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Il reclamante, in qualità di coerede, ha ritirato la dichiarazione dell’Agenzia delle Entrate sull’assenza di carichi fiscali pendenti ed ha terminato la trafila dei pagamenti per gli oneri successivi alla morte della madre. Così ha scritto ad uno dei suoi avvocati: “Oggetto: – incombenze successione – Ciao xxxx, sei riuscita ad avere copia dei bilanci e delle relazioni periodiche redatti dai S.S. su mia madre? E’ possibile che anche lei sia rimasta vittima dei prelievi illeciti dal libretto di risparmio e dal conto corrente da parte del suo “amministratore” recentemente denunciato alla procura della Repubblica (sic…..)? Ho concluso il giro di cui all’oggetto e ti allego l’ultimo documento per l’A.d.S. xxxx. Quanto prima ti porterò personalmente il resoconto delle spese totali (affrontate al 50% anche per mia sorella). Ti porterò anche i documenti necessari per scrivere una raccomandata all’ACEA relativa alle richieste indebite della stessa società nei confronti della trapassata. Buon pomeriggio, xxxx”. In risposta l’avvocato gli ha fissato telefonicamente un appuntamento. Mentre aspettiamo di conoscere le determinazioni della Corte d’Appello sulla vicenda della disabile, di cui il fratello, nostro amico, si è occupato per anni, ci concediamo una breve rassegna sulle questioni che emergono dopo l’insediamento del governo Meloni.
Il nuovo presidente del consiglio ha tenuto un sentito discorso d’insediamento. Non dobbiamo però dimenticare che l’Italia ha raggiunto le attuali condizioni socio-economiche e politico-finanziarie grazie ad una classe “dirigente” che è riuscita a far marciare di pari passo una predazione capillare con l’acculturazione del politicamente corretto. Ci domandiamo quanto Giorgia Meloni sia realmente convinta di poter operare nell’interesse della nazione, libera dalle imposizioni di un mondo controllato dal finanzcapitalismo e omogeneamente globalizzato, all’interno del quale, gli Italiani dopo essere stati privati del loro vecchio e consueto sistema valoriale, sono stati trascinati, con i pessimi esiti che stanno sotto gli occhi di tutti. Le decisioni prese dall’Esecutivo non ci appaiono foriere di speranza. Il suo primo decreto-legge, il n. 162 del 31/10/2022, dispone pure su questi argomenti: il divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia; la prevenzione ed il contrasto del fenomeno dei raduni dai quali possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico, la pubblica incolumità o la salute pubblica; il differimento dell’entrata in vigore della “riforma Cartabia”. Il primo tema affrontato si presenta come una sberla ai precedenti pronunciamenti della Corte Costituzionale, là dove lascia intendere che la pena detentiva non debba prevedere opportunità di riscatto per coloro che non sono formalmente “pentiti”.
Le norme giuridiche in generale e la procedura penale, nel rispetto della Costituzione, sono elementi che dovrebbero prescindere dalla ricerca del consenso (segnatamente di quello espresso da individui che appaiono appena normodotati). Invocare con forza la certezza del Diritto e della pena non può assecondare l’insana voglia di coloro che percepiscono la punizione come mera vendetta di Stato. Il secondo tema si riferisce alle disposizioni relative all’invasione di terreni ed edifici pubblici o privati con la previsione della reclusione da tre a sei anni e della multa da 1.000 a 10.000 euro. La decisione presa contro i rave party ci appare come un dettame suscettibile di interpretazioni strumentali e con una sanzione sproporzionata alla violazione commessa. Dopo aver richiamato più volte la perdita della centralità del Parlamento, in presenza di tante altre urgenze prioritarie, i membri di questo Governo ricorrono addirittura ad un decreto per impedire che alcuni poveri stupidi si radunino non solo al fine di sentire musica ad alto volume ma anche per ubriacarsi o fare altro. Non si può falsamente fingere di non sapere che sballi di ogni tipo (indotti da alcool o sostanze psicotrope) si verificano anche in luoghi non frequentati da giovani con pochi soldi in tasca. Quasi per non voler smentire le acrobazie che hanno visto come protagonisti tanti parlamentari delle precedenti legislature, prendiamo atto che anche il neo-ministro della Giustizia, dopo la sua investitura, ha velocemente rivisto le idee confluite nei suoi precedenti scritti e nelle sue passate esternazioni verbali. Il Nordio-pensiero si rispecchiava molto nella “riforma Cartabia”, perché dunque il ministro, andando oltre le stesse richieste delle procure generali, ha avvertito l’esigenza di un rinvio dell’intero decreto legislativo n. 150 del 10/10/2022? Lo stato della giurisdizione, malgrado il massimo sforzo possibile realizzato con la “sua” sofferta e contenuta riforma da Marta Maria Cartabia (ora a rischio di rimaneggiamento/svuotamento) continua ad essere esecrabile. Ci soffermiamo su alcuni suoi ambiti.
C’è il sempre florido traffico che riguarda i minori (ad esempio qui, qui, qui). C’è lo sciacallaggio su disabili ed anziani che conoscono bene sia i giudici tutelari che gli amministratori di sostegno estranei alla famiglia. Significativa è questa testimonianza ripresa da un sito Facebook: “- L’INDOTTO: l’effettiva dimensione dell’“affare” amministrazione di sostegno – Con la presa in carico dell’A.d.S. esogeno, si assiste sistematicamente alla perdita, da parte del beneficiario, della possibilità di continuare a rivolgersi ad operatori/professionisti di propria fiducia, tanto più guardati con sospetto quanto più vicini al beneficiario stesso, o ai parenti di quest’ultimo. Questo scambio di favori tra A.d.S. e chi grazie ad esso acquisisce nuova clientela (che ricambieranno il favore con relazioni utili all’A.d.S.) rappresenta un indotto. Il beneficiario viene monitorato, i parenti ora estromessi ora criminalizzati, fino alla completa “espropriazione” dell’amministrato da ogni decisione. Tutto deve essere nuovo e tutto deve essere di competenza del solo amministratore di sostegno, tanto più quando ci sono conflitti endo-familiari. Dalla scelta del commercialista, al fisioterapista, alla psicologa di fiducia, alle pulizie in casa, all’elettricista, alla scelta della lavanderia. L’amministratore non bada a spese con i soldi dell’amministrato e ricerca sempre professionisti con parcelle molto esose, senza mai ricorrere alla ASL (per far prescrivere al medico psicoterapia, ora logopedia ora fisioterapia), o al CAF (per la dichiarazione dei redditi: 40€). Il giudice tutelare infine accetta tutte queste spese, per le quali non vengono il più delle volte nemmeno richieste all’A.d.S. eventuali motivazioni, e vengono bollate al beneficiario e ai suoi congiunti come tutte necessarie, tutte giuste… L’A.d.S. appare scrupolosa agli occhi del GT, tanto da dare per scontato che il beneficiario sia stato coinvolto nella scelta di tutte queste spese e che vi fosse d’accordo… Lo scenario descritto porta a chiedersi chi siano gli effettivi “tutelati” dall’ istituto dell’amministrazione di sostegno…”. Sempre in tema A.d.S. c’è la storia del prof. Gigi Monello, quella di Barbara Pavarotti e quella del prof. Carlo Gilardi, ben conosciuta dal nuovo premier. Ciò che, tra l’altro, ha ampiamente descritto qualche mese fa Luca Palamara non toglie il sospetto che esistano ancora delle canaglie pronte ad approfittare della toga che indossano.