Coppia di genitori separati, la figlia vive col padre. Decisione atipica del tribunale, nel 99% dei casi il genitore affidatario è la madre o, in regime di affido condiviso, è sempre la madre ad avere il collocamento dei figli; anche in diversi casi di sospensione della responsabilità genitoriale i figli vengono affidati ai Servizi ma restano collocati presso la madre. Stavolta salta furori una mosca bianca, la classica eccezione che conferma la regola. Alla madre la decisione del tribunale non piace, preferisce la giustizia fai-da-te e la mette in atto: prende la bambina e fa perdere le proprie tracce, non la riporta dal padre, non risponde nemmeno al telefono. Rastrellando le informazioni in rete da decine e decine di fonti diverse, non abbiamo trovato nulla sulle motivazioni dalle quali nasce la collocazione della piccola Giulia presso il padre, né il regime di affidamento stabilito, né eventuali comportamenti disfunzionali di uno o entrambi i genitori, né risvolti penali, né le risultanze di eventuali CTU. È solo rimbalzato sui social il discreto appello del padre per rintracciare la figlia. Vicenda fortunatamente risolta in pochi giorni: la madre era fuggita nel Regno Unito, la bambina è stata rintracciata dai carabinieri ad Edimburgo e restituita al padre.
A differenza di quanto solitamente accade per le sottrazioni internazionali di minore, tutto è concentrato nel giro di una settimana: sparizione, denuncia, indagini, localizzazione, rimpatrio. Storia a lieto fine, tutti felici? Tutti no, c’è chi ha da ridire. Scagliandosi contro chi, indovinate un po’? Ovvio, contro il padre. “Giulia è stata ritrovata”, dice un post su Facebook, “vedremo se il padre ritirerà la denuncia per sottrazione di minore, se capirà che la bambina è troppo piccola per vedere la madre solo nei weekend”. E poi lo sconfinamento al confine tra frasi strappalacrime e psicologia da operetta: “il papà di Giulia ha avuto un’infanzia? Che rapporto aveva con sua madre? Ha già dimenticato quanto era importante sua madre?”. Tutto vero, l’hanno scritto sul serio.
Malafede oltre i limiti del ridicolo.
Il padre, con una scelta sobria (ed ampiamente condivisibile), non ha lasciato trapelare nulla sui motivi che hanno indotto il tribunale a non preferire la madre, come da prassi, per la collocazione della bambina. Nessuno sa nulla, tranne qualche sparuto gruppetto che vive di incrollabili certezze. Le madri sono maltrattate dalla giustizia e poi (poteva mancare?) maledetta legge 54/06, deve essere abolita. Questi sono solo alcuni dei commenti, poi sono stati limitati ad una élite di sorelle per lamentarsi della giustizia anti-mamma e darsi ragione a vicenda. Ma si, chissenefrega di ciò che decidono i tribunali: la vera giustizia si fa su Facebook. Nel caso di Giulia non serve chiedersi per quali gravi motivi la madre, contrariamente a una cultura giudiziaria profondamente mammista, sia stata ritenuta meno idonea del padre al collocamento della bambina. Non serve chiedersi cosa ci sia negli atti di causa per spingere i giudici ad una decisione tanto insolita ed impopolare. I figli devono stare con le madri, punto. Quindi quella sentenza è sbagliata, frutto di una legge da abolire: loro sono al di sopra di qualunque tribunale e l’hanno capito, ma ora deve capirlo anche il padre che, nell’ordine 1 – deve ritirare la denuncia per sottrazione di minore, 2 – deve rassegnarsi, la bambina è troppo piccola per fare ciò che stabilisce la sentenza. Quindi la sentenza può dire ciò che vuole, ma la madre è libera di violarla compiendo dei reati perché è giusto così e il padre deve assecondarla, facendo finta che i reati non siano mai esistiti. Poi la sfida “vedremo se capirà” lanciata nel post trova nei commenti una risposta immediata, serena ed obiettiva: “non capirà, non possono capire, sono maledetti così”.
La solita risposta rancorosa e totalitaria, tipica del femminismo vittimista più ottuso: ogni singolo episodio riferibile a una donna è un affronto a tutte le donne, ogni singolo episodio riferibile ad un uomo e una “colpa” di tutti gli uomini. a signora, già valutata non idonea ad ottenere la collocazione della figlia, con quest’azione non ha certo migliorato la propria posizione. È positivo il fatto che non sia scappata per anni come tante altre madri fanno, non solo all’estero, resta il fatto che ha manifestato la chiara intenzione di voler gestire la bambina come “cosa propria”. Le madri lamentose poiché-sempre-maltrattate-dalla-giustizia questo elemento fingono di non vederlo. Il padre deve capire che per una madre vedere i figli solo nel weekend è impossibile… quindi deve rassegnarsi a sparire per assecondare la ex moglie. Forse sfugge loro, donne maltrattate dalla giustizia, che la madre di Giulia voleva impedire del tutto i rapporti padre figlia, scappando all’estero e rendendosi irreperibile non intendeva certo favorire le frequentazioni. Poi, per fortuna sua e della figlia, è stata consigliata diversamente. È stata una cosa repentina, il breve lasso di tempo tra fuga e ripensamento non hanno consentito a certe parlamentari di entrare in gioco, altrimenti la avrebbero potuta sostenere nella continuazione del reato, fingendo di aiutarla con suggerimenti scellerati pur di farne un’icona da immolare sull’altare della “maledetta bigenitorialità”. Sorvoliamo sulla psicologia casareccia che vorrebbe indagare l’infanzia del padre al quale è stata sottratta la figlia. La malafede tossica ha oltrepassato da tempo i limiti del ridicolo.