La Fionda

Innovazione digitale e discriminazione di genere

di Luca Cordoni. Ho sentito ieri in tutti i TG che ieri il presidente Mattarella -noblesse oblige- ha potuto, in anteprima rispetto alla cittadinanza comune, al popolo, testare il Sito web anpr.interno.it richiedendo un certificato dell’Anagrafe con modalità online. Di domenica!!! Ebbene, mi sono chiesto se pure io, in quanto semplice cittadino che contribuisce a pagare siffatto portento, avrei potuto farlo sin da oggi, data di inizio ufficiale del servizio online. Che, con la sua gratuità (anche se le spese generali dello Stato sono ovviamente fiscalizzate) e la sua accessibilità da remoto, in qualunque orario, rappresenta la soluzione per efficientare la richiesta dei certificati senza consumare la suola delle scarpe e senza prendere l’auto, visto che molti Comuni a oggi non forniscono tale servizio. Ottimo, ovviamente, in tempi di economia circolare e di sensibilità ecologica largamente condivisa.

Bene, mi sono detto, per una volta la nostra P.A. funziona bene, in modo inclusivo: proviamo quindi a scaricare, per esempio, il certificato di nascita di mia figlia. Anche se la bimba non ha la mia stessa residenza anagrafica (e quindi non è nel mio stato di famiglia), sono in fondo pur sempre suo padre. Ho l’affidamento condiviso con sua madre e la bimba dorme a casa mia tre giorni su sette, oltre metà delle vacanze scolastiche e tre settimane estive presso di me. Quando qualche nuova amichetta o amichetto le chiede dove abiti, lei risponde da sempre con sicurezza “a Bergamo, a Sarnico e a Treviolo” suscitando spesso lo stupore di tali bimbi -non appartenenti evidentemente a famiglie separate- con l’inclusione anche di casa mia e della mia casa di villeggiatura tra i suoi luoghi del cuore. Dei luoghi, cioè, dove vive con la sua famiglia, di cui anch’io, suo padre, ho il privilegio di fare parte, ex Art. 29 e 30 della Costituzione.

regole certificato nascita

Un’anagrafe web non adatta ai separati.

Confesso che la mia esperienza professionale mi ha fatto sin dall’inizio dubitare: vuoi mettere che per una volta abbiano fatto una cosa giusta anche per tutti i genitori separati? Però, sottolineo, mi sono subito vergognato di questo mio “vittimismo, così tipico dei padri separati”, come mi scrisse una volta una mamma, anch’essa separata. E così, armatomi di pc, app delle Poste Italiane e SPID, in pochi istanti riuscivo ad accedere al Sito web. Dove, non certo con stupore, constatavo quanto avevo immaginato: nisba. A pensar male si fa peccato, diceva Giulio Andreotti, ma a volte ci si azzecca. E’ possibile richiedere soltanto i certificati “delle persone con cui si vive, come i figli”, come recita quasi beffardamente il trafiletto del quotidiano che ho riprodotto in foto.

Eppure sono padre, ma per fare un certificato inerente mia figlia dovrò continuare a recarmi in Comune su appuntamento, anche in tempi di pandemia, con rischio per la mia e l’altrui sicurezza per possedendo regolare green pass vaccinale, per giunta pagando il costo del rilascio, perdendo tempo lavorativo e assoggettandomi a un rito burocratico ormai desueto, nel 2021. Caro ministro dell’Interno Lamorgese, caro ministro “della famiglia e delle pari opportunità” Bonetti, cari Garanti e Authority varie, è lecito da cittadino e contribuente chiedere una più attenta verifica, di concerto tra i ministeri competenti, della correttezza anche formale (oltre che su considerazioni attinenti i diritti umani) di tale impostazione?? Sottolineo che può avere disagi anche una madre non collocataria, nel caso in cui vi sia affido condiviso con “collocamento” presso il padre. Anche se, come noto, trattasi di fattispecie assai rare nel panorama separativo del nostro paese.


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