La polemica che ha visto opposti Isaac Newton e Gottfried Leibniz per la paternità del calcolo infinitesimale, su cui si è fondato lo sviluppo di buona parte della matematica a partire dal Settecento, occupa tra le dispute scientifiche un posto di singolare rilievo; vuoi per la levatura dei personaggi coinvolti, vuoi per l’asprezza della polemica, ma soprattutto per il contesto storico assolutamente unico. La mancata accettazione dell’invenzione dell’analisi infinitesimale realizzata indipendentemente da Newton e Leibniz, con reciproche influenze ma anche con diversi orientamenti, portò a una rottura tra i matematici continentali e quelli britannici che si protrasse per più di un secolo. Chi dei due merita il riconoscimento dell’invenzione? Chi può arrogarsi la paternità? Il calcolo infinitesimale si sviluppò nel mondo scientifico greco ed ellenistico per opera di Eudosso, di Euclide e Anassagora fino al raggiungimento di risultati di piena maturità con Archimede. Dopodiché vennero altri, ed altri ancora successivamente completarono l’opera di Newton e Leibniz. Il mondo delle idee è un mondo di spunti, imitazioni, suggerimenti, ripetizioni, plagi, furti e ruberie. Le scoperte, le invenzioni e le genialità sono molto spesso il frutto di un lavoro collettivo, la maggior parte dei “co-autori” rimangono ignoti, travolti dall’oblio. Alfred Russel Wallace formulò una teoria dell’evoluzione per selezione naturale prima ancora che venisse pubblicato L’origine delle specie di Charles Darwin. Oggigiorno tutti associamo il concetto di evoluzione a Charles Darwin. Chi conosce oggi Wallace? Molti sono quelli dimenticati, e altri invece sono stati insigniti di un riconoscimento che meritano solo parzialmente, o non meritano affatto. E tanto l’indifferenza e l’oblio quanto l’ingiusto giudizio meritocratico hanno luogo da quando il mondo è mondo, a danno e a vantaggio di tutti, senza distinzione di sesso.
Rinomata è la controversia sulla paternità del telefono. Attribuita l’invenzione in ogni testo a Alexander Graham Bell nel 1876, sembra che il vero inventore sia stato lo sconosciuto Antonio Meucci nel 1849. Presumibilmente Graham Bell venne a conoscenza dell’idea di Meucci nel 1872. Antonio Meucci si rivolse all’American District Telegraph Co. di New York affinché gli fosse concesso di sperimentare la sua invenzione nelle linee telegrafiche di quella compagnia. Alexander Graham Bell era consulente dell’azienda. Il titolare, dopo aver promesso il suo aiuto, tergiversava con pretesti vari, quindi Meucci richiese due anni dopo la restituzione delle descrizioni e dei disegni consegnati, ma gli fu risposto che erano stati smarriti. Il caso sembra una copia di quello che avvenne con il televisore. I testi attribuiscono l’invenzione a Vladimir Zworykin ma il vero inventore è Philo Taylor Farnsworth. Nel 1927, a soli 21 anni Farnsworth creò il televisore. Tre anni più tardi Zworykin visitò lo studio di Farnsworth e rubò l’idea. Louis Le Prince è il vero inventore della cinepresa e padre del cinema, prima ancora degli inventori ufficiali, e cioè i francesi Fratelli Lumière e lo statunitense Thomas Alva Edison (sembra che Edison avesse il vizietto di ispirarsi nelle idee brillanti di altri e migliorarle con un brevetto). Su Le Prince non c’è alcun dubbio. Sette anni prima della proiezione ufficiale del cinema, ad opera delle invenzioni di Thomas Alva Edison, con la prima cinepresa a lente singola negli Stati Uniti, e dei Fratelli Lumière, con il primo proiettore a pellicola a lente singola per il grande pubblico, Le Prince riuscì a girare, in una sequenza di movimento, due scene che sono tuttora visibili e provano il suo primato.
Mark Zuckerberg: un ladro.
E così una sfilza di invenzioni e di scoperte. Cyrus McCormick, inventore della prima mietitrice meccanica e padre dell’agricoltura moderna, deve tanto ringraziare Jo Anderson, all’epoca schiavo. La pillola anticoncezionale, attribuita esclusivamente a Djerassi o a Rosenkranz, sarebbe da attribuire allo scienziato Luis Ernesto Miramontes. La radio è attribuita a Guglielmo Marconi, premio Nobel e orgoglio patrio italiano, anche se ci sono argomentazioni abbastanza valide e persino una sentenza di tribunale (Corte Suprema americana) che attribuisce l’invenzione a Nikola Tesla. A quanto pare il povero Tesla è stato un genio derubato e dimenticato dai libri di storia, truffato da numerosi personaggi, tra cui Edison e Marconi, morto da solo e in povertà. Se Tesla fosse stato una donna oggi avremmo in ogni città una statua di lui, grande quanto la Statua della Libertà, per ricordare agli uomini la grande tragedia della cancellazione patriarcale. Nel 1609 Galileo Galilei presentò il telescopio come sua costruzione al governo di Venezia che, apprezzando l’invenzione, gli raddoppiò lo stipendio e gli offrì un contratto vitalizio d’insegnamento presso l’Università di Padova. Al di là della paternità dell’invenzione – di Zacharias Janssen o di Hans Lippershey o di qualcun altro –, Galileo non inventò il telescopio, venne a conoscenza della sua esistenza, ne costruì uno e ricevette onori e premi. Idee ispirate, troppo spesso rubate. Molto rilevante il caso di Robert William Kearns, inventore del tergicristallo a intermittenza. Il suo primo brevetto per l’invenzione fu realizzato nel 1964. Cercò di interessare le 3 fabbriche di automobili più conosciute del Nord America, dette anche Big Three (GM, Ford e Chrysler), ad utilizzare la sua tecnologia. Essi rifiutarono la sua proposta. Dal 1969 tutt’e tre le compagnie iniziarono a installare il tergicristallo a intermittenza sulle loro auto, ignorando l’inventore e il brevetto. Su questo fronte consiglio il film The Social Network, incentrato sulla fondazione di Facebook. In somma sintesi Facebook è il risultato di un furto clamoroso dell’idea di tre studenti, Cameron Winklevoss, Divya Narendra e Tyler Winklevoss, commesso da Mark Zuckerberg . Oggi Zuckerberg è tra le 10 persone più ricche e influenti del mondo. Un ladro.
L’attribuzione di un’invenzione non è un compito semplice, come possono provare le numerose pendenze legali diffuse in ogni angolo del mondo, che riguardano i brevetti. Figuriamoci l’assegnazione di una premiazione, come i Nobel, che ha molto di soggettivo. A proposito della scoperta del DNA, «nel 1944 Oswald Avery aveva finalmente dimostrato che era proprio questa molecola a contenere l’informazione genetica: poiché però la scoperta fu accettata dai genetisti ma avversata dai biochimici, Avery morí nel 1955 senza aver ricevuto il premio Nobel che meritava» (tratto dall’integrazione dell’utente Sandro Desantis sui commenti nell’intervento precedente, Repubblica 28.12.04, Tutta la vita in un’elica). In questo articolo, intitolato I Nobel mancati della fisica italiana, dopo aver affermato che «la fisica italiana, soprattutto nel campo delle alte energie, sia a livello teorico che sperimentale, ha dato contributi decisivi. E in almeno quattro occasioni clamorose – prima di quest’anno – non ha ottenuto un meritato premio Nobel», elenca gli scienziati italiani ingiustamente non premiati. Articoli di questo tenore si trovano in ogni paese e riguardano ogni nazionalità. Fate un semplice calcolo e moltiplicatelo per il numero delle nazioni. Ogni nazione vanta i suoi illustri geni ingiustamente non riconosciuti. Isaac Peral, ad esempio, è un scienziato spagnolo molto rilevante, l’inventore del sottomarino (primo ad aver realizzato un sottomarino pienamente funzionale). Eppure, in Italia è pressoché sconosciuto. Al giorno d’oggi, Isaac Peral non possiede nemmeno la pagina in Wikipedia in lingua italiana.
L’infondatezza dell’Effetto Matilda.
I Nobel sono dei premi astrusi e troppo tecnici per la maggior parte del pubblico, ma la difficoltà di valutare obiettivamente si riscontra nell’assegnazione di qualsiasi premio, anche su quelli più accessibili al giudizio del grande pubblico, come sono ad esempio gli Oscar. Quante volte abbiamo sentito di grandi attori snobbati dall’Academy (ad es. Charlie Chaplin, Cary Grant, Kirk Douglas, Rita Hayworth, Marylin Monroe, Tom Cruise o Johnny Depp)? È importante far notare che la premiazione per il migliore attore/attrice è divisa per sesso. Quindi, in questo caso la mancanza di riconoscimento di attori (Montgomery Clift, Richard Burton…) o di attrici (Greta Garbo, Barbara Stanwyck, Marlene Dietrich…) non può essere addebitata a un fantomatico patriarcato o matriarcato. Tutte le premiazioni creano delle controversie e lasciano alcuni contenti e altri scontenti; e come dimostrano gli Oscar, ciò avviene al di là che la gara sia mista o divisa per sesso, il sesso degli interessati c’entra molto poco.
In conclusione, grazie al lavoro di ricerca femminista nella voce “effetto Matilda” in wikipedia in italiano vengono elencati otto casi (8!) della discriminazione e cancellazione delle donne nella scienza – casi che abbiamo trattato parzialmente nell’intervento precedente. Donne presuntivamente ignorate o ingiustamente non riconosciute. Un lavoro di dissotterramento faticoso e meticoloso, realizzato da accademiche, studiose, scienziate, università, associazioni ed enti pubblici e privati, finanziati lautamente. In questo intervento, senza alcun finanziamento, da solo e con una ricerca molto superficiale, sono riuscito a elencare più di otto casi di uomini che sono stati soggetti a identiche condizioni. È evidente che gli uomini sono colpiti in maggior numero delle donne, poiché sono loro quelli che inventano, creano e progettano in maggior misura. Ogni volta che il femminismo denuncia la cancellazione delle donne non posso evitare di pensare a Marie Curie. Nel più profondo patriarcato, Marie Curie è riuscita a vincere due Nobel (1903 fisica, 1911 chimica), unica detentrice di due Nobel per oltre mezzo secolo (ad oggi sono solo quattro i vincitori di due Nobel), è la sola ad aver vinto il Premio in due distinti campi scientifici. È difficile parlare di invisibilità o di cancellazione delle donne quando si mette a confronto l’asimmetrico interesse che i due coniugi del matrimonio Curie suscitano. Fino ad oggi sono stati girati quattro film (1943, 1997, 2016, 2019) sulla vita di Marie Curie. Nessun film è stato girato sul marito, Pierre Curie. Ogni volta che qualche femminista mi parla dell’invisibilità delle donne nella scienza, pongo sempre la stessa domanda: Marie Curie vinse il premio Nobel di fisica assieme al marito nel 1903. Ma quel premio fu condiviso con un’altra persona. La Storia si è preoccupata di rendere noto a tutti il nome della vincitrice, Marie Curie, ma chi conosce il nome dell’altro scienziato premiato? Henri Becquerel vinse il Premio Nobel di fisica nel 1903, condiviso con i coniugi Curie.