Gentile Presidente Fontana, dobbiamo ammettere che lei ci è già simpatico, a prescindere. Il motivo di questa simpatia istintiva è tutto molto chiaramente scritto nelle dichiarazioni che l’opposizione e il vario movimentismo che le va appresso hanno rilasciato sul suo conto sia prima della sua elezione a terza carica dello Stato, per scongiurarla, sia dopo, in preda a un’isteria tanto radicale e buffa quanto piacevole da osservare. Lei ci è simpatico perché ormai da tempo abbiamo fatto nostro un criterio di giudizio che al momento si è dimostrato a prova d’errore: qualunque cosa o qualunque persona finisca oggetto degli strali indignati di quella masnada mezza circense e mezza terroristica, è sicuramente buona o, quanto meno, normale. L’hanno definita “filo-putinista”, questo significa che con buona probabilità lei ha una visione oggettiva di quanto sta accadendo in Ucraina, nonché un approccio pragmatico alle relazioni internazionali. L’hanno chiamata anche “sovranista”, il che garantisce plausibilmente che per lei l’interesse del suo paese è superiore agli asseriti “obblighi di solidarietà” internazionale, formula ingannevole sotto cui si nasconde l’asservimento della nostra nazione al comando di paesi esteri. Una nostra vecchia conoscenza, la senatrice PD Valeria Valente, ha tuonato su Twitter che la sua elezione «allontana le donne dalla parità», il che è una verosimile garanzia che, diversamente dalla sua collega, ex Presidente del Senato, On. Casellati, lei non si ridurrà a ripetere a pappagallo le veline gonfie di dati e concetti fraudolenti prodotte dai gruppi d’interesse del femminismo nazionale o a dire sesquipedali sciocchezze, come ha fatto la stessa Casellati in occasione dell’ultima Festa del Lavoro. Ancora, e infine, le hanno dato dell’omofobo, il che, con buona approssimazione, fa pensare che difficilmente, sotto la sua Presidenza, passeranno ordini del giorno o verranno calendarizzate con urgenza leggi sul cambio di sesso nei bambini, sull’insegnamento della sessualità negli asili o iniziative criptofasciste come il ben noto DDL Zan (il cui autore ora, per ritorsione, progettano di appiopparle come vice…).
Insomma, con tutte queste condanne sul groppone, pronunciate solennemente dal tribunale “woke” nazionale, possiamo facilmente presumere che lei sia una persona per bene e un politico accorto, che sarà capace di interpretare il suo nuovo e autorevole ruolo secondo il mandato che, eleggendola al Parlamento, la maggioranza degli italiani le ha affidato. Il livello di isteria nelle reazioni di quel conglomerato antiumano pareva già aver raggiunto l’apice con la sconfitta elettorale, invece l’elezione del senatore La Russa a Presidente del Senato e la sua a Presidente della Camera, ha garantito un’impennata smisurata di lamentazioni retoriche che è stata vera musica per le orecchie di chi da tempo auspica un sano e quieto ritorno alla normalità delle relazioni, oltre che, appunto, garanzia che la nuova legislatura stia partendo con il piede giusto. Sorvoliamo volutamente, più per pietà che per altro, sul fatto che tra le accuse che le hanno mosso c’è anche quella di essere convintamente cattolico, come tale anche critico della pratica abortiva per come viene interpretata e attuata oggi. Il radicalismo antiumano è giunto oggi a estremi tali da legittimare la mostrificazione di chi, molto semplicemente, difende la vita e crede in messaggi e valori di fratellanza, solidarietà e pace. La sua recente elezione a Presidente della Camera ci rincuora anche da quel versante, nella speranza che possa rappresentare, nei limiti del suo ruolo, un caposaldo contro quel genere di degradazione socio-culturale. Certo non è tutto: la sua è una figura di garanzia, per sua stessa natura dev’essere equidistante, ed è per questo che stiamo attendendo con particolare trepidazione di conoscere chi sarà la persona proposta per il Ministero della Famiglia, dicastero che lei conosce bene, avendo in passato ricoperto quella carica. Per noi, ma soprattutto per le tante persone che vorrebbero un recupero rapido ed equo della normalità, si tratta di una nomina di capitale importanza, specie dopo i disastri discriminatori operati dal ministro uscente, una delle più spietate esecutrici dell’ideologia femminista e queer votata alla distruzione delle relazioni tra le persone in generale e della famiglia in particolare.
È ora di ricostruire. E noi ci siamo.
Possiamo già anticiparle con buona approssimazione, gentile Presidente, quali saranno le proposte, in parte sincere, in parte concepite a scopi meramente provocatori (al Senato hanno già cominciato), che il fronte antiumano le farà piovere sul tavolo. E sarà in quella fase che noi e i tanti che la pensano come noi potremo verificare se la nostra simpatia nell’immediato ha un fondamento anche nell’attività pratica e sul lungo periodo (e in questo, ne sia informato, non faremo sconti a suo riguardo). I portabandiera dell’antiumanesimo hanno già pronta una serie di proposte di legge, in gran parte raccattate dal cassonetto indifferenziato della precedente legislatura, di cui andranno valutate con grande attenzione sia la ratio, ovvero la fondatezza dei presupposti per la loro elaborazione, sia la loro costituzionalità. Vedrà facilmente che in esse si citeranno statistiche prive di vera rilevanza, come quelle che riportano il numero di denunce, evitando accuratamente di fornire il dato delle condanne, per tutti quei reati di cui in qualche modo si possa attribuire responsabilità a una parte specifica della società (l’uomo bianco eterosessuale). La sollecitiamo a leggere sempre con attenzione le premesse di queste proposte di legge perché in esse si nasconderanno, mescolandosi, il dolo, la farsa e la frode, come noi stessi abbiamo avuto modo di sottolineare in due recenti audizioni al Senato (qui e qui). Esse, in particolare, cercheranno di far passare il messaggio che alcune casistiche (quelle che riguardano le donne o le persone non eterosessuali) siano più speciali e specifiche di altre, con ciò tentando di stabilire primazie e privilegi che fanno violenza aperta al basilare Art. 3 della Costituzione, oltre che alla logica e al buon senso. In passato leggi di quel genere sono riuscite ad arrivare all’esame di Camera e Senato, talvolta sono addirittura state approvate come, a mero titolo d’esempio, il ben noto “Codice Rosso” (grave colpa e norma di pura propaganda voluta del suo partito…), o il Dlgs. 80/2015 che riserva alle sole donne il diritto di assentarsi dal lavoro per sei mesi a stipendio pieno se si auto-dichiarano vittime di molestia, o il DL 93/2013, la cosiddetta “legge sul femminicidio”, che ha tra l’altro aperto le porte del sistema scolastico nazionale all’indottrnamento gender, come la straordinaria Elisabetta Frezza va spiegando da anni.
Non solo, gentile Presidente: è certo che le chiederanno a gran voce di ricostituire la “Commissione Femminicidio”, che da sempre, ma soprattutto nell’ultima legislatura, ha rappresentato un’inesauribile fonte di dati farlocchi e ideologicamente orientati, un coacervo di interessi politico-economici al costante abbordaggio delle casse pubbliche, nonché uno strumento con cui si è tentato di interferire con procedimenti giudiziari in corso, ad onta della fondamentale separazione dei poteri. Ci permettiamo un consiglio: quando le arriverà quel tipo di richiesta, condizioni la ricostituzione della Commissione alla produzione di una definizione chiara, circostanziata, razionale, logica e definitiva di cosa sia un femminicidio, chiedendo altresì di allegare l’elenco delle casistiche accadute in Italia ricadenti sotto quella fattispecie, con il requisito che siano almeno più di 150 all’anno. Un numero ragionevole per poter iniziare a parlare eventualmente di “emergenza”. Di fronte a condizioni del genere, vedrà i richiedenti andare in tilt, agitarsi fino a uno spasimo tale che le isterie di oggi a confronto saranno un nonnulla. Passata la crisi, li vedrà sedersi di colpo, lo sguardo vitreo, con un leggero fumo viola che gli fuoriuscirà dalle orecchie, effetto del cortocircuito che la ragionevolezza e la verità provocano negli appartenenti alla schiera degli antiumani in generale. In questo senso, e limitatamente alle sue attribuzioni istituzionali, riterremmo anche importante suggerirle, gentile Presidente, di favorire qualunque iniziativa che possa contribuire, dal lato socio-culturale, a ripulire e disintossicare il dibattito pubblico sui temi che hanno a che fare con alcuni aspetti cruciali della vita delle persone: relazioni serene tra uomini e donne, paternità e maternità, una reale parità di trattamento nelle leggi, che parta non dal falso presupposto di uno sbilancio storico e attuale da compensare o peggio risarcire, bensì da aspetti normali e naturali, come tali incontrovertibili: uomini e donne sono diversi e, in un quadro di assoluta parità giuridica, sono chiamati a contemperare le loro diversità nell’ottica della costruzione di un futuro umanamente produttivo e positivo. In questa actio construens, gentile Presidente, la preghiamo di considerarci sempre pronti a essere coinvolti, come attivi produttori di contenuti o passivi sostenitori di iniziative. Buon lavoro.