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Magistratura da incubo: una storia vera a puntate (79)

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Tutti i deputati al ramo affidamenti extra-familiari di persone “deboli” (minori, disabili e anziani) organizzando qualche scaltra conferenza e avvalendosi di qualche pennivendolo, che giura sulla bontà di certe strutture, di tanto in tanto, cercano di rifarsi il maquillage. Non vengono frenati dal fatto di trovarsi in evidente contrapposizione di interessi (di solito gli addetti esasperano i problemi che gravano sul nucleo familiare creando i presupposti per autodesignarsi quali unici e qualificati risolutori). Forse non è corretto generalizzare ma, per quanto ci è dato di sapere, sono rari i casi in cui la famiglia, per qualche ragione, appare oggettivamente inidonea ad occuparsi di un proprio membro. Se è vera, la tragedia di Elsa, la bimba napoletana trovata due giorni fa con gli arti spezzati, la spina dorsale deformata, cresciuta a latte e biscotti, è inconfutabile che questo sia un evento al limite del credibile. Le vicende del “Pasticciaccio della Bassa Modenese” e di tutte quelle analoghe che si sono susseguite negli anni, fino ad oggi, non coinvolgono famiglie di “mostri” con figli minori da “salvare”. Lo stesso potrebbe dirsi per quanto concerne il fenomeno degli amministratori di sostegno terzi (per lo più avvocati di fiducia del giudice adito). Anche questo è uno dei tanti tabù che investono l’amministrazione della giustizia (temi proibiti di sempre, riconosciuti e rispettati fin dal 2008 anche dalla Tv di Maurizio Costanzo e appena ieri da quella di “Le Iene”). Solo curiosando in giro per la rete si leggono cose come quelle riportate di seguito: “L’A.d.S non ha permesso che la zia mi aiutasse a pagare le rate del mutuo di casa”; “ Perché l’A.d.S. non ci mette di tasca sua ciò che mi chiedono per il recupero crediti?”; “Fatti passare per figli indegni dalle assistenti sociali dopo la morte di mio padre. Il GT che ha firmato la richiesta da parte delle assistenti sociali un anno fa a me e mia sorella manco ci conosceva e manco ci aveva convocato”; “L’A.d.S. la metterei a Cendon visto che l’ha tanto voluta. Gli farei provare la Rsa e gli toglierei la liberta come lui ha fatto con i nostri familiari mandandoci in rovina”; “Agli arresti vanno messi l’amministratore di sostegno e i giudici complici”; “Vergognosi, delinquenti, schifosi. Ai responsabili dell’internamento tutto il male possibile!” (https://www.facebook.com/liberiamocarlo).

Sarebbe troppo facile liquidare queste frasi come sfoghi di soggetti dissennati ostili alle azioni di tutela portate avanti da determinati tribunali per salvaguardare alcune persone reputate “incapaci”. Riprendiamo il diario di un incubo ad occhi aperti soffermandoci prima sugli esiti derivanti dalla predominanza del gruppo oligarchico che ha saldamente piantato gli artigli nel corpo dell’Italia e che da decenni trasferisce sprezzantemente beni e diritti in una sola direzione: da chi ha sempre di meno a chi ha sempre di più. Lo fa “normalizzando” ogni tipo di prevaricazione su coloro che, per qualsiasi ragione, sono meno forti, coltivando la depoliticizzazione della popolazione, combattendo le opposizioni che reputa pericolose, oscurando/silenziando la dissidenza, mistificando i fatti, decontestualizzandoli nascondendo la storia passata e quella recente, tramutando il processo giudiziario e la pena, detentiva o meno che sia, in rappresaglie. Lo fa tenendo vivi legami impropri tra potere legislativo e potere giudiziario, favorendo spesso il “commercio” di collocazioni apicali, creando una situazione emergenziale senza soluzione di continuità; lo fa con la manipolazione psicofisica (http://www.linterferenza.info/attpol/capitalismo-inclusivo-transgender/) e persino avvalendosi della scienza, la quale, quando è sponsorizzata e ampiamente divulgata dalla classe dominante, qualunque cosa se ne dica, non può essere neutra. Quali soluzioni fornirà il prossimo Parlamento? La competizione elettorale vede tanti noti personaggi che lo promettono ma, fino a ieri, non hanno risollevato le sorti degli Italiani, né hanno mai provato a farlo. Ci sono i problemi annosi dell’Istruzione, della Sanità, dei diritti fondamentali negati e della Giustizia. Verranno affrontati domani dai prossimi eletti con certificato di conformità al “globalismo dell’ordine unico mondiale’’ e nel dileggio degli interessi nazionali? Ci sembra difficile anche dall’osservazione di vicende inconcepili che, nel loro dipanarsi, appaiono in tutta la loro tremenda desolazione. La malapolitica ha causato il ritrarsi dello stato di diritto ed ha spianato la strada per l’avanzare di una specie di “capitalismo a mano armata”, per infine promuovere tacitamente la giustizia-fai-da-te.

giudice

Il regista James De Monaco ha già affrontato il tema di una società distopica dando il via, nel 2013, ad una serie cinematografica con il film “The Purge”. Chi ha “governato” nell’ultimo trentennio ha consentito di trasformare ogni cosa, ogni rapporto ed ogni relazione in opportunità per fare soldi. Anche la famiglia, quando si verifica la possibilità che una qualche sua “sofferenza” faccia entrare in gioco la magistratura, viene convertita in occasione di guadagno. Uno dei metodi che ha preso piede, senza più remore, è il ricorso alla nomina di amministratori di sostegno estranei al gruppo dei congiunti o a quello degli amici. Arriviamo all’ignominiosa situazione di una famiglia di cinque persone con cinque diversi A.d.S. (https://www.youtube.com/watch?v=dZ1EOO2CFGA). Ormai dobbiamo coesistere con l’incoraggiata regressione delle più comuni attitudini umane, con la subentrata difficoltà a leggere e capire le bollette delle società con le quali abbiamo sottoscritto dei contratti per adesione, con lo sforzo mirante ad interpretare l’accensione di una spia sul quadro della moto dotata di troppa elettronica, con lo scoglio da superare per comprendere il bilancio di un condominio, con lo slalom per riempire un modulo atto ad ottenere la visura di documenti “riservati”. Per i padroni del vapore, meno capiamo a proposito di qualunque cosa, più veniamo distolti dalle banalità, più ci lasciamo condurre ovunque senza reagire e meglio è. Ecco dunque arrivare le figure che ci scalzano per subentrare nell’amministrazione di un familiare “fragile”. Sono gli A.d.S., con annessa concessione di poteri senza limiti da parte del giudice tutelare. Fatte le dovute e comprensibili eccezioni, quando viene rimosso un familiare per nominare un avvocato in qualità di amministratore, viene commesso un arbitrio. Tutto il resto è ciarpame paragiuridico e pura violenza, da cui attualmente diventa sempre più difficile difendersi. In proposito riproponiamo testualmente quanto di falso e supponente asserisce il G.T. nel suo decreto di nomina A.d.S. per la sorella del reclamante: “…. Data la necessità, più che altro di una figura di sostegno alle decisioni di xxxxxxxxxx, che la aiuti anche ad affrancarsi da una condizione di dipendenza psicologica verso la famiglia, si ritiene sufficiente, una figura meramente coadiuvante, esterna alla famiglia. In tal senso, la offerta di xxxxxxxx non può affatto essere presa in considerazione in ragione della pendenza di indagini penali per circonvenzione di incapace nei confronti della medesima sorella, che impongono una scelta lontana da eventuali conflitti di interessi, reali o potenziali e che preservi il soggetto nominato da ogni influenza non in linea con gli interessi della sola beneficiaria. …”.

L’estraneo messo in casa dal magistrato comporta, tra l’altro, l’impossibilità di tenere sotto controllo la situazione familiare nel suo complesso e, segnatamente la corretta amministrazione del “beneficiato”. In caso di suo decesso è indispensabile fare un’attenta verifica contabile. Ovviamente non è neanche lontanamente ipotizzabile recuperare quello che, più o meno lecitamente, si è volatilizzato dall’abitazione, ma è imperativo controllare se sono state regolarmente pagate le imposte, le tasse, le bollette, le eventuali rette, le quote condominiali e se si sono adempiute altre incombenze simili. E’ necessario anche effettuare una ricognizione bancaria e/o postale. Ci torna alla memoria il Fondo Rapporti Finanziari Dormienti istituito nel 2005 dall’allora Ministro Giulio Tremonti (candidato alle prossime elezioni per Fratelli d’Italia) che viene alimentato con i rapporti assicurativi, bancari e postali caduti “in letargo”, “confiscati” dopo un decennio di totale assenza di movimentazioni. Il nostro amico, dopo il decesso della madre, si sta attivando per conoscere la sua situazione patrimoniale. Si è recato anche alle Poste ed ha fatto richiesta in tal senso compilando lo stampato “domanda di rimborso di rapporti/titoli caduti in successione”. Pagando trenta euro, dopo alcuni giorni, ha ricevuto via mail la “dichiarazione di credito” con la seguente precisazione: “l’allegata dichiarazione di credito contiene esclusivamente i saldi dei rapporti rilevanti ai fini della dichiarazione di successione”. In maniera meno ermetica la locuzione rivela che i titoli esenti dall’imposta di successione, se esistenti, non sono stati elencati da Poste Italiane nel rapporto citato. Per avere piena contezza il nostro reclamante si è recato nuovamente in un ufficio postale e qui gli è stato chiesto di riempire lo stampato “richiesta rapporti di risparmio postale in archivi cartacei”. Per avere risposta, entro trenta giorni, ha dovuto “comprare una fiche”. Bisogna acquistarne una per ognuno degli uffici postali dove si vuole accertare se sono presenti titoli materiali del de cuius. Vengono chiamate pudicamente fiches ma per l’acquisto di ognuna di esse si pagano cinquanta euro! E se il deceduto, nel corso della sua vita, ha cambiato più residenze, sottoscrivendo titoli esenti da imposta nei rispettivi uffici postali, quanto viene a costare l’accertamento plurimo? Ingenuamente allora ci chiediamo: a cosa servono le banche dati e la forzata digitalizzazione della vita di ognuno? Insomma quando un giudice nomina un A.d.S fuori dalla famiglia il business collegato all’amministrato prosegue anche dopo la sua morte, dal funerale organizzato da terzi, con il beneplacito del tribunale, agli esborsi per prendere visione certa delle attività e delle passività lasciate in questo mondo dal “beneficiato” giudiziale.



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