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Ieri sera l’avvocato del nostro amico ha ricevuto da parte dell’A.d.S. di sua sorella la seguente comunicazione via posta elettronica: “Buonasera, nel verificare le movimentazioni bancarie è stata rilevata la sottoscrizione di un investimento in diamanti (di cui allego contratto). Dovendo relazionare al Giudice ho necessità di avere informazioni dettagliate sulla questione. Attendo un cortese e sollecito riscontro. Cordialmente avvocata C. T.”. Dopo avere ordinato la revoca della procura generale, di cui era in possesso il reclamante, l’A.d.S. continua a svolgere l’incarico attribuitogli dal giudice tutelare. Non importa se i decreti dei G.T. hanno violato norme giuridiche e precedenti sentenze (il reclamante non ci ha autorizzato a pubblicarle), l’assillo contro l’uomo, tra “errori” ed imputazioni fasulle, non si arresta. Forse il tributo più alto è quello che sono state costrette a pagare sua madre e sua sorella. E’ pacifico che i guadagni degli amministratori di sostegno extra-familiari si reggano prevalentemente sulla sofferenza di anziani e disabili. L’ultimo rinvio della nostra causa in Corte d’Appello, almeno per alcuni soggetti, deve essere stato casualmente provvidenziale.
Thomas Hobbes, nel Leviatano, riconosceva così i requisiti del giudice: “Le cose che fanno un buon giudice o un buon interprete delle leggi sono: in primo luogo una giusta comprensione di quella principale legge di natura chiamata equità che, dato che non dipende dalla natura degli scritti di altri uomini, ma dalla bontà della ragione naturale e della capacità meditativa di un uomo, si presume che appartenga soprattutto a chi ha avuto più tempo e maggiore inclinazione per meditare su di essa; in secondo luogo, il disprezzo per la ricchezza superflua e per le promozioni; in terzo luogo, la capacità di spogliarsi, quando si giudica, di ogni paura, ira, odio, amore e compassione; quarta ed ultima cosa, la pazienza di ascoltare, l’attenzione diligente quando si ascolta e la memoria per ricordare, assimilare ed applicare ciò che si è ascoltato”. Abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere magistrati con qualità simili: non già caratterizzati da rozzezza e maleducazione, ma bensì da autorevolezza, sensibilità umana, rigore intellettuale e morale, competenza tecnica, attenzione al carteggio del fascicolo, nessun pregiudizio.
Forse oggi è il tempo di fare altri incontri. Qualche giorno fa abbiamo colto la bruciante chiosa del giornalista d’inchiesta Antonino Monteleone, che ha indagato a lungo sulla morte di David Rossi. “Finalmente la Giustizia italiana – il Tribunale di Torino – ha da poco individuato un primo responsabile in questa brutta vicenda. Se vi domandate di chi si tratta, la risposta è semplice: sono io!”. “Che dire?! – prosegue Monteleone – Beati coloro che credono nella Giustizia, perché saranno giustiziati…”. Sembra un’iperbole eppure, da quanto asserisce il giornalista e da quanto si evince dalla conversazione che ha lo stesso registrato, il presunto diffamato non viene mai nominato. Sono cose che accadono in certi frangenti. Nella storia che stiamo raccontando il nostro amico, senza oggettivi riscontri, se non contrari, è passato dalla semplice veste di istante a quella di reclamante per assurgere poi al ruolo di imputato. E’ stato tutto un crescendo. Grazie al potere legislativo (in Parlamento ci sono 132 “onorevoli” avvocati) ed al potere esecutivo (prestano ivi servizio 200 magistrati collocati fuori ruolo) parte della magistratura può ancora concedersi di tutto senza risponderne al Popolo, in nome del quale emette ordinanze, decreti e sentenze. Certi magistrati hanno il potere senza limiti di decidere quale azione illecita dichiarare lecita e quale azione lecita trasformare in illecita. Basta il giusto provvedimento giudiziario e voilà il gioco è fatto.
A proposito di gente finita sotto processo per diffamazione ci viene in mente il prof. Carlo Gilardi. “La Provincia di Lecco” di ieri riportava: “Gilardi è tornato per un giorno ad Airuno per una festa al Centro Anziani. Anche se solo per mezza giornata. Sta benissimo. Dopo quasi due anni costellati da polemiche e azioni legali, il professore ospite da amici. Lo abbiamo invitato facendo richiesta. Carlo ha parlato con tutti, era contento e motivato”. Per quanto si legge sul sito “Aiutiamo Carlo Gilardi Facebook” l’evento si è svolto in maniera riservata. In un contesto formato da una sommatoria di monadi prevale la solitudine, la prevaricazione e la vendita delle emozioni senza che venga mai consentito di elaborare concetti e soluzioni. Mentre siamo travolti dallo sfacelo umano e silentemente si consuma il martirio del fondatore di Wikileaks, ciò che oltrepassa il filtro mediatico serve per fare audience, ma non deve prestare il fianco ad elaborazioni teoriche con possibili azioni relative da parte di chi ne viene a conoscenza. Il flop referendario, peraltro programmato ed inseguito anche con diversi tipi di boicottaggio, incluso quello informativo, non consentirà alla magistratura di recuperare l’autorevolezza, la credibilità ed il prestigio perduti. Le paure e le “cautele” di certi p.m. (se in buona fede), un determinato modo di agire, non rappresentano un deterrente per il fuorilegge, ma di certo costituiscono una grave minaccia per qualunque cittadino perbene di questo Paese. Quando logge e lobby controllano le carriere delle toghe va da se che somari e/o compari, nello svolgimento della loro “libera” azione giurisdizionale, uniformano a prescindere da altro, le decisioni di tutti i gradi di giudizio fino ad arrivare in Cassazione. In questa realtà diffusa un magistrato può soltanto incutere paura, come avviene in ogni tirannide, ma non potrà mai chiedere rispetto (se è questo che desidera). Fino a quando non finirà nella polvere, magari calpestato dal sistema marcio che lui stesso ha sostenuto, chi dovrà servire e ringraziare?