce la sofferenza per la lontananza dalle bambine, si intuisce una battaglia legale per far rientrare le gemelline in famiglia, si intuisce l’abbandono di tale battaglia e la rassegnazione della madre che sarebbe “andata via da casa, accontentandosi di vedere i figli per un’ora a settimana”, si intuisce la disperazione di un padre che invece non si accontenta, non vuole rassegnarsi a perdere le figlie e sperava di poter fare fronte comune in tribunale. Crolla tale speranza, viene lasciato solo a tentare di riprendersi le figlie, crollano anche le possibilità di farlo ed ecco che: “In quel momento ho visto un fantasma“.
Il possibile vero movente.
L’allontanamento della giovane moglie non costituisce un problema per Ernesto, Maria era già andata via da casa diverse volte da agosto a dicembre eppure non era stata uccisa inquantodonna; non sembrano esserci gelosia morbosa o malsano possesso alla base del delitto, l’uomo non parla di vendette per tradimenti, amanti, onore compromesso. Parla solo delle figlie, almeno per ora. Magari nei prossimi giorni arriveranno altri particolari a capovolgere la situazione, ma ad oggi il movente sembra essere racchiuso nella frase “Mi ha fatto perdere le bambine”.