Massimo Gramellini, cintura nera di qualunquismo, ha sentito il bisogno di commentare l’uscita di una professoressa del Liceo Artistico Marco Polo a Venezia, la quale ha imposto alle ragazze di non indossare abbigliamento poco consono ad un ambiente scolastico, dice lei. Padronissimo di agitare il dito inquisitore. Fino a quando i lettori pagheranno per leggere le sue banalità, ha ottimi motivi per continuare a dispensarle. Però almeno potrebbe provare a farlo senza scivolare nelle accuse gratuite. La docente imponeva alle ragazze di indossare una normale t-shirt invece del top durante l’ora di ginnastica “per non mettersi in mostra e non distrarre i compagni di classe”, e annunciava sanzioni in caso di analoghi comportamenti futuri. Ta-taaaa… ecco che il Torquemada della Mole parte lancia in resta, sbagliando però obiettivo: la professoressa, in un prossimo futuro, invece che alle ragazze dovrebbe rivolgersi a eventuali maschietti molesti.
Primo scivolone qualunquista nella forma: le allieve sono “ragazze”, mica femminucce, mentre gli allievi sono “maschietti”, mica ragazzi. Quante volte abbiamo visto questa storpiatura? Solo chi non riesce a liberarsi da un ottuso condizionamento ideologico ama la contrapposizione donne/maschi o ragazze/maschi, ove il femminile ragazza o Donna (spesso scritto con l’iniziale maiuscola) è un termine alto e nobile mentre maschio viene usato come dispregiativo, quasi una tara della quale doversi vergognare. Maschio è sinonimo di aggressività animale, istinto incontrollabile… c’è il maschio del cinghiale, del topo, del rinoceronte… contrapporlo a donne o ragazze ha l’effetto di sottintendere l’istinto bestiale di chi ha la sfiga, pensa un po’, di nascere col doppio cromosoma. Eppure Max il Censore fa il giornalista, mica il pescivendolo, dovrebbe cogliere certe sfumature. Magari le coglie ed è proprio un malsano intento dispregiativo che lo spinge a definire gli alunni “maschi”, anzi “maschietti” che è ancora più squalificante. Questi mezzucci non li aveva mai utilizzati nessuno; originalissimo, secondo lo standard cha ha fatto suo.
Bisogna trattenersi come i tori.
C’è poi lo scivolone ideologico nei contenuti: la insegnante non ha mai detto che gli alunni fossero “molesti”, ha invitato le alunne a non distrarli. C’è una bella differenza. Però il Fustigatore Massimo adora calcare la mano, parla di un reato (molestie lo è, art. 660 CP) ma nessuno nella dozzina di resoconti che abbiamo consultato – ne circolano molti di più, ma dopo i primi 12 ci siamo stufati di analizzarli – fa il minimo accenno a fischi, battutacce, sfottò, volgarità o molestie di altri tipo. Il problema, secondo la professoressa, non è mai stato l’esuberanza nociva dei maschi-anzi-maschietti molesti, ma la tendenza delle ragazze ad “attirare l’attenzione” (testuale) che avrebbe potuto distrarre i ragazzi. Nessuno ha mai parlato di molestie, né la docente né i giornalisti – quelli seri – che hanno riferito l’episodio. Poi arriva Lui, e i maschi-anzi-maschietti sono molesti. Si scaglia contro i maschi presunti allupati invece che contro l’insegnante, che in fondo avrebbe fatto bene a salvare le potenziali vittime dalle molestie di gruppo. Meglio lasciar credere che il maschio sia sinonimo di pericolo, rischio, minaccia, fingendo di non sapere che la protesta di tutti, ragazze e ragazzi, era indirizzata all’insegnante.
Nella sua crociata contro il genere maschile il Moralizzatore insiste, suggerendo alla prof. cosa dire in futuro: l’insegnante veneziana dovrebbe esortare i maschi-anzi-maschietti a “evolvere verso forme di vita più complesse”. Spiritosissssssimo, applausi, un futuro a Zelig. E niente, il povero Massimo finge di non capire o forse proprio non ci arriva… la protesta delle liceali era diretta all’insegnante, non ai propri compagni di studi che, anzi, le hanno affiancate nel prendere posizione contro le imposizioni della docente. Ma c’è un punto in cui Gramellini si supera: “perfino i tori davanti alla muleta riescono a trattenersi”. È lui che non riesce a trattenersi dal sessismo gratuito, insinua che i maschi-anzi-maschietti non ce la farebbero a controllare gli ormoni scalpitanti attivati dalla vista di un top e, vedendo rosso, si scaglierebbero sulla preda per molestarla. Sapevatelo: i tori nell’arena si trattengono, i maschi-anzi-maschietti in palestra, no. Quindi Lui li esorta almeno ad imitare il self-control taurino. Da lì è un vortice inarrestabile di sessismo: “possibile che il maschio sapiens perda ancora la trebisonda alla vista di un timido ombelico?”, si chiede il Nostro. Nemmeno la severissima professoressa ha paventato il rischio di aggressioni, a nessuno studente maschio-anzi-maschietto (ancorché sapiens) fumano le narici di fronte ad un ombelico, eppure così scrive il Gramellini.
La denigrazione del maschile è un must per gli zerbini.
Poi c’è la parziale retromarcia. L’ossessionato Max si fa un po’ meno l’ossessionato e ammette che le nuove generazioni, cresciute in mezzo a una sovresposizione di corpi, difficilmente potrebbero ancora rimanere sconvolti da qualche centimetro di pelle. No Massimo, che possano rimanere sconvolti lo hai detto solo tu. Tutti i giornalisti seri e perfino la apparentemente medioevale professoressa hanno parlato di distrazione. Esattamente come potrebbero essere distratte le studentesse da maschi-anzi-maschietti che entrassero in palestra a torso nudo, dal preside che entrasse in ciabatte infradito, dalle bidelle in accappatoio. Distratte quindi da un look normalissimo in spiaggia, forse un po’ meno a scuola. Distratte, niente di più e niente di meno. Magari potrebbero scambiarsi commenti, occhiate e risatine, tutto qui. Non vuol dire che inizierebbero a spernacchiare il preside o saltare addosso ai ragazzi per non riuscire a controllare le proprie pulsioni giovanili. Non è un particolare da poco, tanto che alcune testate riferiscono che la professoressa abbia richiamato al decoro studenti ambosessi.
Così l’Huffington Post : “altri studenti, anche maschi, hanno appoggiato la protesta con alcuni cartelli contro presunte costrizioni nel vestiario di ragazzi e ragazze”. Anche Repubblica: “striscione sorretto da decine di ragazze e ragazzi vestiti con un top”. Che la protesta abbia visto ragazze e ragazzi uniti lo testimoniano tutti, ma proprio tutti, persino un portale specializzato come tecnicadellascuola.it: “le ragazze si sono presentate a scuola con un top sportivo e mostrando uno striscione con scritto “Cambiate mentalità, non i vestiti” ma anche agli alunni maschi hanno appoggiato la protesta con alcuni cartelli”. Si aggiunge al coro anche quotidiano.net: “su Instagram le foto e i video di ragazze e ragazzi che indossano il top dietro uno striscione appeso nei pressi della loro scuola. “Cambiate mentalità, non i vestiti”, recita la scritta indirizzata contro la docente”. Concludendo: al qualunquismo non c’è limite, soprattutto quando il qualunquismo sente il bisogno di scodinzolare al politically correct. Massimone nostro ne è un rappresentante di spicco ma non è tutto merito suo, cresciuto alla corte di Fazio non può brillare per originalità né per anticonformismo. La denigrazione del maschile è un must irrinunciabile per qualsiasi zerbino che si rispetti, quindi i novelli savonarola si adeguano.