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Per rispetto della reputazione e della dignità delle persone, ponderazione vorrebbe che un’indagine tenesse conto anche del contesto in cui si ipotizza la consumazione di reati e dei soggetti sui quali si addensano i sospetti dell’investigatore. Di certo senza timori reverenziali, ma anche con l’avvedutezza che impongono le diverse circostanze nelle quali ci si imbatte in veste di autorità inquirente. Dopo il deposito della richiesta di archiviazione delle accuse da parte del nostro indagato, ci facciamo latori di un breve riassunto. Per consentire d’incorniciare al meglio la storia vanno conosciuti i suoi personaggi. C’è un’ultranovantenne, che crea sistematicamente problemi a chi tenta di amministrarla secondo le disposizioni di legge vigenti ed una sua nipote, che da tempo ha asciugato sia i risparmi della madre (ora deceduta) che quelli di uno zio quasi novantenne (ancora in vita). I figli della vecchia hanno sempre incoraggiato la sua abitudine di fare qualche piccolo regalo alla parente con basso reddito e con figlio disoccupato. Il ricorrente ha da tempo promesso, a questo zio rimasto senza soldi e per tale ragione molto preoccupato, che al bisogno provvederà alle spese del suo funerale. Nel penoso quadro familiare, oltre a detta parente “povera” appaiono la figlia benestante (affetta da un disturbo psichiatrico cronico), un medico che rilascia certificazioni “contraddittorie” in tempi ravvicinati (perché?), un intraprendente avvocato (chi l’ha portato a casa delle due disabili per fargli ottenere una procura?) ed il ricorrente/denunciante (persona di provata integrità morale).
Quando nell’assortito gruppo interviene la Magistratura gli eventi prendono una piega inaspettata. La donna con fragilità psichiatrica, senza più gli abituali riferimenti affettivi, peggiora e perde velocemente lucidità. La novantunenne, che tra l’altro si lamenta da qualche mese per diversi ammanchi di roba in casa, con l’ausilio della nipote “povera”, ha alienato i gioielli di famiglia con inusitata nonchalance e manifesta l’intenzione di ripetere altre operazioni simili. Inoltre la vecchia disabile, incapace di riscuotere la pensione da sola, rimane senza perché il figlio, a motivo del postamat “scaduto”, non la può più prelevare in sua vece dal marzo 2020. Tutte le pratiche svolte dal figlio fin dal 2006 rimangono bloccate. L’avvocato, subito dopo l’ingaggio da parte della vecchia, ed il medico (lo stesso che aveva richiesto controllo psichiatrico-geriatrico), solo in un secondo tempo, hanno asseverato che la novantunenne, pur se individuo impossibile da amministrare, è capace d’intendere e di volere. Quindi in quella casa, dove abitano le due disabili, è tutto regolare, inspiegabili sparizioni incluse. Ci manca solo una comparsata televisiva nella trasmissione “Non è la d’Urso” affinché l’anziana donna possa ottenere il sigillo della sua integrità psico-fisica. L’uomo, che ha denunciato i possibili reati compiuti da ignoti a danno di madre e sorella, viene indagato per simulazione di reato.
Il nostro ricorrente/denunciante ha ottenuto in data odierna la copia del fascicolo che lo vuole indagato per simulazione di reato. Estrapolandolo dal carteggio, proponiamo il seguito del racconto mettendo a fuoco uno dei personaggi chiave coinvolti. Solo per dovere di cronaca va precisato che le lamentele che la vecchia inoltra al suo confidente, e che lui riferisce in questa sede, per i pochi soldi che riceve dal figlio, sono un frutto malato della sua mente. Da sempre ha ricevuto dal figlio tutto il denaro richiesto, poi speso o regalato senza che mai qualcuno le mettesse dei limiti. Riteniamo che la figura più inquietante dell’intera storia sia il medico curante delle donne. È bizzaro che nel corso dell’interrogatorio si premuri di sottolineale che l’11 giugno 2020 ha rilasciato un certificato con l’autorizzazione della paziente. E’ anche grazie al comportamento ondivago del professionista che il nostro personaggio si è tramutato agli occhi di altri in un soggetto sospettabile. Di seguito ne riportiamo quasi per intero le risposte date al M.M. xxx dei Carabinieri il 4 settembre 2020. Secondo il nostro punto di vista tutte le risposte eludono sostanzialmente le domande. La cosa da stigmatizzare nel corso dell’incontro è che per la circostanza nessuno fa al medico la domanda più ovvia: “Perché lei dottore il giorno 11 giugno 2020 ha scritto di suo pugno due richieste di visite (psichiatrica e geriatrica) per la sua paziente novantunenne e poi il 21 luglio 2020 ha rilasciato alla nipote della vecchia un certificato che la dichiarava capace d’intendere e di volere, certificato usato il giorno successivo per farle firmare una procura ad un avvocato, mettendo in grave difficoltà il figlio della donna che, fidandosi anche delle sue richieste allegate alla pratica, aveva depositato istanza per la sua amministrazione di sostegno?”.
Ecco le domande fatte e le risposte date. DOMANDA dei Carabinieri: Ci conferma di essere medico curante di xxx e di xxx? RISPOSTA del medico: Si. DOMANDA dei Carabinieri: Ci riferisce sulle condizioni di salute generale delle predette, se siano invalide certificate, se le stesse siano in grado di intendere e volere ovvero se siano in grado di fornire informazioni a questo Comando e se possono essere manipolate, raggirate, plagiate ovvero indotte a farsi consegnare denaro o altri valori da terze persone? RISPOSTA del medico: Da circa cinque anni seguo le due signore e forse la xxx anche da più anni. La signora xxx soffre di xxx che abbisogna di assistenza per adempiere alle normali funzioni quotidiane della vita, in particolare… . La stessa da qualche anno vive con la madre xxx che aimè pure lei soffre di cardiopatia scompensata e grave artrosi alle anche ed alle ginocchia che compromettono la deambulazione. xxx a mio parere è capace d’intendere e di volere in quanto segue la figlia… e nell’assunzione della terapia. Inoltre anche lei xxx assume la sua terapia regolarmente autonomamente senza aiuto alcuno… . DOMANDA dei Carabinieri: Le risulta se le due donne abbiano visite di altre persone e se abbiano avuto mai confidenze in merito a consegne o vendite di beni, denaro, gioielli o valori da parte delle due donne in questione? RISPOSTA del medico: Ogni tanto per darle una mano so che va una loro nipote xxx che si occupa delle pulizie domestiche e qualche volta l’ho vista in casa. Lei si occupa anche di prendere le ricette nel mio studio. La signora xxx è ipoacustica, molto depressa e piange sempre e riferisce la sua disperazione alla situazione familiare che sta vivendo e dai colloqui che intraprende con me emerge un pensiero prevalente che è quello del rapporto con il figlio xxx e del fatto che non riceverebbe risorse economiche a sufficienza per le sue esigenze. DOMANDA dei Carabinieri: Riconosce i due certificati medici a sua firma che le esibiamo datati rispettivamente 11/6/2020 e 21/7/2020 e chi glieli ha richiesti? RISPOSTA del medico: Il primo dell’11/6/2020 ricordo mi ritrovavo a casa di xxx e c’era anche il figlio xxx ed io ho redatto quel certificato che riguardava la salute fisica della paziente con il consenso della signora xxx. Il secondo del 21/7/2020 l’ho redatto in studio visto l’impossibilità di deambulare di xxx in occasione della prescrizione di alcune ricette per la signora xxx ritirate dalla nipote xxx alla quale è stato chiesto da xxx di chiedermi una certificazione questa volta con l’aggiunta della capacità di intendere e di volere. Io sottoscritto, visitando la paziente xxx una o due volte al mese, ero perfettamente consapevole delle condizioni psicofisiche della stessa, per cui ho redatto detto certificato rilasciandolo alla nipote suddetta.
Da quanto si legge agli atti, durante le indagini condotte dal P.M., al medico non è stato consentito di chiarire le ragioni del suo diacronico certificare. L’11 giugno 2020 il medico ha ritenuto “normale” che la sua paziente avesse alienato un sacchetto di preziosi perché, secondo quanto affermava la stessa, il figlio non le forniva denaro a sufficienza. Non ha battuto ciglia sui saltuari sbarramenti dell’anziana donna, che hanno impedito anche l’ingresso del figlio in casa. Non si è scomposto sapendo che per un breve periodo ha fatto persino cambiare la serratura dell’abitazione. Non ha eccepito sul fatto che la vecchia ha accusato l’unico suo nipote di aver rubato della roba alla propria figlia, roba che invece lei stessa aveva regalato ad altri. Con ammirevole sensibilità, l’11 giugno 2020, il medico ha preferito delegare agli specialisti dei rispettivi rami le diagnosi psichiatriche e geriatriche sulla sua paziente, predisponendo di suo pugno gli appositi moduli. A distanza di pochi giorni, il 21 luglio 2020, il medico ha cambiato idea ed ha certificato ad una nipote della novantunenne la sua capacità d’intendere e di volere. Dunque il punto interrogativo sul certificare/richiedere del medico rimane lì, come un macigno, senza risposte, con i due moduli da lui riempiti depositati nella cancelleria del G.T. Gli altri due attori inseritisi nelle traversie familiari, l’avvocato ingaggiato dall’anziana donna e la sua improvvisata “badante”, appaiono di certo molto più comprensibili. L’avvocato, ovviamente pagato, pur senza aver mai scritto una sola riga in tribunale, convitato di pietra, dirige le azioni e le inazioni della sua “cliente”. Tra i suoi successi lascia annoverare il divieto fatto alla vecchia di firmare una procura generale al figlio. In tal modo, visto che la donna è restia da sempre a sottoscrivere qualunque documento la riguardi, tra le altre cose, riesce anche a causare il blocco dell’erogazione della sua pensione (blocco ancora operativo!).
Al di là dei “si dice”, il figlio della vecchia non può amministrarla e non ha il potere di firmare per lei, quindi non può ripristinare tale erogazione. Nella deposizione fatta ai C.C. dalla novella “badante” dell’anziana disabile, quella che, tra l’altro, si è fatta carico di vendere per suo conto una quantità imprecisata di gioielli di famiglia, la stessa asserisce che il ricorrente/denunciante ha abbandonato le congiunte dal mese di giugno 2020. La signora sembra aver dimenticato che l’uomo, prima della sua provvidenziale comparsa, non disunita da quella dell’avvocato prima citato, provvedeva quotidianamente e personalmente da molti anni a tutti i bisogni delle congiunte. La signora sembra dimenticare che l’uomo da lei accusato, durante il periodo di lockdown, è stato più volte lasciato fuori dalla porta di casa dalla madre (e non si sa perché). La signora sembra dimenticare che alle ore 13,16 del 13 giugno 2020 ha ricevuto dall’uomo un preoccupato messaggio sul suo cellulare per l’ennesimo sbarramento della vecchia in casa, tanto che aveva dovuto introdurre attraverso le fessure delle persiane di una camera dell’abitazione la pizza acquistata poco prima per la sorella. La signora sembra dimenticare il suo stupore quando, reclamando (a quale titolo?) per il prelievo fatto il 6 maggio 2019 dal congiunto sul libretto postale cointestato a madre e figlia, ha saputo della ricevuta giustificativa lasciata nel libretto ed ha avuto contezza che dal denaro (pur lecitamente prelevato un anno prima) non mancava neanche un euro. La signora sembra dimenticare che il pluriennale sacrificio dell’uomo a favore della madre e della sorella non è stato mai remunerato, mentre il suo recente e disinteressato impegno, in favore delle donne disabili conviventi, è premiato quanto meno dal regalo di dieci euro all’ora. La signora sembra dimenticare che il 10 giugno 2020, davanti al notaio xxx ed al suo collaboratore xxx, è stata lei a dissuadere la zia dal firmare la procura generale al figlio asserendo che stavano in attesa di un avvocato per risolvere i problemi della vecchia. Problemi che non sono stati minimamente risolti per l’assenza di una procura generale, ma bensì si sono pesantemente aggravati.