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Il 16 giugno 2020 il nostro (all’epoca istante), nell’esposto fatto ai carabinieri, scriveva: “Omissis Probabilmente mia madre e mia sorella sono state avvicinate da persone che le raggirano e contemporaneamente le istigano contro di me. Appaiono plagiate.Personalmente non sono in grado di riferire se sono state indotte a firmare qualche documento. Il giorno 12 giugno 2020 ho trovato in casa di mia madre, una sua nipote ed una persona che si è qualificata come avvocato. Omissis”. Oggi 19 marzo 2021 il suo sospetto dell’epoca sembra essersi materializzato. E’ stato praticamente estromesso per l’ennesima ed ultima volta dalla vita e dall’abitazione della madre, trinceratasi al suo interno, dal 13 giugno 2020. Insieme alla madre è rimasta ormai anche la sorella che, peraltro, non ha potuto più fare ritorno nella sua residenza in quanto lì, circa un mese fa, ha trovato l’impianto elettrico fuori servizio. Dal 13 giugno 2020 le due donne disabili non hanno più potuto beneficiare della presenza dell’uomo (che da molti anni provvedeva quotidianamente a loro), fatta eccezione per l’approvvigionamento di soldi alla più giovane e ad una pratica burocratica comune. Per forza di cose, almeno per i loro bisogni quotidiani, qualcuno deve aver provveduto e continua ancora a provvedere. Isolate dal loro congiunto, come accade nella prassi giudiziaria quando vengono allontanati i figli dai genitori o i padri dalla casa coniugale in fase di separazione, saranno diventate più vulnerabili di quanto non lo fossero già per le loro disabilità. Dunque più manipolabili dagli sconosciuti “benefattori” entrati in gioco ed in casa un anno fa. Non vogliamo avventurarci su dei campi specialistici che non ci appartengono, ma è notorio che il plagio in psicologia viene definito come una forma di condizionamento. Quando esso viene perseguito da un plagiante le azioni di quest’ultimo si avvalgono di tecniche di suggestione e di persuasione, di manovre volte a costituire una dipendenza della vittima, con il fine di destrutturarne la personalità, alterarne le capacità critiche, le sue facoltà di scelta autonoma, riducendola in uno stato di soggezione. Verosimilmente, in presenza di individui in posizioni di fragilità, il soggetto molto più forte del gruppo, anche non deliberatamente, può causare un condizionamento cognitivo tale da far modificare le convinzioni personali pregresse di coloro che da lui dipendono. Gli effetti del plagio portano gli “oppressi” a credere di prendere decisioni e fare scelte autonome mentre in realtà aderiscono alle “prescrizioni” del plagiante.
La complessità del circoscrivere giuridicamente il plagio non rende meno concreta e temibile questa realtà per le gravi conseguenze che possono derivarne. Sempre in tema di condizionamenti psichici in determinate situazioni si parla di sindrome di Stoccolma. Questa non viene considerata un vero e proprio disturbo, bensì un insieme di inneschi emotivi e comportamentali tipici dell’agire di alcune persone improvvisamente sottoposte ad eventi traumatici. La situazione morbosa prende il nome dalla città omonima, dove in seguito al rapimento di alcune persone, gli ostaggi manifestarono, successivamente alla liberazione, dei sentimenti positivi verso i sequestratori, sentendosi in debito per la cortesia e la generosità dimostrate. Sembra quindi che in determinate condizioni psicologiche l’ostaggio prova simpatia, attaccamento, empatia nei confronti dei carcerieri invece che rancore ed avversione. Un esempio classico del fenomeno lo abbiamo potuto verificare in diretta televisiva con il ritorno in Italia della sequestrata Silvia Romano, scesa dall’aereo in jilbab e convertita all’Islam. Abbiamo ritenuto opportuno fare questa irrituale premessa perché, nel verbale redatto dal G.T. l’11 marzo scorso, compilato anche in rapporto a quanto riferito dal legale già diffidato dal reclamante, si lascia intendere che la sorella desidera essere affidata ai servizi sociali, come la propria madre. Confermando le nostre intuizioni su quello che era il vero bersaglio dell’intera operazione fin da suo concepimento strategico, siamo arrivati al giro di boa. O il desiderio riferito dall’avvocato è un falso, o la donna è diventata demente totale, o in essa sono scattati automatismi psicologici insani per la gravissima situazione di stress alla quale è stata sottoposta dopo l’allontanamento del fratello da casa. L’ultima trovata dell’avvocato G.C. per delegittimare l’appellante è stato il chiamare in causa due atti notarili da lui effettuati, come procuratore generale della sorella nella seconda metà del 2016, oltre tre anni dopo la sua accettazione della nomina richiesta dalla congiunta. La faccenda è strettamente connessa al rischio di una futuribile confisca dell’appartamento per debiti insanabili del figlio gravemente malato della proprietaria. La transazione relativa ad una vecchia nuda proprietà è stata effettuata in maniera ineccepibile sotto ogni profilo, non ultimo quello economico. Non abbiamo compilato noi il verbale (poco comprensibile), che riportiamo di seguito nella sua versione integrale, così come scritto dal G.T
Verbale di prima udienza n. cronol. Xxxx/2021 del 11/03/2021. Successivamente all’udienza del 1 1 .3.2021, davanti alla dott.ssa A. P., in funzione di giudice tutelare, sono comparsi per PROCURA DELLA REPUBBLICA Dl XXXXXXXXX, il dott. xxxxxxxxx, collegato mediante TEAMS. per il Sig. xxxxxxxx, l’avv. xxxxxxxxxx che deposita procura a partecipare all’udienza, riservandosi di depositare telematicamente la comparsa redatta dal Sig. xxxxxxxxxx che si deposita in copia cartacea alla presente udienza, inoltre per la signora xxxxxxxxxxx l’avv. G. C., che deposita procura e certificati medici per xxxxxxxxxx e xxxxxxxxxxx. L’avv. C. non si oppone alla nomina dell’amministratore di sostegno per xxxxxxxx, anzi manifesta preferenza per la nomina degli assistenti sociali che attualmente seguono la madre. L ‘avv. xxxxxxxxxxxxx precisa che il Sig. xxxxxxxxxx aveva una procura generale e ha venduto la casa a lei intestata versando si le somme su un conto di cui ha lasciato traccia, eccepisce che ha effettuato una dichiarazione alla posta in tal senso, avrebbe lasciato traccia del denaro che ha inserito nel conto del figlio, ma lasciano traccia della sua destinazione a favore della sorella. L’avv. xxxxxxxxxxx si riserva di depositare altro atto di donazione da xxxxxxxxxx a xxxxxxxxxx, precisa che xxxxxxxxxx ha dovuto seguire in tutte le problematiche familiari sia della madre sia della sorella, non le ha mai abbandonate, ha sempre pagato le bollette, non si spiega perché d’un tratto si sono rivoltate verso di lui. Non si oppone alla apertura della amministrazione di sostegno. Ricorda che dagli atti di indagine emergono tali documenti relativi alle dichiarazioni allegate. L ‘avv. C. xxxxxxxxxx precisa che nel verbale della amministrazione di sostegno della madre, il Sig. xxxxxxxxxx dichiarava di aver lasciato un foglio al figlio, in cui c’era scritto in caso di premorienza sua, il denaro sarebbe stato della sorella. Il GIUDICE TUTELARE Invita l’avv. xxxxxxxxxxx a depositare quanto da lei oggi dedotto. Ritenuto assolutamente necessario procedere alla audizione della signora xxxxxxx, dispone la sua convocazione alla udienza del 10.5.2021 ore 12.30. Onera l’avv. C. per la convocazione.
Il fascicolo di nostro interesse, almeno telematicamente, non fornisce “aggiornamenti”. Dovremmo prendere visione della delega che si è fatta firmare l’avvocato G. C. dalla sorella del reclamante e di altre cose. Non essendoci novità scriveremo d’altro e d’altri. L’ostilità frutto di inclinazioni dottrinali o di orientamenti che con il diritto hanno poco a che fare amareggiano il vivere e falsano gli eventi. Nel mondo contemporaneo la tracotanza di chi detiene il potere è uno dei comportamenti che viene veicolato anche attraverso la produzione cinematografica e la cronaca. L’obiettività dell’informazione è invece un altro paio di maniche. Ovunque la libertà d’espressione, formalmente garantita dall’art. 21 della Costituzione, è ormai nulla o contingentata. Quando va bene si può esercitare ancora all’interno di gruppi “carbonari”, comunque sorvegliati a vista, la cui influenza sul pensiero di massa è pressoché nulla. Ancora è permesso manifestare le proprie idee, purché lo si faccia all’interno di un recinto. E questo vale anche sul Web. Andando indietro con la mente ci siamo soffermati sul ruolo avuto dai presidenti della Repubblica durante gli anni trascorsi. I media più importanti, nel servire l’establishment, illo tempore, hanno inneggiato agli scippi del ruolo del Parlamento fatti da G. Napolitano. Ultimamente hanno giubilato S. Mattarella. Al capo dello Stato viene assegnato un ruolo autonomo ed indipendente provvisto di attribuzioni utili a controllare le attività degli altri organi. I suoi poteri sono tutt’altro che formali e risultano più rilevanti rispetto a quelli previsti da altri sistemi non presidenziali. Le prerogative del presidente della Repubblica sono essenzialmente definite da tre articoli della Costituzione: l’87, l’88 ed il 92. La formulazione degli articoli ha frequentemente lasciato spazio alla libera interpretazione di giuristi di diversa estrazione politica. La stessa enunciazione degli articoli ha consentito, a partire dagli anni Novanta, un peso crescente dei presidenti nella storia del nostro Paese. A nostro modesto avviso, più di una volta, quando il Parlamento è stato bypassato dal presidente della Repubblica lo spirito del dettato costituzionale è stato tradito. Questo è accaduto nel 2010 (governo Berlusconi), nel 2011 (governo Monti), nel 2013 (governo Letta) e per l’ultima volta nell’anno corrente (governo Draghi). Alcune volte ci è apparso che l’inquilino del Quirinale abbia impiegato senza lesinare le sue prerogative costituzionali. Secondo Seneca il buon governo coincide con la clemenza, la virtù più umana che esista, quella che si addice meglio ai re ed ai principi. Persino Federico Barbarossa, sottoscrisse la Pace di Costanza, vergata con queste parole: “… La serena maestà della clemenza imperiale fu sempre solita dispensare ai sudditi favore e grazie in modo che, per quanto essa debba e possa correggere con la severità della legge gli eccessi delittuosi, tuttavia in maggior misura si sforzi di reggere l’impero romano con la benefica tranquillità della pace e con i pii sentimenti della misericordia…”. Il nostro capo dello Stato dispone del potere di grazia ed è anche presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Se vuole, senza trincerarsi dietro la forma (che in questo frangente non è affatto sostanza) ha grandi poteri per far scarcerare il prof. Carlo Gilardi. Restituisca a quest’uomo la libertà.
In difetto di aggiornamenti tocchiamo alcuni temi solo parzialmente attinenti alla vicenda che stiamo raccontando o, per meglio dire, sfiorano solo qualche assunto. C’è il rancore (fruibile per una causa molto poco nobile) di un’anziana verso i propri figli (fenomeno in questo caso di pertinenza psichiatrica-geriatrica); c’è l’impiego di malevolenza e falsità in sede giudiziaria. A volte le chiamano indagini, ma non sono esenti dai condizionamenti della spirale dell’odio e dell’inganno. Non amiamo fare delle elucubrazioni, ma ci piace offrire al lettore la possibilità di affrontare con estrema prudenza, qualora ne avesse bisogno, esperienze suscettibili di incursioni “istituzionali” nell’ambito dell’entourage familiare. Non vogliamo proprio assuefarci alla predominanza del male. Da più indicatori ci sembra che pure i vecchi ed i disabili siano diventati ricorrenti bersagli di farabutti, peggiori se titolati. L’appostamento alla facile rendita sta diventando sempre più frequente da parte dei “professionisti” del ramo. Essi agiscono entrando spesso in collisione ed in conflitto d’interessi con le famiglie che si trovano in eterogenee situazioni di fragilità. L’arte “venatoria” è possibile da quando l’istituto familiare è stato posto dal legislatore sotto la “tutela” della magistratura. Intorno alle problematiche della famiglia è nato un grande giro d’affari, sempre più fiorente con il passare degli anni. Fatti che una volta venivano percepiti come raccapriccianti sono diventati il pane quotidiano per giudici, avvocati, consulenti, medici legali, sindaci ed altri “professionisti” del settore. I talenti degli spregiudicati: la malvagità, l’individuazione di vantaggi privati e l’indifferenza per il proprio simile, sovrastano le aspirazioni delle persone di buona volontà. Da un trentennio, sulle comode poltrone dei sub dominanti si passano il testimone comparse di modesto valore.
Sempre nel rispetto di vuote celebrazioni, di riti inefficaci e di esternazioni parolaie, questi personaggi ci hanno condotto al nichilismo, allo smottamento antropologico ed al vivere in uno stato di montante barbarie. Stavamo pensando alla sorte riservata al benefattore “incarcerato” in una Rsa di Lecco. Una sorella più vecchia di lui ha sottoscritto l’intervento a tutela del prof. Carlo Gilardi e l’apparato predisposto per casi come il suo si è messo alacremente in moto. A questo indirizzo https://www.carlogilardi.com/it/70-esposto-alla-procura leggiamo: “… Una combutta di legali di città e notabili di paese hanno ridotto il Prof. Gilardi in schiavitù, zimbello di un giudice e di avvocati che possono indicarlo, lì in catene dietro al carro trionfale dei legali, come esempio di quello che capita ai vecchi che pensano di fare i furbi ed accusare un avvocato di sostegno protetto da un giudice. Raggiunta una certa età e debolezza, gli anziani perdono diritti; spesso capita di perderli tutti, in modo più o meno spiacevole, specialmente se non hai un protettore affidabile …” Abbiamo il timore che l’emerito professore di Airuno, verosimilmente già “ammorbidito” dalle cure che vengono impiegate nelle RSA e dalla traumatizzante esperienza in corso da cinque mesi, non possa più riottenere la sua libertà. Anche la storia del nostro reclamante comincia con una ultranovantenne che si affida ad un avvocato. Non ci è dato di conoscere come questi sia giunto a casa dell’anziana disabile. Questo avvocato è in feeling con dei centri antiviolenza. Queste organizzazioni hanno una rete di collaboratori e di simpatizzanti in ogni dove, inclusi alcuni tribunali. Il loro operare si basa su informazioni di violenze subite dalle donne e da loro stesse censite. Con numeri autocertificati drenano una quantità di risorse finanziarie che, tra l’altro, ne moltiplicano il potere. Solo a titolo di esempio va detto che, su dei dati totalmente inventati o gonfiati a dismisura, l’anno scorso i C.A.V. hanno ottenuto dal ministero competente un regalino da trenta milioni di euro.