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L’incubo del reclamante, formalmente iniziato il 15 giugno 2020, con il deposito dell’istanza in tribunale, finalizzata ad ottenere la nomina quale amministratore di sostegno della propria madre (oggi malandata ed allettata novantatrenne), illo tempore palesemente raggirata da “ignoti”, ancora continua. L’udienza in corte d’appello, già fissata per il 9 giugno prossimo, è stata rinviata al 13 ottobre 2022. Altre novità sull’intera vicenda le aggiungeremo in coda. Prendiamo atto che altri tormenti (sono solo alcuni dei tanti), collegati alle attività giurisdizionali, riguardano la segregazione del prof. Carlo Gilardi: https://www.facebook.com/liberiamocarlo/videos/478524930480320 e quelli del prof. Pierluigi Monello: https://www.superando.it/2022/05/03/i-lati-oscuri-dellamministrazione-di-sostegno/. Nostro malgrado siamo stati fiondati in un certo tipo di “progresso”. Una volta, se lo si desiderava, era possibile fare da soli la manutenzione ordinaria della propria auto. Agevolmente potevamo rimpiazzare le candele difettose, sostituire una lampadina fulminata, verificare i livelli e sostituire i vari liquidi (olio motore, composto refrigerante, lubrificante del cambio), cambiare i diversi filtri, oltreché controllare le condizioni generali dei vari organi elettrici e meccanici, degli pneumatici e del sottoscocca. Poi sono arrivati i veicoli dove è diventato arduo mettere le mani.
Ci sono spazi ridotti, componenti ermeticamente sigillati, servono chiavi speciali, ci sono misteriose centraline, necessità di diagnosi elettroniche ed altre difficoltà operative, per cui bisogna generalmente rivolgersi agli “specialisti”. Anche la famiglia ha seguito analogo destino. Non può più “automanutensionarsi”, come è accaduto da sempre, ma necessita dell’intervento della magistratura. Non accade solo con le coppie celebri come quella formata da Amber Heard e Jonny Depp, ma anche con tutte le altre famiglie. Nel volere “porre rimedio” alle loro inadeguatezze si prediligono quelle con le situazioni patrimoniali migliori. Per le altre si deve quanto meno prospettare un consono supporto tramite denaro pubblico. Chi non può contare su una situazione economica solida o su un apprezzabile contributo (comunale, regionale) è destinato a fare il clochard e a chiedere aiuto alla Caritas. Il fenomeno è sostenuto dalla cultura dominante, favorito dalla legislazione e dalla prassi tribunalizia. E’ diventato un “must” sostenuto dalla politica e dall’indotto giudiziario. La famiglia deve essere amministrata da soggetti terzi. Un figlio minorenne in caso di separazione coniugale, un suo ricovero in “comunità educativa”, un disabile o un vecchio non autosufficiente in famiglia, rappresentano una fonte di reddito per l’industria collegata (assegni di mantenimento, parcelle per consulenti, rette per Onlus, pagamenti per RSA, emolumenti per amministratori di sostegno, guadagni in nero per la rapace fauna che orbita intorno ai vari casi, etc.).
I rimedi “intrafamiliari” per i nuclei, divenuti fragili per qualunque ragione, non sono incoraggiati ed ancora meno graditi. Certe volte vengono addirittura “puniti” arbitrariamente. La disarticolazione delle famiglie, quali primari ed insostituibili nuclei di solidarietà, contribuisce alla diffusione di comunità instabili ed anomiche, dunque più facilmente “governabili”. Corrono i tempi giusti, oltre che per gli sciacalli, anche per l’insediamento di soggetti adattabili come gli animali a sangue freddo. E’ tempo di cinici e di menzogne. Persino le più sfacciate di queste possono contare sul possente ed inarrestabile fiume dell’impero mediatico per imprimersi indelebilmente nelle menti di chi è meno attento: (http://www.linterferenza.info/attpol/menzogne/). Per la diffusione della verità rimangono i dissestati corsi di quei pochi fiumiciattoli sopravvissuti in alcune rare aree del Web: (https://www.facebook.com/photo/?fbid=710463586808092&set=a.115932276261229). Sono questi i rivoli ininfluenti nell’economia del falso diffuso e ridondante di questa nostra epoca. Accade di tutto e, sommersi dalle mistificazioni, nel segno dell’iguana, ci troviamo con un tessuto sociale lacerato, con istituzioni che non raramente suscitano sdegno. “La Giunta esecutiva centrale dell’Anm, in attuazione della mozione approvata dall’Assemblea nazionale straordinaria del 30 aprile scorso, ha deliberato di proclamare l’astensione totale dei magistrati dalle loro funzioni, salvi i limiti derivanti dal codice di Autoregolamentazione, in data del 16 maggio 2022”. Ci viene spontaneo domandare se lo sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario sia in linea con il dettato costituzionale.
Può un Potere dello Stato scioperare contro gli altri due (il legislativo e l’esecutivo)? A prescindere da questo nostro dubbio (del resto la Costituzione è già stata più volte ed in più occasioni insultata) ci domandiamo cosa temono certi magistrati. Con l’ampio sostegno di un Parlamento imbelle (fatta eccezione per lo spirito guerrafondaio che esercita al seguito delle direttive Nato) hanno evitato l’adozione del sistema del sorteggio per l’insediamento dei consiglieri del CSM. Le correnti e le cordate d’interesse avranno maggiore incidenza di quanto ne avessero ieri. Le cosiddette pagelle dei magistrati, di cui ancora non si conoscono i criteri ed i metodi di redazione (probabilmente presto annacquati o facilmente annacquabili), perché dovrebbero fare paura se i loro esaminatori saranno comunque dei colleghi eletti al CSM con il sistema di sempre, o per meglio dire anche perfezionato? Evidentemente chi giudica gli altri (a volte con superficialità, supponenza e avventatezza) non intende essere valutato nemmeno da chi svolge lo stesso proprio lavoro. Forse, ritenendosi infallibile, membro di una razza superiore, vuole solo lasciare inalterato il quadro attuale, in cui non sussiste alcuna effettiva penalità per il magistrato inetto. Le toghe in guerra tra di loro, magari per meglio collocarsi nell’organigramma della propria amministrazione, non sono mai sfiorate dall’idea che per i comuni mortali una causa giudiziaria (più o meno “nobile” per chi la sovrintende) è in ultima analisi un incartamento di cui attende il giusto e sollecito espletamento? Chi ha consentito la realizzazione di una “non riforma” ha dimenticato anche la quantità di abusi che si nascondono dietro ciò che viene asetticamente definito “libera ed indipendente attività giurisdizionale”.
Non ci sono solo quelli che si possono celare dietro l’azione penale, ma, ad esempio, capita di trovare della pura violenza anche in casi meno appariscenti. Andiamo con il ricordo ai prelievi da parte dei carabinieri e degli assistenti sociali dei bambini a scuola, all’insaputa dei genitori, per ordine dei magistrati. Ripensiamo ai “Diavoli della Bassa Modenese“, a Bibbiano, al tentacolare scandalo degli affidi illeciti e della manipolazione di minori. E’ violenza pure quella agita nei riguardi di coloro ai quali viene imposto, dal tandem giudice tutelare – suo esperto di fiducia, l’amministratore di sostegno che non hanno scelto e che non vogliono. Questo violando apertamente (loro se lo possono permettere) quanto prevede la legge n. 18/2009. In una democrazia non sarebbe consentito a dei magistrati, se lo volessero, di fare il bello e il cattivo tempo sulla vita degli altri, anche se provatamente portatori di una qualche colpa. Come avevamo promesso passiamo alle altre novità della storia che stiamo raccontando. L’ A.d.S. C.T. non vuole la “concorrenza” del fratello della sua amministrata e si è prontamente attivato (naturalmente nell’interesse della disabile). Di seguito mettiamo la richiesta che ha fatto al giudice tutelare ed il provvedimento da questi preso.
Al Giudice Tutelare dott. XXXX. ISTANZA per l’autorizzazione alla revoca della procura generale. Ill.mo Sig. Giudice Tutelare, la sottoscritta avvocata C. T., nominata Amministratrice di Sostegno della signora XXXX, CONSIDERATO – Che l’apertura dell’amministrazione di sostegno successivamente al conferimento della stessa, conferma sostanzialmente il mutamento della situazione e delle condizioni di salute e, comunque, della capacità dispositiva e gestionale della signora XXXX; – che il fratello della beneficiaria, oltre all’impugnativa in Corte di Appello avverso l’apertura dell’amministrazione di sostegno ha depositato ANCHE un reclamo al collegio in cui, volendosi avvalere di detta procura, chiede di “…coordinare la nomina … dell’amministratore di sostegno con l’attività di procuratore generale del dr. XXXX…”; – è di tutta evidenza che tale situazione potrebbe generare l’insorgere di situazioni confliggenti, con grave danno e pregiudizio della beneficiaria, per la quale la scrivente ha ritenuto di trasmettere il decreto di nomina all’Archivio del notariato; per quanto sopra data la particolare delicatezza della questione, nell’interesse della beneficiaria, CHIEDE che l’ill.mo Giudice Tutelare autorizzi la scrivente a procedere alla revoca della procura generale XXXX predisposta dalla signora XXXX a favore del fratello XXXX.
Il Giudice Tutelare, letta l’istanza depositata in data 8 marzo 2022 dall’avv. C. T., nominata Amministratore di Sostegno della signora XXXX, esaminati gli atti; rilevato che l’istanza risulta accoglibile in considerazione del mutamento della situazione e delle condizioni di salute della beneficiaria e, comunque, della capacità dispositiva e gestionale della signora XXXX e atteso che la procura generale a favore del fratello XXXX potrebbe generare situazioni conflittuali con l’ADS che potrebbero pregiudicare l’amministrata; P.Q.M. autorizza l’ADS a procedere alla revoca della procura generale – NotaioXXXX, in caso di sussistenza dei presupposti, predisposta dalla signora XXXX a favore del fratello XXXX.