Qualcuno ricorderà che in agosto abbiamo fatto una rapida ricognizione tra i partiti in lizza per le elezioni di domenica prossima allo scopo di individuare qualcuno di “votabile” nella nostra prospettiva di un impegno per una reale parità di genere. Cercavamo in altre parole partiti che facessero proprie le istanze di cui ci occupiamo da anni, orientate ad affermare un’equità reale tra uomini e donne, tale da promuoverne l’incontro e non lo scontro o, peggio, l’odio. Chiaro che una presa di posizione del genere si sarebbe configurata come una forma di antifemminismo, quell’ideologia che oggi postula, pur contro le più schiaccianti evidenze, che gli uomini sono tutti abusanti e violenti a danno di donne sempre innocenti, oppresse e vittime. Com’era ovvio, non abbiamo trovato traccia, nemmeno minima, di questo tipo di approccio in nessuno dei partiti “classici”, con ciò intendendo quelli appena usciti dall’ultimo Parlamento o quelli creatisi apposta per queste elezioni dichiarandosi perfettamente conformi a linee politiche tradizionali (come la creatura di Calenda e Renzi o, peggio, quella di Di Maio).
Alla fine abbiamo escluso dalla valutazione di “votabilità” tutte le forze di sinistra e di destra, compreso Fratelli d’Italia. Quest’ultimo partito, allineandosi obbedientemente a una visione atlantista ed europeista, non può garantire una rottura della narrazione che oggi predomina relativamente alle relazioni di genere. Dato il suo allineamento, obbedirà ai diktat woke provenienti da oltreoceano, per come vengono usualmente filtrati da Bruxelles. Magari con una pennellata meno rossa che in precedenza, ma nulla cambierebbe votando il partito della Meloni (per non parlare della Lega o, ancor peggio, di Forza Italia). Ci siamo allora rivolti ai cosiddetti “partiti anti-sistema”, una galassia di soggetti che hanno in comune prese di posizione coraggiose su temi enormi come il greenpass, la campagna vaccinale, l’adesione alla NATO e all’UE, il mantenimento della moneta unica. Su queste “faccenduole” tutti i partiti antisistema non esitano a prendere posizioni di rottura, per le quali serve indubbiamente una buona dose di determinazione, trattandosi di argomenti-chiave per il mainstream. Eppure nemmeno in quel campo politico abbiamo trovato programmi che si occupassero in qualche modo della normalizzazione delle relazioni tra uomini e donne.
Il tweet di Marco Rizzo.
Ci è parso strano: combattere quella parte di cultura woke che ha inquinato i rapporti di genere è doveroso, se davvero si vuole cercare di incrinare un sistema, come sembrano voler fare queste agguerrite forze politiche. Che abbiamo contattato, per capire se c’era spazio nei loro programmi per proposte capaci di completare e rendere pressoché perfetto un posizionamento davvero antisistema. Nessuno ci ha risposto, naturalmente, tanto da farci pensare che il coraggio per affrontare giganti come la NATO, l’UE e l’euro venisse loro meno se si trattava di combattere la nefasta influenza del wokismo femminista contemporaneo. Ci ha stupito soprattutto, tra le forze antisistema, il partito Italia Sovrana e Popolare, che dalle premesse sembrava poter essere aperto verso le nostre tematiche. Uno dei suoi ispiratori o filosofi di riferimento, ad esempio, è Andrea Zhok, che nel suo “Critica della ragione liberale” ha scritto pagine memorabili di analisi e critica del femminismo e dei suoi effetti devastanti sulle comunità. Ma non solo: al raggruppamento di Italia Sovrana e Popolare partecipa anche il Partito Comunista di Marco Rizzo, distintosi alle ultime elezioni amministrative per aver candidato a Roma un noto critico del femminismo come l’amico Fabrizio Marchi (che noi appoggiammo e che, pur non venendo eletto, ha ottenuto un ottimo risultato).
Si trattava però soltanto di buoni punti di partenza, niente di più. Nessuno in Italia Sovrana e Popolare sembrava volersi sbilanciare più di tanto, né tanto meno prendere impegni, sulle tematiche che ci stanno a cuore. Per questo, alla fine abbiamo concluso che nessuno, tra i partiti in lizza, è meritevole del voto di chi vorrebbe una normalizzazione delle relazioni tra uomini e donne, un nuovo dialogo purificato dagli avvelenamenti ideologici di un femminismo d’affari che da anni arreca danni gravissimi. Questa nostra posizione è stata però sovvertita di recente da due fatti. Il primo è un tweet proprio di Marco Rizzo: «Oggi ho incontrato una delegazione di associazioni per la bigenitorialità, che ci ha non solo consegnato una serie di punti programmatici fondamentali per una possibile riforma della società, ma ha colto il nostro deciso interesse verso una battaglia di civiltà per l’infanzia». L’elenco delle associazioni a cui Rizzo fa riferimento è impressionante, e ancora di più i cinque punti programmatici che le stesse hanno suggerito a Italia Sovrana e Popolare. Non c’è tutto, ovviamente, ma c’è molto, moltissimo, in quell’elenco: la tutela dei minori e dei loro diritti, anzitutto, ma anche un impegno a garantire una giustizia che smetta di cadere nella trappola delle dilaganti false accuse.
Votiamo Italia Sovrana e Popolare.
Via Twitter abbiamo chiesto a Rizzo conferma che Italia Sovrana e Popolare intende impegnarsi su quei punti e al momento della pubblicazione di questo articolo ancora non abbiamo ricevuto risposta. Ma si tratta comunque di una presa di posizione coraggiosa e importante, che salviamo e teniamo in archivio: se Italia Sovrana e Popolare riuscirà a entrare in Parlamento, ci presenteremo alle sue porte con quel tweet stampato in mano e ne chiederemo conto. Per avere il diritto di farlo, però, a questo punto vale la pena dare il proprio voto a questo raggruppamento. Ci sarà chi storcerà il naso per vari motivi: ci sono dentro i comunisti, c’è dentro Ingroia, ci sono “gli amici di Putin” e tante altre corbellerie del genere. Sciocchezze superabili da una consapevolezza incontrovertibile: è l’unico partito che, per premesse e per gli impegni espliciti presi da una sua componente fondante, sembra volersi occupare in modo efficace delle problematiche di cui parliamo da anni. A Italia Sovrana e Popolare vanno dunque dati fiducia e voto, turandosi il naso o meno, ma va fatto, pena il non potersi lamentare per i prossimi cinque anni del dilagare del veleno woke femminista sui giornali, in Parlamento, nei tribunali e nei rapporti tra uomini e donne.
Ma c’è di più, c’è un secondo fatto che può e deve indurre a votare Italia Sovrana e Popolare: l’amico Fabrizio Marchi è nuovamente candidato. In una posizione difficilissima (uninominale nel collegio di Latina e provincia), dove però, facendo convergere gli sforzi, qualche buon risultato si può ottenere. Con Fabrizio abbiamo a disposizione un docente di storia e filosofia, un intellettuale, autore di libri importanti, animatore del sito “L’Interferenza”, con un’idea molto chiara del problema che oggi attanaglia le nuove generazioni (e quelle future) a causa dell’inquinamento prodotto dal femminismo contemporaneo. Un problema che, come un fiume di liquami tossici, ha tante ramificazioni che raggiungono le prassi separative, la capacità relazionale tra uomini e donne, e tutto intero il sistema di garanzie che dovrebbe vigere all’interno di uno Stato di Diritto. Fabrizio può essere una garanzia di rigore e coerenza, oltre che di lucidità e coraggio. Dunque contrordine, cari lettori. S’era detto di no, ma ora siamo rassicurati e dunque diciamo di sì. Il 25 settembre il voto va dato a Italia Sovrana e Popolare. E, chi può farlo, a Fabrizio Marchi. Noi lo faremo.