Ildegarda di Bingen (1098-1179) è stata una monaca scrittrice, mistica e teologa tedesca, figura rilevante del Medioevo. Ne scrive il giornale El español, di diffusione nazionale: «La santa del protofemminismo […] …nelle Scivias c’è una descrizione sorprendente. In un’epoca nella quale la Terra era ancora considerata piatta, Ildegarda fu una tra i primi a fare un tentativo di descrivere come sarebbe il nostro pianeta visto, per così dire, dallo spazio. Il Cosmo, come gli apparve nella sua visione, “aveva la forma di un uovo ed era circondato dal fuoco.” […] Questa immagine di un corpo di forma ovoidale circondato da stelle su tutti i lati è stata sicuramente un passo avanti nel considerare la vera forma della Terra». Non è l’unica fonte nel mondo ispano, altre ce ne sono, a rivendicare per Ildegarda la primogenitura dell’ipotesi della sfericità della Terra. A dir il vero, l’avevo sentita per la prima volta in un’intervista in Tv, e questa cosa mi aveva incuriosito. Ho cercato questa credenza anche in lingua italiana, ma devo ammettere che non l’ho trovata. A quanto pare questa buffola deve ancora arrivare in Italia. Quello che invece c’è nei siti italiani, e manca in lingua spagnola, è la credenza che Hildegard sia stata la prima a ipotizzare il sistema eliocentrico, con buona pace di Aristarco di Samo (310 a.C. circa – 230 a.C. circa). Ad esempio, in questo link italiano si può leggere che «…la rivelazione più importante fu quella della teoria dell’Universo eliocentrico, che veniva avanzata circa 300 anni prima di Copernico, […] nel 1780 l’astronoma Carolina Herschel scriveva alla sua amica matematica scozzese Mary Somerville (1780-1872): “…lo sapevi che Hildegard Von Bingen propose un Universo eliocentrico circa trecento anni prima di Copernico? Ma chi l’avrebbe ascoltata… era una monaca, una donna”». Come il lettore avrà immaginato, entrambe le nozioni sono false.
La sfericità della Terra è un concetto che risale all’antica filosofia greca. Si attribuisce, a volte a Pitagora a volte a Parmenide, il primato di aver stabilito la rotondità della Terra. Tanto Platone come Aristotele insegnavano che la Terra era rotonda. Tutti abbiamo studiato a scuola media (!), forse alcuni ancora lo ricordano, che Eratostene (276 a. C.-194 a. C.) misurò il meridiano terrestre. A Roma Plinio il Vecchio (23-79 d. C.) scrive: «Tutti concordano sul fatto che ha la figura più perfetta. Parliamo sempre della terra come una palla e ammettiamo che sia un globo delimitato dai poli». Nell’impero romano tutti ne erano a conoscenza. Nell’iconografia medioevale cristiana la palla nella mano del Cristo rappresenta la Terra, così come voleva essere simbolizzata nelle monete dell’imperatore Costantino. La leggenda della Terra piatta è per lo più un mito. Nelle visioni allegoriche di Ildagarda, quando descrive la Terra come un uovo, la monaca non ipotizza nulla che non fosse già risaputo. Per quanto riguarda il sistema eliocentrico, nelle sue visioni la Terra si trova sempre immobile nel centro dell’universo. Ildagarda spiega la meccanica del movimento solare e del sistema planetario da un punto di vista che potremmo definire “ticonico”. Nel sistema dell’astronomo danese Tycho Brahe, la Terra è immobile al centro del mondo, la Luna e il Sole le ruotano attorno direttamente, e gli altri pianeti ruotano intorno al Sole ed insieme ad esso intorno alla Terra. Dunque, il cosmo descritto da Ildagarda è geocentrico.
La fantastoria femminista.
Il desiderio delle femministe di trovare conferme della propria narrazione le spinge a modificare le biografie femminili e a inventare dei meriti inesistenti. Ildegarda di Bingen, presunta vittima della cancellazione patriarcale della genialità delle donne, è un bell’esempio di come il femminismo costruisce una vittimizzazione immaginaria. Più che un lavoro di dissotterramento da parte delle femministe, come era stato ipotizzato nell’intervento precedente, ci troviamo di fronte piuttosto a una spudorata costruzione o manipolazione della realtà. Grazie a questo lavoro di dissotterramento, nella voce “effetto Matilda” in wikipedia in italiano vengono elencati otto casi (8!). Cinque di questi si trovano anche graficamente riprodotti da Pictoline (immagine qui in basso, dove le facce delle donne e degli uomini disegnate sono molto significative): Jocelyn Bell, Rosalind Franklin, Lise Meitner, Esther Lederberg e Isabella Karle. Sono andato a verificare. Jocelyn Bell, studentessa di ricerca, e il suo supervisore e relatore di tesi, Antony Hewish, scoprono la prima pulsar. Solo Hewish vinse, per la scoperta, il premio Nobel per la fisica nel 1974. Jocelyn Bell ha lasciato scritto: «È stato suggerito che avrei dovuto vincere anch’io il premio Nobel assegnato a Tony Hewish per la scoperta delle pulsar. […] Primo, le controversie sulla demarcazione tra supervisore e studente sono sempre difficili, probabilmente impossibili da risolvere. In secondo luogo, il supervisore ha la responsabilità finale del successo o del fallimento del progetto. […] Credo che si sminuirebbero i premi Nobel se venissero assegnati ai ricercatori, salvo casi del tutto eccezionali, e non credo che questo sia uno di questi. Infine, a me va bene così – dopotutto, sono in buona compagnia, vero!». L’opinione della Bell può essere condivisibile o meno (io personalmente credo che gli studenti dovrebbero essere riconosciuti tanto quanto i professori, se meritevoli), ma la questione non riguarda il sesso degli scienziati ma il loro ruolo all’interno della ricerca. Inoltre, la studentessa non lamenta personalmente alcuna discriminazione (una posizione di solito ricorrente tra queste presunte “vittime”).
Curiosamente nell’episodio di Rosalind Franklin si presenta il caso inverso. Rosalind Franklin condusse un lavoro di ricerca sulle immagini di diffrazione a raggi X del DNA che portò alla scoperta della doppia elica del DNA. Grazie a una di queste immagini (fotografia ’51’) James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins formularono l’ipotesi riguardante la struttura del DNA, nel 1953, e vinsero il Nobel nel 1962 – Rosalind Franklin era già deceduta. (Su Rosalind Franklin e sui suoi meriti vi invito a leggere le interessanti integrazioni sull’argomento realizzate nell’intervento precedente sui commenti dall’utente Sandro Desantis). Nella lotta contro l’effetto Matilda, Rosalind Franklin è diventata per il femminismo uno dei suoi stendardi più noti, vittima dell’oblio e della discriminazione di fronte a una scoperta così importante. Malgrado non abbia vinto il Nobel, il femminismo è riuscito lo stesso a rendere il suo nome molto noto e diffuso. Il problema è che la nota fotografia ’51’ fu scattata dal suo studente di ricerca, Raymond Gosling, e non da Rosalind Franklin, che era la supervisora. Seguendo la stessa logica che adopera il femminismo per il caso di Jocelyn Bell, la persona discriminata e che avrebbe meritato il Nobel è Raymond Gosling. Eppure oggi Raymond Gosling è un perfetto sconosciuto e Rosalind Franklin una celebrità (senza Nobel). In un’intervista Raymond Gosling non si lamenta della sua sorte, e rimmemora «la risposta gentile e ottimista» della sua supervisora alla notizia della scoperta di Crick e Watson: «Siamo tutti in piedi l’uno sulle spalle dell’altro». Neanche Rosalind Franklin si lamentava.
L’Effetto Matilda vale solo per le donne.
Lise Meitner fu una fisica austriaca che collaborò, nel corso della sua vita, con Otto Hahn e Fritz Strassmann. Nel 1945 Otto Hahn vinse il premio Nobel per la chimica per una scoperta avvenuta quando Lise Meitner non faceva più parte della squadra, aveva lasciato il paese sei mesi prima per l’ascesa del nazismo: «fu costretta a lasciare la squadra Hahn-Meitner-Strassmann mezz’anno prima della scoperta finale». Inoltre, neanche l’altro collaboratore, Fritz Strassmann, lui sì parte integrante della squadra, vinse il Nobel. È difficile concedere un Nobel quando non fai parte del team di ricerca. Per quanto riguarda Esther Lederberg e Isabella Karle, si tratta di scienziate sposate con importanti scienziati che nella loro vita sono riusciti a vincere un premio Nobel. In entrambi i casi, nessuna delle due firmò il lavoro che meritò il premio (qui, ad esempio, il lavoro della scoperta firmato da Jerome Karle e Herbert A. Hauptman, entrambi vincitori del Nobel; il nome della moglie Isabella Karle, non compare da nessuna parte). Come succede anche con Mileva Marić, moglie di Einstein, molto nota anche lei grazie al femminismo (anche qui invito a leggere le interessanti integrazioni fatte dall’utente Sandro Desantis sui commenti nell’intervento precedente), è difficile (o meglio impossibile) ipotizzare quale sia stato il reale contributo che queste donne, dall’interno dell’intimità matrimoniale, hanno dato alla scoperta. E così il femminismo, come ha fatto nel caso Jocelyn Bell-Raymond Gosling (la prima merita notorietà e il premio Nobel, anche se era “solo” la studentessa di ricerca, il secondo non merita né notorietà né premio Nobel, che meritano la sua supervisora, perché era “solo” lo studente di ricerca), applica un doppio standard.
Qualcuno ha mai sentito la presunzione che Marie Curie abbia approfittato delle conoscenze del marito, Pierre Curie, per guadagnare premi e meriti a spese di lui? Quando Marie Curie incontra Pierre nel 1894, lui è già un affermato professore e scienziato. Nel 1880 aveva dimostrato che un potenziale elettrico veniva generato nel momento in cui i cristalli vengono compressi, ovvero la piezoelettricità. Per aiutarsi nel lavoro, inventò assieme al fratello l’Elettrometro Piezoelettrico al Quarzo. Poco tempo dopo, nel 1881, essi dimostrarono l’effetto inverso. Quasi tutti i circuiti elettronici digitali oggi si basano su questo principio nella forma di oscillatori al cristallo. Perché si deve presumere, senza alcuna prova, che i mariti, come nel caso di Esther Lederberg, di Isabella Karle o di Mileva Marić, traggano beneficio (e riconoscimenti non del tutto meritati) dalle conoscenze delle mogli, e sulla stessa logica non si presume che le mogli, come nel caso di Marie Curie, traggano beneficio anche loro (e riconoscimenti non del tutto meritati) dai loro mariti scienziati? Oggigiorno tutti diamo per scontato che i meriti di Marie Curie siano pienamente conquistati (al contrario di quello che si presume, ad esempio, di Einstein e sua moglie). Quest’asimmetrico giudizio non stupisce, purtroppo. La dottrina femminista non fa altro che applicare di continuo un doppio standard, tendenzioso e parziale. Per quanto riguarda l’argomento “effetto Matilda”, l’esistenza di un termine specifico, che definisce una condizione che subiscono le donne, denota per opposizione, data l’inesistenza del termine speculare, che questa condizione non colpisce gli uomini. Nel prossimo intervento esplorerò se questa condizione riguarda solo le donne o tutti gli esseri umani, senza distinzione di sesso.