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Tutti i governi che si sono avvicendati sono responsabili della situazione giurisdizionale odierna. E’ in atto un’offensiva di proporzioni gigantesche, portata avanti con mezzi altrettanto poderosi, al fine di ridisegnare gli assetti sociali. Il programma passa anche attraverso la devastazione delle solidarietà familiari. Esiste una parte di magistratura che opera in maniera eversiva. Tra le numerose disfunzioni della giurisdizione esistono certe mostruosità che vanno immediatamente ed energicamente rimosse. Una di queste è la forzata interpretazione della legge n.6/2004. Gli effetti di tale norma (applicata in violazione della Costituzione e del Diritto) fa pensare a scenari orridi, un po’ simili a quelli raccontati nel film “Fuga per il futuro”. Nella pellicola il “New Eden” è l’eliminazione fisica dei membri della società ritenuti improduttivi, qui il “New Eden” è l’istituto dell’amministrazione di sostegno con ricorso massiccio a professionisti estranei alla famiglia. E’ un tourbillon di affari che drenano decine di migliaia di patrimoni familiari per destinarli alle tasche degli addetti al ramo. Se questo governo e l’attuale classe sub dominante non avranno il coraggio, la coerenza e la forza per riportare la magistratura nell’alveo prima del dettato costituzionale e poi del Diritto anche i loro figli, con i loro nipoti, potranno godere del “New Eden” già in fase avanzata di realizzazione. Questa agghiacciante deriva va fermata qui e subito dai governanti in carica (non esistono altre “autorità”) a prescindere da tutto il resto che potrebbe essere strumentalmente divisivo. Non so quanti abbiano notato che la “carcerazione” del prof. Carlo Gilardi è iniziata con il suo prelievo in casa da parte dei carabinieri. Il 4 dicembre scorso, a garantire “l’ordine pubblico” per la festa del suo 92° compleanno, celebrato da alcuni amici all’esterno della RSA dove è stato rinchiuso, c’erano i poliziotti. Siamo giunti oltre quanto fosse lontanamente immaginabile e tutti si girano a guardare altrove, a cominciare dal celebrante per antonomasia della Repubblica. Il protagonista della vicenda che raccontiamo, per salvaguardare gli interessi delle proprie congiunte si è rivolto alla magistratura. Ed è in situazioni analoghe alla sua che la “tutela” offerta da un certo tipo di giurisdizione “si trasforma in ragnatela”. Lo si è sperimentato con l’iter giudiziario dei “diavoli della bassa modenese”, con le ricorrenti storie similBibbiano, con il sistematico impiego di professionisti per “amministrare” le famiglie “fragili”.
La madre del nostro amico è morta sola e dopo essere stata spogliata completamente da estranei. Lui ha preferito non fare una denuncia relativa all’ultimo e conclusivo saccheggio. Ripensando ai discutibili criteri impiegati nelle indagini successive alla sua denuncia del 16 giugno 2020 non ha voluto rischiare di finire denunciato per la seconda volta per simulazione di reato. La sorella è stata ridotta all’isolamento in condizioni miserabili. Il nostro amico è dissanguato dalle spese legali e giudiziarie. Il nostro amico è finito sotto processo per simulazione di reato. Piero Calamandrei, riteneva la Costituzione una “garanzia con cui il singolo è messo in grado di difendere il suo diritto contro gli attentati dello stesso legislatore o del governo”. Non aveva previsto che un giorno la classe “dirigente” del Bel Paese sarebbe arrivata a pisciarci sopra. Non aveva previsto che si potesse costituire in ambienti nevralgici per il funzionamento dello Stato una potentissima organizzazione paramafiosa dai poteri illimitati. Il reclamo del nostro amico è stato respinto a motivo della denuncia (non di una condanna!) fatta a suo carico (collaudato sistema giudiziale per isolare i “beneficiati” della giustizia da amici e parenti ingombranti e spennarli): “Tamquam non esset”. Riporteremo integralmente il decreto relativo nella prossima puntata. In un mitico Carosello del 1957 l’attore Tino Scotti, nel fare pubblicità, diceva: ” …. Basta la parola!”. Per adesso ci limitiamo a fornire l’elenco dei magistrati che si sono occupati della vicenda che abbiamo fin qui narrato, allegando pedissequamente gli stessi documenti in possesso del tribunale e della corte d’appello. Il lettore ha quindi l’opportunità di farsi un’idea su quanto è accaduto fino ad oggi.
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TRIBUNALE (istanza per ottenere la nomina quale A.d.S.):
Anna Puliafito (giudice tutelare)
Andrea Vardaro (procuratore della Repubblica, ora in pensione)
TRIBUNALE (reclamo per sovrapposizione dell’A.d.S. al procuratore generale
in carica):
Riccardo Rossetti (presidente relatore)
Mario Montanaro (giudice)
Daniele Sodani (giudice)
TRIBUNALE (autorizzazione a cancellare la procura generale dell’istante):
Gianluca Gelso (giudice tutelare)
Corte D’APPELLO (rigetto della sospensiva del decreto del giudice tutelare per la madre del reclamante):
Anna Maria Pagliari (presidente)
Marina Tucci (consigliere)
Gabriele Sordi (consigliere)
CORTE D’APPELLO (decreto successivo alla morte della madre del reclamante):
Sordi Gabriele (presidente relatore)
Pierazzi Elisabetta (consigliere)
Calvosa Carlotta (consigliere)
CORTE D’APPELLO (rigetto della sospensiva del decreto del giudice tutelare per la sorella del reclamante):
Marina Tucci (presidente relatore)
Gabriele Sordi (consigliere)
Carlotta Calvosa (consigliere)
CORTE D’APPELLO (bocciatura del reclamo contro il decreto del giudice
tutelare per la sorella del reclamante):
Anna Maria Pagliari (presidente)
Alberto Tilocca (consigliere)
Anna Chiara Giammusso (consigliere relatore)
A.d.S. nominata dal TRIBUNALE (Anna Puliafito) e confermata dalla CORTE
D’APPELLO:
Caterina Tancredi
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